gamibu

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giovedì 20 dicembre 2012

interruttori

sveglia col mal di testa.freddo, ancora freddo. senso di oppressione, sogni che si rincorrono, bisogno di sole, di caldo. di casa? ho già dimenticato una voce. è bastata una settimana, e leggendo le chat non riesco più a ricostruire una voce.
troppe cose da fare, troppo poco tempo per condividere.frammenti di vite che mi scivolano accanto. volti che rivedrò tra mesi. mesi?

no, a me il natale non mi mette di buon umore. mi lascia solo un vago senso di ansia da to do incompleta.e un senso di mancanza. perchè mi manca sempre chi non c'è e non godo mai di chi c'è?

eppure non sto male. solo ho bisogno di stabilità, tranquillità.
non ho voglia di saluti, auguri, buoni sentimenti.
ho voglia di una vita vera, finalmente in cui io mi senta al posto giusto.
sono sempre un po' fuori luogo.

mi chiedono la prossima meta e mi fanno sognare. eppure so che-qualunque sia, anche quella che spero- piangerò.

non ho mai i tempo di chiamare davvero un luogo casa. ho sempre troppo tempo per non chiamarlo.
così poco da non imparare tutti gli interruttori dell'appartamento, abbastanza per sapermi muovere al buio.

forse è una metafora di come sono. conosco meglio il buio della luce. o forse semplicemente, gli interruttori sono sempre contro-intuitivi.

mercoledì 12 dicembre 2012

partire

pochi giorni fa un'amica mi spiegava che ogni volta che parte da qui è un po' come se partisse definitivamente. quando torna, infatti, cambia tutto..abitudini, persone con cui esce, cose che fa.
non sa spiegare se è la città che è in eterno movimento o è lei a essere irrequieta.

questo pensiero, questa visione, mi ha destabilizzato. condividiamo tutto il nostro tempo qui. siamo 3. vite diverse, esigenze diverse, ma non passa giorno senza una chiacchiera, un caffè, un giro.

io sono la prima a partire, domattina molto presto. poi parte un'altra che però non tornerà per 2 mesi; per ultima lei.

ecco, magari è sciocco, ma se lei non avesse parlato avrei avuto meno questa sensazione che oggi sia una fine.
invece, con lei che ci ha messo il carico, mi sento davvero come se dicessi addio.
e mi sono persa per strada la voglia di tornare.
sento tutto, non so, così definitivo.
ma tra due settimane io sarò di nuovo qui. e se lei nel frattempo non avrà cambiato idea, beh io la aspetterò al solito corso in palestra.

però questo senso di precarietà, questo sradicamento..beh fa male..
si, oggi non è un buon giorno per partire.



domenica 9 dicembre 2012

families and friends

quand'ero liceale adoravo il telefilm friends. soprattutto adoravo il fatto che esistesse un gruppo ristretto di amici che era una sorta di famiglia. famiglia scelta, selezionata, basata su legami non di sangue ma di affinità. ne sentivo la mancanza.

ho dovuto attendere molti anni, cambiare svariati paesi, finire in questo posto assurdo per sentirmi davvero, finalemnte, una protagonista di friends.
il che non toglie nulla agli amici, quelli veri, che sono distanti e che mi mancano ogni giorno; ne alla mia famiglia, che le radici sono importanti e se le tagli perdi un po' di te, perciò le mie sono solo tese sopra il mare, ma casa è sempre casa, mamma è mamma e tornare è sempre bitter-sweet.

ma ieri, con la musica di natale, un grande albero da addobbare, la prima decorazione di una non-nipotina da fotografare, una tavola imbandita, che ognuno porta qualcosa, e 7 persone 1/2 intorno ad un tavolo quadrato, qualcuno ha affermato "questa è la famiglia".

e io ho sentito che era vero. in quel momento, in quel contesto. in questo mondo, fuori dal mondo, queste persone sono la mia famiglia.

e finalmente so anch'io cosa vuol dire vivere dentro friends.
sentire quel calore che solo le alchimie di un paese lontano dalla realtà, eppure così reale possono creare. quel bisogno di legami, quel piacere dei legami, quegli incastri così precisi, che sembrano impossibili. forse succede solo nella distanza. forse solo qui.
non importa, ora, adesso, intorno a questo parco, nelle case a turno, nella palestra e sul campo da tennis, nelle fughe dagli impegni ufficiali..noi siamo.


domenica 2 dicembre 2012

day after-day off

ieri sera la mia prima festa di natale..nel senso che per la prima volta l'ho organizzata io a casa mia.. in ambiente diplomatico si chiama "apertura", la prima festa pseudoufficiale in cui si inaugura una casa una volta giunti in un nuovo paese..
mi affascina questo mondo che sto scoprendo..anche se vedo un sacco di contro. li vedo nell'ignorarsi di due persone che mi piacciono , nei loro mariti che si girano alla larga, nella tensione alla base del collo e nei sorrisi superficiali.

e questo ieri sera mi ha un po' rovinato l'atmosfera, mi sento un po' incastrata in una situazione che non mi riguarda. e se dovessi scegliere lo farei,a malincuore ma lo farei. e spero che non me lo chiedano mai. e però alla fin fine forse sarebbe più facile..

e poi oggi mi sono data un day off. dalla tesi, dallo studio e dallo stress. avrei solo voluto che il mio amore potesse prenderselo con me. ma anche così cerco di godermelo il più possibile come se fossi a casa, e fosse inverno e fosse freddo.. come se fosse, ma non è. perchè una festa di natale col condizionatore acceso ti fa capire che c'è qualcosa di strano nell'aria..


domenica 25 novembre 2012

shame on me

quand'ero al liceo mi vergognavo di quell'unico bisnonno ancora vivo che aveva visto la guerra, troppo vecchio per farla, ma mai schierato. nè partigiano, nè fascista. un qualunquista. uno che pensava solo al suo interesse. quel nonno piccolo borghese, io lo rifiutavo. sognavo rivoluzioni e il terzo mondo, avevo il poster di Che Guevara in camera e mi infiammavo per le ingiustizie di paesi più o meno lontani. pensavo che se avessi avuto l'occasione di vivere in un posto o in un periodo in cui si lottava per la libertà e la giustizia, sarei stata in piazza, senza paura, perchè nulla è più giusto di combattere per degli ideali e dei valori così alti.

oggi vivo in un paese che lotta per quegli ideali. o almeno sembra. diciamo che chi è piazza è guidato dagli ideali, ma ho forte le sensazione che dietro ci siano eminenze grigie e poteri oscuri più forti che guidano come burattini questi ragazzi carne da macello.

oggi potrei scendere in piazza (potrei? non saprei se mi accetterebbero in realtà) e invece sto rintanata nel mio quartiere da expat aspettando che l'ondata passi, controllando i rischi che corro, declinando inviti a cena che prevedono spostamenti e rinunciando persino al voto perchè l'unico posto dove è possibile qui, è nel cuore della zona rossa.

e un po' mi vergogno. nonostante abbia molte spiegazioni sagge e razionali, so che sto tradendo la me stessa terzomondista del liceo, quella della piazza, quella antifascista e radicale. lei mi guarderebbe schifata e si chiederebbe chi è quella piccoloborghese che esce a cena in ristoranti da stranieri mentre in piazza i ragazzi lottano. e forse neppure si chiederebbe perchè lo fa. ma io me lo chiedo. e la risposta è ancora più triste. perchè c'è paura. e c'è indifferenza.

io che bruciavo del fuoco sacro degli ideali, ora mi accontento di sperare per loro che vincano. e di sperare per me che non mi tocchi scappare dal paese.

e non so come giustificarmi. ma sento un distacco per la loro lotta che mi spaventa.  e le parole di quella canzone che cantavamo contro tutte le guerre ingiuste sono solo un'eco spenta nella mia memoria.


Sólo le pido a Dios
que el dolor no me sea indiferente,
que la reseca muerte no me encuentre
vacío y solo sin haber hecho lo suficiente.

Sólo le pido a Dios
que lo injusto no me sea indiferente,
que no me abofeteen la otra mejilla
después que una garra me arañó esta suerte.

Sólo le pido a Dios
que la guerra no me sea indiferente,
es un monstruo grande y pisa fuerte
toda la pobre inocencia de la gente.

Sólo le pido a Dios
que el engaño no me sea indiferente
si un traidor puede más que unos cuantos,
que esos cuantos no lo olviden fácilmente.

Sólo le pido a Dios
que el futuro no me sea indiferente,
desahuciado está el que tiene que marchar
a vivir una cultura diferente.

sabato 24 novembre 2012

imparzialità

ho sbagliato. ma lo dico con una certa serenità.

mi sento in una versione edulcorata di romeo e giulietta.
nella bella ...dove si svolge la nostra scena, ci sono due famiglie rivali. e io sono mercuzio, più o meno, nel mezzo. ma vorrei evitare di farne la fine..
il paragone non è del tutto fuori luogo, visto che tra i pomi della discordia c'è una serata a teatro.

insomma non sono stata capace di restare davvero in mezzo, come mi ero promessa. non sono stata capace di tacere, come mio solito..per protagonismo, per bisogno di sentirmi importante, di sfogare una frustrazione, di rassicurare.

ma così ho sporcato uno dei due rapporti, per forza, l'ho sporcato di silenzi, che ancora avrei potuto perdornarmi, e di bugie, che avrei potuto tollerare, di giudizi, e questi ultimi sono stati troppo.

sono andata a letto con la sensazione fastidiosa di aver bevuto troppo, la voglia di aver tenuto chiuso la bocca, e una rabbia sottile verso la romeo che mi ha "costretto" a schierarmi in sua difesa, con la certezza che come mercuzio sarei "morta" maledicendo entrambe le famiglie.

mi sono svegliata consapevole che ne' romeo ne' giulietta hanno alcuna responsabilità nelle mie eccessive chiacchiere e un fastidio tutto mio per non aver saputo essere imparziale, che non significa neutrale come la svizzera, ma equilibrata in me stessa e con loro.

adesso lo sforzo è recuperare questa posizione più autentica non da zero ma da meno tot, e mantenerla. perchè schierarsi è molto più facile, ma anche molto più sciocco, se non si vede il torto e non lo si subisce.
e io non voglio ne' riappacificarle, che è storia loro, ma neppure perderle per goffaggine o parzialità.
e allora combatto contro la strada più facile e cerco di restare imparziale


martedì 20 novembre 2012

forte di fragilità

alla fine del mare ho trovato uno spirito forte e fragile. chiuso ma aperto. sognatore e cinico.

mi sono specchiata in questo spirito. ho provato, io sempre timorosa dei giudizi, a guidare le sue parole in un sentiero fatto solo delle mie.
ho lasciato che trasparissero le mie ansie, le mie insicurezze, le mie difficoltà, perchè si sentisse a suo agio a parlare delle sue.

ho cercato di spianarle la strada, perchè si sentisse al sicuro, al di là dei giudizi e delle convenzioni.

ho condiviso e mi sono confrontata.

è uno spirito nuovo con cui invento una relazione diversa da tutte le altre. ma non è sempre così? non sono forse io stessa diversa ogni volta? diversa e uguale. uguale a me stessa, diversa dall'idea preconcetta che avevo di me.

spero che la mano tesa abbia aiutato chi, per un momento, si è sentita smarrita.

e mi sono sentita forte delle mie fragilità.
e mai come ieri ho sentito quello che mi diceva la psico prima di chiudere la terapia. lei che mi diceva che ci sarebbe stata sempre, risuonando dentro di me, nelle mie parole e nei miei gesti.
ho passato alcuni mesi- mesi che non ho contato- a scuotere la testa e a pensare che fossero solo parole per addolcire un addio. ieri invece l'ho trovata. ironica e dolce, irriverente e rassicurante.

aveva ragione lei.

lei che sapeva che ci sarebbe stata. io che sono contenta di essermi potuta ricredere.


domenica 11 novembre 2012

diplomazia

non so se dio se ne sia scordato o non rientrasse proprio nel mio patrimonio genetico, ma io sono totalmente sprovvista di diplomazia. e dirò di più, la diplomazia mi irrita.

questo non significa che abbia la tendenza a passare come un caterpillar sui sentimenti altrui, ma più frequento alcune persone dell'ambiente diplomatico e più mi accorgo che risulto goffa e casinista accanto a loro. insomma, io dico quello che penso, anche le parolacce; sono ironica e a volte anche sarcastisca; non conosco l'etichetta e per me invitare a casa per due spaghi, di solito significa che faccio due spaghi e chi c'è c'è.

soprattutto sono distante anni luce dal meccanismo perverso del se inviti tizio, devi invitare caio ma non sempronio e se sempronio ti invita resta sul vago con caio ma di a tizio che sempronio ti ha invitato ma che non l'hai detto a caio..

vi è già venuto mal di testa? a me si, e pure una discreta nausea..

insomma, se tutti ci dicessimo le cose come stanno non sarebbe più facile? se io invitassi chi mi pare non sarei più felice? se uno non mi vuole invitare e gli altri dicessero candidamente dove vanno non eviteremmo imbarazzi da terza elementare?
insomma io ci ho lavorato 5 anni con la psico per accettare un "rifiuto" e se ora ci riesco- anche se non con tutti, lo ammetto- perchè gli altri vanno in paranoia al mio posto?

non so è che tutte ste seghe mentali mi tirano fuori l'ottavo di sangue bergamasco e mi parte un "ma va a cagher" (che però mi sa che è lombardo più che bergamasco)..

poi respiro e mi dico che poverini, sono davvero in una situazione allucinante  a vivere così e allora lascio correre, lascio organizzare a loro, lascio che decidano chi si chi no e chi forse.
tanto a me cambia poco, mi sbatto meno e non mi rovino il fegato..


martedì 6 novembre 2012

metti una sera a cena fuori..

a volte la vita ti riporta sensazioni e odori di altri giorni.
entro nella casa e la prima cosa che mi dicono è di togliere le scarpe.
entro in sala, una strana casa che ricorda quelle degli studenti. sulla tavola, piatti esotici mai assaggiati, intorno persone di ogni nazionalità, con storie assurde alle spalle. sento racconti che non sentivo dai tempi di londra, oltre dieci anni fa. vite incrociate e percorsi tortuosi per finire tutti intorno a questo tavolo.
la storia più banale, la mia. intorno scelte al limite del paradossale, incomprensibili, ma belle.
dopo cena, una chitarra, canzoni in tutte le lingue: una nenia per bambini in coreano, voci calde sudamericane, ballate da provincia americana, suoni arabi.

si beve rigorosamente analcolico, si mangia brigadeiro. si chiacchiera in ogni lingua.
casa spartana, freddo tecnologico, caldo di umanità.

mi ritrovo in una soffitta londinese, scalza, ad ascoltare un brasiliano cantare la sua saudade. mi ritrovo nei collettivi studenteschi fino a tarda notte, mi ritrovo a dibattere di politica e cultura e sociale.

e mi trovo e non mi trovo.
io con le mie scarpe col tacco, la mia camicia di seta e le collane brillanti. e mi dicono che sembro un'artista. strana idea di artista italiana hanno da queste parti.

mi trovo e non mi trovo.
vorrei dire mi trovo ma non sarei sincera. posso dire così sono stata. ma non sono più. e allora sento una specie di agitazione alla bocca bocca dello stomaco, misto di disagio e partecipazione, vorrei ma.

però sento anche un caldo dolce e un po' di nostalgia.
sono vite non vissute che mi scivolano accanto.
sono vite non mie.
sono vite che vale la pena di incrociare.

domenica 4 novembre 2012

respirare

settimana sballata col weekend che inizia di mercoledì sera e finisce domenica alle 2. e no, non sono andata via, ma è arrivata la teenager che mi tiene compagnia in qualche pezzo di vita.

ed è andata bene, anche se mi sono trovata sprovvista di pc, connessione e intimità.
ma ora che è partita con la sua valigia, le sue risate, i suoi libri di scuola e le stupidate, la casa è super silenziosa.

ho chiuso la porta ho sospirato di soddisfazione -silenzio, ordine, pc di nuovo mio- e poi ho sospirato di tristezza..

e va beh sarà l'eccesso di silenzio. ma adesso mi riabituo..

riapro i libri e torno a me..però mi mancheranno i discorsi sconclusionati davanti a un caffè e le sue chat interminabili di cui racconta spizzichi.

nel frattempo la settimana è scivolata via, due sere fuori e molto studio sono in lista per la settimana che viene, ma soprattutto -se possibile- meno vita sociale.
ho bisogno di un libro, un lenzuolo -che qui il piumone è impensabile- e chiacchiere sul divano solo io e lui.

che me la godo un sacco la vita sociale, ma ogno tanto bisogna pure fermarsi a respirare..

lunedì 29 ottobre 2012

futuri splendenti

la mia vita sta prendendo una piega strana. i giorni sfuggono via veloci, il tempo si liquefa tra le mani, le cose da fare troppe, le persone da vedere tante, tutte interessanti, lo studio latita un po' (ma ho spedito il primo capitolo della tesi, perciò giubilo).

ieri sera a cena si parlava di quanto si rimarrà qui. è un argomento che va per la maggiore tra gli expat, un po' perchè la nostra è vita precaria, un po' perchè questa destinazione non rientra esattamente nella top ten delle più ambite.

scenari differenti, ognuno coi suoi obiettivi, ma tutti accumunati dalla voglia di cambiamento.. io sono l'ultima arrivata. non so quanto rimarrò qui, ma di sicuro non ho prospettive a breve periodo di andarmene.
eppure intorno al tavolo, con una bottiglia di contrabbando in mezzo, si immaginano vite diverse, sapendo che ci vedranno tutti separati. e un momento di tristezza mi coglie.
non posso dire di essermi innamorata di questo posto, ma sono qui da poco e già ho un sacco di conoscenti, persone con cui condividere gioie e fatiche della vita da expat.
e mi chiedo: ci fermeremo mai? ci sarà un posto da chiamare casa, finalmente, alla fine?
saremo mai soddisfatti e vorremo fermarci?

tante domande insieme al senso di precarietà e alla voglia di sentire che ogni posto da' qualcosa, non è solo una tappa da consumare in fretta, ma un pezzo di me da preservare.

sono combattuta. vorrei stabilità, vorrei che queste giornate al parco continuassero per sempre, pigri giorni tra un caffè, una partita a tennis da guardare, un pranzo veloce, un po' di palestra e tante chiacchiere. che queste sere di parole, vino e pasta fossero un punto fermo nella mia vita. eppure sentendo gli altri scalpitare, immagino anch'io, pondero il domani.

e poi-in un attimo di epifania- mi chiedo: ma sarà mai migliore di così? di ora, che immaginiamo, tutti insieme, futuri più splendenti?

non è che il meglio in fondo sia nell'immaginare i domani, più che viverli?

mercoledì 24 ottobre 2012

parole, parole, parole

certe volte mi sembra davvero che il mio mondo sia fatto solo di parole.

il dizionario dei sinonimi e contrari cesella e rifinisce le prime pagine della tesi
telefonate, whatsapp, skype riempiono le distanze e i silenzi
libri accompagnano il mio tempo
musica riempie le mie orecchie
pensieri frastornano la mia mente

oddio, mi sento invasa dalle parole, sono ovunque: nel dovere, nel piacere, negli impegni, nel tempo libero, scritte, lette, ascoltate, pensate.

vorrei liberarmene per un po', io che le ho sempre vissute come massime alleate, l'unica differenza tra noi e gli animali, il modo di esprimere e di sentire tipico di una società celebrale e comunicativa, ma così evoluta da perdere il contatto con quello che è atavico e vero.

le amo, le parole, ma come un amante ossessivo e simbiotico, a volte mi lasciano il desiderio di pace, finalmente, oltre la loro invasiva presenza.

silenzio, mente vuota, attività fisica primordiale, correre, saltare, o anche solo respirare con lo yoga, concentrarmi su qualcosa che mi astragga dalle parole.

e invece scrivo altre parole, perchè ho disimparato a sentire e comunicare coi gesti e con l'anima.
tacendo alla fine, anche solo per un minuto di silenzio fuori e dentro me.

martedì 16 ottobre 2012

e alla fine del tunnel..

arriva il treno!

pensavo di essere la dritta della situazione con la tesi, 2 giorni e ho già scritto più di 10 pagine.. e mi chiedevo un po' supponente..ma com'è che online ho trovato che si scrivono in media due pagine al giorno?? ma allora io sono wonderwoman.

ma dopo questa prima botta di autostima, mi vengono i dubbi che forse non ho capito tanto bene.. il prof vuole note, ma io copio e incollo citazioni..ahi ahi, vuoi vedere che non ho capito???

e allora scendo dall'olimpo dei tesisti e umilmente chiedo alla fonte..che conferma che la tesi non è un patchwork di parole altrui..ok potevo arrivarci da sola, in effetti è fin troppo facile così..

e adesso da +11 a 0 pagine scritte, il tonfo si sente.

ma come diceva la cara rossella, domani è un altro giorno. e speriamo che vada meglio!

sabato 13 ottobre 2012

tendere le braccia

a volte succedono delle cose che sono così assurde, così commoventi, così folli che per un momento ti chiedi se sei finita in un film, se stai sognando o se sei sveglio, se sei caduto nel paese delle meraviglie.

a volte ti chiedi dov'è il confine tra disperazione e vita, tra amore e follia.
a volte vorresti solo tendere le braccia e dire si.
e allora ringrazi il raziocinio, la legge e le regole perchè ti stanno fermando.
ma quelle braccia che cadono lungo i fianchi bruciano e fanno male.

sento l'energia e l'adrenalina che corrono a mille nelle mie vene. ripercorro parole e azioni tante di quelle volte da confondere realtà e fantasia.
mi chiedo perchè e non trovo risposte. mi chiedo se esistevano scenari diversi, opzioni diverse. mi tranquillizzo dicendo no. ma non sono davvero tranquilla.

mi sembra che la testa mi scoppi a furia di domande senza risposta.

esiste sempre davvero un modo giusto di fare le cose? oppure esistono situazioni dove è impossibile fare le cose in un modo giusto e allora puoi solo provare a non farti troppo male, a non farlo ad altri.

a volte la vita è così intricata che bisogna solo abbandonare l'idea di giusto e sbagliato e vivere.

ma sono anche le volte in cui la disperazione può portare a distruggere tutto, lasciando solo schegge di cristallo che tagliano, fili spezzati, dolore.

guardo occhi disperati e mi sento partecipe e molto distante.
basterebbe allungare le mani per alleviare tanto dolore.
ed è l'unica cosa che non posso fare.
uso parole rassicuranti, dolci, blandisco un dolore, in equilibrio sul baratro cerco di spiare l'abisso altrui per salvare, pregando di non aver  spinto.
alla fine, cinicamente come diceva una mia conoscenza: "stanotte io dormirò lo stesso".
vorrei non fosse così, vorrei non essere quel tipo di persona, ma le belle parole, la saggezza e la razionalità dall'alto del mio piedistallo di occidentale protetta dalle leggi e dal benessere mi rende ipocrita, mi rende falsa.

forse aiuterò una persona. forse. ma non potrò mai scordare che non ho teso le braccia. e che ci saranno molte altre vite, che scorrono parallele alla mia che non tenterò neppure di aiutare.

una goccia in un oceano. e io, che non ho teso le braccia.

venerdì 12 ottobre 2012

something is wrong

se mi sveglio due mattine su due in preda agli incubi.occhi sbarrati e brivido giù per la schiena..
e non so perchè, visto che le mie giornate scorrono placide e veloci.. scrivo, studio, vado in palestra, chiacchiero al bar, organizzo cene..
ma è ovvio che qualcosa mi sfugge se poi la notte mi perdo in labirinti bui e spaventosi, se sogno paure, volti dimenticati, cattiverie passate, paure nuove.

e non so cos'è che agita il mio cuore. e non basta sudare per scacciare via quella sensazione di pericolo imminente, di apocalisse.

caffè, sigaretta, respiro, giro veloce in internet, perchè i gesti quotidiani ricoprano come uno strato di zucchero a velo qesta angoscia senza nome.
indosso una maschera, tra pochi minuti dimenticherò. almeno fino alla prossima notte.

martedì 9 ottobre 2012

in advance. a lot in advance

oggi per la prima volta ho fatto i conti su quanti mesi mancano a partire a una nuova amica e ho capito che ne sentirò la mancanza.


domenica 7 ottobre 2012

smalto scheggiato

tazzina del caffè vuota, libri per la tesi sparsi, bottiglia d'acqua -evian, alla faccia del km zero- smalto scheggiato, sogni confusi, stanchezza, voglia di letto ma anche mal di testa da troppo sonno.

pensieri in loop, sarà l'età? paure e speranze.
nuove amicizie tra un succo di melone e una passeggiata con cane -altrui-
tentativi falliti di concentrarsi sullo studio.
tentativi falliti di iniziare una dieta.
non so più dove ho messo il foulard per il vestito di stasera, che qui è sempre meglio coprire le spalle. e poi devo ritoccare lo smalto.
tentativi falliti di iscrivermi in palestra. ma ce la farò a un certo punto.

tentativi?

poi però anche se ci sono ancora 35 gradi e ho l'aria condizionata accesa mi viene da pensare al natale. e ho voglia di neve.
e sorrido, perchè ieri ero in riva al mare ed era estate, e la neve qui non esiste. e allora dovrò tornare a casa per ritrovarla. ma quest'estate infinita e sospesa mi fa sembrare l'inverno un concetto astratto.
mi sembra di essere caduta in un vacuum temporale. forse qui non invecchierò mai. forse non crescerò mai. o forse semplicemente non me accorgerò. anche perchè di specchi in casa ce ne sono pochi.

domenica 30 settembre 2012

nordovest-est-sudest

10 giorni, 4 città, climi diversi, lingue diverse, persone diverse, un milione di emozioni.

sono rientrata stanotte molto tardi o forse molto presto, dipende dai punti di vista. il gatto ha miagolato un lungo benvenuti. ho gli occhi pieni di posti che chiamo, ho chiamato casa. ho gli occhi pieni di amici che parlano lingue differenti, di abbracci a temperature e intensità variabili.

ho stretto mani, toccato braccia, accarezzato teste, baciato guance, salutato con gli occhi umidi e con un enorme sorriso quella che è un'enorme famiglia dispersa. ho passato giorni a prendermela con il poco tempo che avevo, avrei voluto fare di più, ascoltare di più, parlare di più, abbracciare più forte per comunicare tutto l'amore che scivola in rivoli come oceano raccolto tra le mani.

ho incasinato lingue, sbagliato parole e accenti ma sono stata capita perchè chi ascoltava voleva capire. ho chiesto di ripetere le stesse poche parole finchè non sono state chiare e i desideri esauditi.

mischio tutto nella memoria: un macrobiotico con anima, un giro in centro con la lunga, un pranzo di famiglia dove per la gioia ci dimentichiamo di mangiare, una pizza con gli amici, una pasta improvvisata dai vicini, un aperitivo in piedi, una colazione come ai vecchi tempi, chili di pasta che non bastano mai.

chissà perchè l'essenza della socialità umana resta sempre il cibo.. l'evoluzione, la modernità, il consumismo non hanno potuto cancellare il senso profondo del nutrire, del condividere.

lo vedo nelle 30 paia di occhi che ti sorrido sopra un piatto di "paste". occhi bambini che nel cibo vedono affetto negato e poi reso. lo vedo nel gesto di mia madre di dare a noi figlie sempre una fetta di carne più grande. e lo vedo anche nel gesto di un amico che offre il suo dolce perchè è troppo buono per non assaggiarlo.

in ogni paese, in ogni cultura abbiamo bisogno di condivere quel poco o tanto che abbiamo per non essere soli, per essere qualcosa, per avere un senso.

ecco, 10 giorni pieni di senso. pieni di vita. pieni.

ora ho bisogno di calmare il cuore e ricomporre il puzzle che ho dentro.

giovedì 20 settembre 2012

stupore

da quando sono arrivata più o meno 24 h fa, è stato un ottovolante di emozioni, abbracci e cose da fare.. adesso mi fermo un momento, più o meno 18 h di calma (?) e poi mi butto nel turbine amici e parentame. ma ora sono fuggita, mini fuga romantica, io, la macchina e le mie colline. che superata con successo la parte burocratica, ma dovevo aspettarmelo visto che qui tutto funziona al 110%, posso dire che mi sento bene.

questo è il mio rifugio, questa la terra a cui sono legata. tutt'a un tratto vivo un acuto momento di nostalgia. un piccolo inutile dolore perchè la lascio di nuovo.. dalle strade polverose e caldissime al di là del mare, anche il suo ricordo era soffocato, come impolverato e sbiadito. poi arrivo qui, temperatura mattutina freddina - e chi se le ricordava più certe mattine di inizio autunno- cielo azzurrissimo con nuvolette che sembrano zucchero filato e prati verdi, ma un verde che brilla.

a pranzo ho mangiato un'insalata. e devo dirlo: qui l'insalata è più buona, no, ma davvero, mi ha stupito, non me la ricordavo così buona. e anche i pomodori.

non sono attaccata al paese in cui sono nata. sono felice di viaggiare e vivere altri posti. forse per questo sono così stupita. d'altronde questa non è propriamente casa mia.

e adesso mi godo questo spettacolo..ho come la sensazione di essere vicinissima a capire qualcosa di importante, tipo il senso di pienezza o il segreto della felicità, ma sento che mi sfugge, come se mancasse un pezzetto o scivolasse via troppo veloce.

mi stupisco di quanto le cose possano essere rimaste uguali eppure così lontane e diverse nei miei ricordi.

mi godo le mie colline, mi dedico un minuto di stupore e malinconia.

non so definire quello che sento.. è che in questo istante mi sembra di aver finalmente capito il senso della parola casa.

martedì 18 settembre 2012

casa e pezzi di me

è strano, sono qui da poco pù di un mese, eppure, anche se non riesco ancora a definire cosa provo per questa città, è già diventata casa. mi è entrata sotto pelle, insieme allo smog, la respiro con l'aria calda, mi culla col suo frastuono e la sua lingua incomprensibile.

valigia quasi finita, biglietti stampati, impermeabile (?) all'entrata, scarpe chiuse pronte. domattina volo a casa (?) e ci resto per un po'. rivedo tutti, ma proprio tutti quelli che posso, dormirò pochissimo, correrò un sacco, mi stancherò.

e tornerò qui con la valigia piena di cibo -eh si, come una vera immigrante- e di ricordi.

eppure credo che tornerò sapendo che questa è casa. anche questa lo è.

ed è strano, mi confonde. ogni volta che parto lascio pezzi di me. ogni posto che ho amato nasconde un horcrux. non so che ne sarà della mia anima, se un giorno andrò alla loro ricerca o se va bene così, forse è davvero un modo per essere un po' immortale..

domenica 16 settembre 2012

assenze e ritorni

non è poi così male qui. con un po' di vita sociale -per ora solo italiana, ma non dispero di allargare il giro- qualche uscita e qualche numero salvato sul cellulare, mi sento meno smarrita.. non che senta grandi radici ancora-e chissà se le sentirò mai- ma mi sento meno barca alla deriva..

sarà anche che sto per rientrare per una settimana e l'agenda sovraffollata mi fa perdere il gusto del ritrovarmi. troppe cose da fare, appuntamenti improrogabili, uffici dove sprecare tempo.. sento che un paio di incontri mi ripagheranno di tutto, ma lo stress che accumulerò pesa già ora..sono soprattutto un paio di robe burocratiche che mi mandano in ansia, io che ho un pessimo rapporto con la burocrazia, che odio le lungaggini e le attese. ecco temo che queste cose mi tolgano lo spazio per stare con chi non vedo l'ora di riabbracciare, a cui vorrei dare tutta la mia attenzione positiva e focalizzata senza preoccuparmi per sciocchezze che però in realtà sono il motivo - o meglio la scusa- del viaggio..

e poi lo ammetto c'è un po' di ansia da prestazione.. vorrei avere tanto tempo, attenzione, spazio e energia per un sacco di persone e pavento invece caffè rapidi, telefonate che si accavallano, stanchezza, poca concentrazione..

e poi la noia di ridire le stesse cose.. eh si perchè un po' mi vergogno ma devo ammettere che una delle cose che odio di più del tornare è che tutti chiedono le stesse cose. so che non è colpa loro e che il fatto che le abbia già raccontate a 10 persone non è responsabilità dell'11 ma dover ridire a tutti le stesse cose mi sfianca..

forse dovrei indire una conferenza stampa quando arrivo per dare un bollettino di "guerra" e poi poter finalmente parlare di "altro" con ognuna di queste persone, qualcosa che possa interessare entrambi come diade in relazione.. ecco questo un po' mi manca. dedicandosi agli aggiornamenti, si perde il gusto delle piccole cose, delle abitudini, dei riti, e di quei codici personali che ritrovo in modo esclusivo con ognuno..

ma questo c'entra più con vivere lontano, con l'assenza quotidiana che con un breve ritorno.
che per quanto sarà breve, nonostante la burocrazia, mi godrò al 100%..col sonno accumulato, la deconcentrazione e tutto il resto.

mercoledì 12 settembre 2012

giusto per chiarire

sono cresciuta in una famiglia iper apprensiva, dove ogni ciottolo era una montagna da scalare, il mondo un nemico, l'ultimo baluardo la famiglia, i problemi sempre condivisi.

non era detto in modo chiaro. era implicito. una madre ansiosa che comunica amore solo con la preoccupazione, un matriarcato pressante, spaventato e ansiogeno. un padre silente quasi sempre distratto.

ok siamo passati in mezzo a qualche burrasca, ma per noi erano tragedie, diaspore, apocalissi..nessuna leggerezza, bandita nei momenti difficili come incapacità di capire la gravità.

era tutto grave, sempre. un po' come nella storia di pierino e il lupo non ho mai imparato a distinguere i veri problemi dalle banalità da prendere con un sorriso.

crescendo l'unica difesa che ho trovato per non farmi trascinare, l'unico modo per urlare il mio dissenso e la mia diversità è stato negare, sminuire, banalizzare ogni paura altrui e mia, ogni preoccupazione. reprimere, nascondere le mie parole d'ordine.

poi un giorno mi trovo davanti ai miei e mi sento dire che non sono empatica. è successo qualche mese fa. la risposta, quella vera, è uscita di getto: non vivere tutto come una tragedia non significa non essere empatica. mi hanno zittita. mi sono lasciata zittire.

fino a oggi quando ho realizzato la verità della mia risposta. a loro può non piacere ma è la verità. la mia verità. e a me importa.

ecco, volevo solo chiarire. con me stessa direi.


sogni e negatività

non va bene che io scriva solo quando sono negativa, vien fuori l'impressione che stia passando un periodo orribile. invece è solo il periodo dell'adattamento..coi suoi alti e bassi.
solo che degli alti non mi viene da scrivere, dei giorni normali, positivi, senza ansie.

invece mi viene da scrivere quando sono agitata, come oggi. risveglio con cuore a mille. non proprio un incubo, ma quella sensazione claustrofobica dei sogni in cui non riesci a muoverti o dimentichi/perdi qualcosa o cadi o sei bloccato in qualche spazio piccolo o sei perso.

e allora quando mi sveglio cerco di riannodare i fili, perchè i sogni dicono sempre qualcosa di più. bisogna saperli capire..farsi le domande giuste. e io non ne sono capace.
resto qui con questo senso di claustrofobia addosso, il cuore accelerato e nessuna risposta.

solo la sensazione di giocare col fuoco. ma non sapere quale. è un fuoco invisibile.

voglio solo buttarmi il sogno alle spalle e dirmi che alla fine non è stato nulla. quando poi la risposta afforerà - perchè arriva sempre il momento dello svelamento, come quando non ricordo una parola e guai a me se mi incaponisco, meglio lasciar fluire che poi tornerà alla mente da sè- essere pronta ad accettarla, qualunque essa sia.

domenica 9 settembre 2012

nodi e spazzole

un'altra domenica-lunedì dopo un weekend passato a studiare. mi pervade l'ansia da clausura ma la ricaccio indietro, i libri mi aspettano, adesso non sono più sola e ho finalmente dormito bene, ma proprio bene, anche se stamattina non volevo alzarmi.. volevo fosse davvero domenica, anche qui, per poter finalmente passare una giornata sola col mio amore, e non qualche ora, come ieri, prima che crollasse stroncato dal fuso orario totalmente sballato.

fa niente, passerà. intanto penso che tra 10 giorni sono a casa, e mi viene da sorridere.
oggi è un giorno speciale perchè è il giorno di Kirsebær.

oggi è un giorno qualsiasi, perchè qui iniza la settimana.

ho un po' di pensieri in testa, non so perchè non mi sento pulita al 100%. mi sento un calzino oggi, mica tanto pulita. non c'è un vero motivo..non ho dimenticato nulla di quello che dovrei fare, non sono stata antipatica o scostante.. ripasso i comandamenti e mi trovo allineata, ed è buffo, visto che non li seguo da quando sono bambina.
non so il perchè di questa sensazione. forse il problema è più profondo, per qualche ragione sento di non essere onesta con me stessa, ma non so dov'è il nodo da sciogliere.
lo troverò, da qualche parte nascosto dentro di me, spero solo di avere una spazzola adatta a pettinarlo via..

giovedì 6 settembre 2012

pollyanna

piccole cose che fanno felici:
  • una mail di approvazione
  • un caffè bevuto guardando il fiume
  • un biglietto per casa in tasca e uno per tornare qui
  • l'amore che rientra tra 2 giorni
  • un amico che sta per passarmi a prendere per andare a fare acquisti
  •  il gatto che si struscia sulle gambe
  • sky che finalmente funziona
va beh non mi posso lamentare. la settimana è andata bene e imparare a vedere il buono nelle cose piccole aiuta..
e allora perchè sento un peso sullo stomaco?
qualcosa non torna nel gioco pollyanna della felicità.. sono io, immagino.

sarà che dormo male, sarà che non sono brava a socializzare, sarà che avere vincoli di abbigliamento mi abbatte -lo so è stupido, ma finchè non devi vivere con questa cosa, non ti accorgi di quanto sia difficile accettare la limitazione della tua libertà, per quanto in minima parte e principalmente per rispetto- sarà che ho voglia/non voglia di tornare a casa - ho voglia di vedere tutti e non ho voglia di pressioni materne perchè sarò sempre fuori casa..-

non so bene cos'è ma la maggior parte delle volte devo sforzarmi per trovare serenità nelle piccole cose che fanno felici e non farmele scivolare addosso concentrandomi su quel peso sullo stomaco.

sarà che a me il gioco di pollyanna non è mai venuto spontaneo..e poi pollyanna non l'ho mai retta..



lunedì 3 settembre 2012

affinità elettive

vorrei che le parole in inglese fluissero più sciolte, invece mi trovo a fare discorsi involuti perchè mi mancano i termini, perchè i concetti che ho in testa sono 100% italiani e non riesco a pensare in inglese.
non è sempre stato così. è mancanza di allenamento. e questo mi blocca, mi incastro subito e sento una terribile fatica a settarmi per cercare di essere comprensibile. vorrei dire che allora sto zitta ma non è così. continuo a fatica a cercare di farmi capire e mi frusta lo sguardo perplesso di chi mi ascolta tentando di seguirmi.
forse un bicchiere di vino aiuterebbe, ma qui non si può bere.
e allora tutta questa fatica mi appare inutile, riflessa com'è negli sguardi di non-comprensione di chi mi circonda.
sono stanca, mi vien voglia di buttare tutto all'aria, andare in off, mettermi a letto a dormire, cancellare il mondo. è la fatica di ricominciare, di creare contatti. ho 3 numeri nuovi in agenda. una parte di me dice: chiama.
ma non ho voglia, non sento affinità con queste persone.
un'amica saggia un giorno mi ha detto: all'inizio in un nuovo paese non scegli gli amici, prendi quello che c'è, solo dopo puoi selezionare per affinità..all'inizio è solo questione di sopravvivenza..
eh già, siamo animali sociali, soli non siamo noi stessi. eppure neanche così lo siamo, con persone che non risuonano nella nostra anima..

mi mancano le affinità elettive. mi mancano le persone che amo per quello che sono, per come assomigliano a sfaccettature di me, per come fanno vibrare corde di empatia e riconoscimento.
mi mancano, e qui mi sento sola. anche se componessi uno di quei 3 numeri, anche se li componessi tutti e 3, mi sentirei comunque sola.


sabato 1 settembre 2012

non pensavo ma vi invidio i primi temporali, il primo freddo, i piedi congelati e i vestiti umidi.

vi invidio il cambio di stagione. qui è estate perenne, qui non piove mai.

non pensavo ma vi invidio proprio quello che pensavo non mi sarebbe mancato.

giovedì 30 agosto 2012

echi

echi nei miei sogni, ricordi che si frammistano a pensieri, persone del passato e altre del futuro. e mi sveglio volendo ancora dormire, con la voglia di farmi cullare ancora un po' dalla musica silenziosa che ho in testa.

echi nei miei pensieri, memorie che riemergono e chissà perchè sono quasi sempre quelle meno luminose, quelle che offuscano a risalire in superficie, e allora annaspo perchè non vorrei laasciarle fluire ma sento che se non lo faccio, faranno più male, respinte sotto lo strato di coscienza dove posso annidarsi e incancrenirsi.

echi della voce della psico che riaffiorano, la voglia di sentirla, confrontarmi, ma senza dolore o bisogno.. anche solo la voglia di dirle che ci sono, ancora, qui, da qualche parte.

echi dentro di me, un grande silenzio che mi fa perdere il filo del mio racconto, mi sento una cassa di risonanza per sensazioni aliene. sento che tutto questo non mi appartiene, o forse, non mi appartiene ancora.

devo solo raggiungere il mio corpo e poi sarà di nuovo pienezza, ma credo di aver smarrito la via. non sono preoccupata, so che ci vuole un po' di tempo per ritrovarsi.

domenica 26 agosto 2012

della domenica, ovvero il lunedì sbagliato

in questa parte del mondo domenica è lunedì.. ed è vero che venerdì è sabato (o meglio domenica, visto che invece il sabato è sabato) ma il lunedì di domenica è proprio una di quelle cose a cui non so abituarmi. mi si confondono i giorni in testa, mi perdo per strada e mi innervosisce questa confusione.

sto già pensando al primo ritorno, ma è presto e un po' ho voglia e un po' no. perchè non ho voglia di reincastrarmi nel gioco di aspettative familiari, di attenzione a orari, incastri e facce più o meno scure.
che qui non ho certo trovato il paradiso, visto che continuano a mancarmi terribilmente le relazioni sociali e poi fa caldissimo e poi non è proprio il posto più bello del mondo. però è casa, in qualche modo, o lo sarà.
e perciò non ho voglia di musi lunghi e tristezze e nervosismo e scocciature e.
avrei voglia che tornare fosse una festa per chi mi vede, non un momento di tensioni e recriminazioni.
e so che, se non posso imporre agli altri di sentirsi propositivi, devo comunque cercare di esserlo io, di sorridere, di vedere il buono e prendere il buono con quel sano egoismo di conservazione che dice: se tu non riesci a godere del fatto che io sia qui, io però riesco a godere del fatto di esserci.

ecco così dovrebbe andare e così proverò a farlo andare.
però non è proprio facile, anzi, è abbastanza complicato. ancora una volta complicato, quantomeno. e vorrei fosse davvero lunedì, per poter chiamare le amiche e parlarne con loro. vorrei.
ma è solo domenica anche se qui è già lunedì. e allora aspetto domani perchè la settimana inizi davvero nella parte del mondo dov'è il mio cuore.

martedì 21 agosto 2012

sfogo

non è facile la vita qui, dall'altro lato del mare.. non è facile per me, che sono una solitaria, un'abitudinaria, che vorrei relazioni e amicizie ma sono troppo timida, troppo impacciata per andarmele a cercare.. che annaspo nella ricerca di qualcosa da fare fuori casa.

vorrei avere i modi spigliati che permettono di crearsi relazioni, tra l'altro facilitate dal contesto expat, che aiuta sempre a fare amicizie. invece sono bloccata. se non è il mio amore a creare contatti io me ne sto buona buona in casa. e si, ho delle cose da fare e tante, per la tesi, però sento che mi fa male questa solitudine, mi intorpidisce.

e poi ho un pensiero che mi rimbalza nella testa. una frase buttata lì da mia madre poco prima che partissi, una presunta "spiegazione" del mio presunto "blocco" rispetto ad avere figli.

e si, un po' il blocco ce l'ho. perchè mi sento giovane, perchè mi sembra sempre non sia il momento, perchè mi sembra un'impresa più grande di me, perchè mi inibisce il pensiero della gravidanza. ma non so quanto peso dare alla spiegazione di mia madre. che richiama alla mente anni difficili, anni in cui non sapevo gestire una situazione complessa, in cui ho sbagliato a gestirla.. secondo lei mi ha traumatizzato.

e un po' penso abbia ragione, e un po' mi sembra che semplifichi tutto e un po' mi farebbe rabbia se avesse ragione.
e allora non so che fare, se non rimuovere quel pensiero, i ricordi che si porta dietro, e vorrei tanto aver affrontato tutto questo con la psico, ma non l'ho fatto e ora è tardi e mi sembra che gli strumenti che mi ha lasciato non siano sufficienti per sciogliere la matassa. e non so se è mancanza di fiducia in me stessa o realismo, ma come al solito le parole di mia madre pesano su di me come una condanna. non so mai prenderle solo come un'opinione, non ne sono mai stata capace e nonostante tutto non mi sembra di esserlo adesso, nemmeno con un mare tra noi.

e questo mi spaventa e mi fa arrabbiare e vorrei davvero qualcuno con cui parlarne..ma ovviamente quetso non c'entra nulla con la prima parte del post..o forse si. in modi diversi, sto solo dicendo che ho bisogno di amicizie e relazioni. di due tipi diversi però: ho bisogno di chiacchiere superficiali e di parole profonde, analitiche, introspettive e anche di una guida..
non cose inconciliabili, ma entrambe difficili.

forse volevo solo fare il punto sulla complessità dei rapporti umani. o forse avevo solo bisogno di uno sfogo..

giovedì 16 agosto 2012

blocco dello scrittore

fin da piccola, sognavo di scrivere. da grande volevo fare lo scrittore.. però quando immaginavo il lavoro di scrittore, i miei sogni a occhi aperti erano sempre fantastici: una stanza affacciata su un bellissimo panorama, finestre ampie, un grande tavolo con moltissimi fogli e una tazza da caffè americano, una libreria piena e un sacco di premi incorniciati o ad abbellire le mensole.
io lì in mezzo con la classica aria da persona di successo, posata, felice, modesta ma consapevole. ho sempre immaginato il momento del successo, le premiazioni, i discorsi ad impatto che avrei fatto, i ringraziamenti sentiti e intimi.. insomma è ovvio che vedevo troppi film americani e pensavo che il successo fosse lì, in una risma piena e uno studio moderno.

però avevo sempre anche un po' di timore, della serie, ma a un certo punto avrò il blocco dello scrittore? scacciavo il pensiero molesto con l'immagine vittoriosa che avevo in testa e lo seppellivo in fondo alla mente..

ecco adesso che le ambizioni si sono un po' "ridimensionate" e che sono davanti ad un laptop, invece che a una macchina da scrivere, ora che devo "solo" scrivere una tesi e neppure quella, solo 6 misere pagine di introduzione da mandare al prof..eccomi alle prese col blocco dello scrittore.. insomma ho scritto la prima pagina e mezza..mica di getto, no.. limando e rileggendo, scrivendo ogni frase 5 volte, insoddisfatta dei termini, dei sinonimi e, a dir la verità, anche dei concetti..
il problema è che..ho finito!

voglio dire, per me l'introduzione è fatta..ho detto tutto quello che avevo da dire..
ok, posso allungare un po' reitarando i concetti, magari aumentando il corpo e i margini..ma mi sentirei una ladra. cioè, se non ho altro da dire, allora sto zitta..

e così mi torna in mente quel sogno di bambina, quelle risme altissime, piene di parole..parole fantastiche, concetti innovativi, sentimenti elegiaci ma non scontati.. e un po' mi fa tenerezza e un po' mi fa ridere.. l'illusione che solo perchè qualcosa immaginavo che mi sarebbe piaciuta, allora sarebbe stata anche facile..

ecco io non ci credo a chi dice di non aver lavorato un giorno in vita sua perchè quello che faceva gli piaceva. insomma non metto in dubbio che gli piacesse o venisse bene, è sull'idea che venisse naturale che ho da ridire.. anche l'attore o il cantante passa attraverso la frustrazione, la fatica, l'impegno, il fallimento prima di andare agli oscar o ai grammy e sollevare la statuetta della vittoria.

e gli scrittori non nascono "imparati" o almeno il risultato finale -il libro- non è lì sulla scrivania bello pronto e impacchettato a aspettarli nello studio di cui sopra, illuminato dalla luce mattutina come un regalo sotto l'albero.

e così, invece di aumentare la mia scarsa pagina e mezza con grandi concetti di valore innegabile, scrivo sul blog, dove non devo rileggere e limare nulla, tranne gli errori ortografici.. e mentre combatto con un'afasia mentale mi chiedo se il problema sia che non mi interessa abbastanza l'argomento della tesi o se in realtà l'unica cosa facile da scrivere sia il blog, non filtrato, senza pressioni di aspettative..solo pensieri.. e non uno stream of consciousness alla joyce, che ci scommetto che era filtrato eccome, e faticosissimo, ma proprio solo puri pensieri che fluiscono..

ora comunque torno alla mia premessa striminzita e stitica e cerco di spremermi per bene, che non posso avere attacchi di "blocco dello scrittore" prima ancora di iniziare a scrivere davvero..

martedì 14 agosto 2012

breathe normally

ok, ok. sono partita col piede sbagliato quasi in tutto.
ho sbagliato approccio a questa città vedendone solo i difetti - è sporca, è caotica, la gente mi guarda male, fa caldo, ci sono un sacco di black out, etc etc-
e questo è una sciocchezza.. non perchè queste cose non siano tutte abbastanza vere, ma perchè ci devo vivere, e per un pezzo. e l'approccio demonizzante-demolitivo non aiuta a entrare in sintonia coi ritmi e il modo di pensare locale.

perciò provo a fare refresh e ripartire da capo.
prima di tutto io odio il freddo. e la pioggia. e la nebbia. perciò ho poco da lamentarmi in un paese arido e soleggiato.
poi mi guardano"male" solo gli uomini, mentre le donne, soprattutto quelle in vestito tradizionale, mi sorridono.
e poi mica devo guidare io, chi se ne frega del traffico -tranne il sabato sera, ecco lì, 2 ore per 5 km mi stressano-
ci sono un sacco di black out, si è vero, ma amen, succede, posso vivere qualche ora al giorno senza pc e aria condizionata.

e poi posso scoprire un sacco di cose, assaggiare nuovi piatti, vedere posti diversi. insomma basta con questa negatività inutile.

ho sbagliato approccio con la tesi. mi sono buttata a capofitto nella ricerca-collezione-lettura di più testi possibili, che c'entrassero o meno, con l'idea che "più lunga è la bibliografia meglio è".
e poi scopro che in bibliografia vanno solo i testi che si citano nella tesi, non tutto quello che ho letto! bella roba...
risultato: ho perso giorni a tentare di leggere in inglese robe che non credo mi serviranno.

ok, calma. respiro. ancora. come dicono in aereo: breathe normally.
riparto da zero.
adesso mi ci metto con la testa, delimito il tema, il periodo, l'aera geografica. butto giù una traccia e rileggo la bibliografia cercando di focalizzarla.
non è successo nulla, una settimana non cambia niente e un'amica mi ha impedito di fare una figuraccia col prof.. ecco, vedi, tutto bene.

lezione del giorno: si può sempre ripartire. anche quando sembra di essere troppo oltre.
lezione 2 del giorno: la gatta frettolosa fa i gattini ciechi! maledetta mia ansia da prestazione, adesso ti mando in vacanza a fare il giro del mondo e ci si vede dopo la tesi..

ci riprovo, faccio tabula rasa, riparto da zero, sperando di fare nuovi errori e di ricordarmi di respirare normalmente.

sabato 11 agosto 2012

caldo e casa e tesi

apro gli occhi e fa caldo, molto caldo. così caldo che sono completamente sudata e faccio fatica a restare a letto tanto le lenzuola sono appiccicose e bollenti e arrotolate.
mi alzo e cerco refrigerio ma qui anche i pavimenti di mattonelle sono caldi. non c'è niente da fare, bisogna accendere un condizionatore e fare una doccia e sperare che sotto il getto di aria fredda la temperatura corporea scenda, almeno un po'.

e poi mi fumo una sigaretta e come in un'epifania realizzo che vivo qui. ora io vivo qui. e il suono di questa frase è incompleto e astratto e no, in realtà non lo realizzo. sembra una frase in lingua straniera di cui capisci le parole singolarmente ma ti sfugge il senso.

vivo qui. non è una vacanza, un periodo. è casa mia. casa? un'altra?

e i libri della tesi sul tavolo, la bibliografia lunghissima che significa che dovrei leggerli tutti, prima di iniziare a scrivere. e non mi va. ma è più di un semplice non mi va. è repulsione e angoscia e paura. e vorrei sapere cosa c'è dietro, perchè non può essere solo questo, no. non solo non-voglia. ma non c'è più la psico a cui chiedere. non posso più confrontarmi.

e non mi servono generiche parole di conforto o comprensione, mi serve una ragione profonda così che io possa aggiustarmi, capire, tenere insieme. ma non so come fare o con chi parlare. allora mi tengo dentro questo mondo, questo nodo di paura e disagio, lo tengo dentro e vado a farmi una doccia, accendo il condizionatore e vado avanti.

il nodo si scioglierà, a un certo punto e quella frase acquisterà un senso, immagino.

mercoledì 8 agosto 2012

aglio, carne arrosto, polvere e gas di scarico

here I am

prime impressioni di C.:

caldo, caldo soffocante. non si muove una foglia, e comunque le foglie sono ingiallite, rinsecchite, supplicano acqua, invece il sole è impietoso, ma non come in grecia dove brucia sotto un cielo limpidissimo e una brezza dolce. qui il sole è impietoso ma pallido a vedersi, tutto filtrato da una cappa di..smog? polvere? non saprei. è deserto e il deserto è arido, caldo, immobile.
il cielo è di un colore indefinibile, azzurro pallido-bianco sporco-grigio chiarissimo.

intorno invece è tutto color terra, diverse sfumature di color terra: sabbia, ocra, beige, fango secco, polvere. anche il fiume ha una sfumatura color terra e scorre placido, quasi immobile. e le case sono rosso mattone non intonacato, argilla, cemento, un-tempo-bianche.
e poi grigio, ma è l'asfalto soprattutto a essere grigio.

per ora non ho incontrato odori nuovi ma si vive coi condizionatori a manetta -io che li odio- perciò non ho percepito nulla, solo asettico condizionatore. ma i cumuli di spazzatura che fermentano ai lati delle strade non fanno ben sperare.
la casa sa di prodotti per pulire che ignoro, la cleaning lady si affaccenda in cucina mentre scrivo.
il gatto ansima come un cane cercando refrigerio e guardandomi con occhi accusatori del tipo perchè mi hai portato qui.

i rumori sono terribili. non di mattina presto che è una città che si sveglia tardi ma poi non dorme. la sera sono terribili. traffico costante, clacson, urla e risate dalla strada. io che vivevo sui miei colli silenziosi sono assordata da una cacofonia di suoni.
per  fortuna tutti biascicano un po' d'inglese, perchè la lingua locale è così difficile che faccio fatica a capire le parole inglesi pronunciate con il loro forte accento.

guardo i cumuli di scatoloni del trasloco e cerco la forza per iniziare, almeno iniziare, ma sono annientata. dal caldo. dal senso di alienazione. da questo mondo sconosciuto.

il mio amore dice di prendermi il mio tempo e forse oggi lo farò. familiarizzerò con le dimensioni della casa, e come il mio gatto camminerò rasente i muri per capire dove sono le stanze e gli interruttori e dove sta lo zucchero che non riesco a trovare e allora bevo caffè col miele che non mi piace per nulla, ma più del caffè amaro.

è difficile anche solo orientarsi ma lo so.. it takes time. e il tempo, per ora, è l'unica cosa che ho in abbondanza.


martedì 31 luglio 2012

partenze, ritorni e ancora partenze

se penso che probabilmente la prossima volta che scriverò un post mi sarò trasferita dall'altra parte del mare mi scende una lacrima e mi spunta un sorriso.

chiudo casa. casa?

ogni distacco è difficile.. descriverlo è difficile. ma leggendo i post dell'ultima settimana ho trovato una frase che calza a pennello anche se lei parla di ritorni e non di partenze. ma non è poi la stessa cosa?
"E’ il momento in cui piu’ che mai la nostalgia preme e le scelte pesano, ma e’ anche giusto che sia cosi’, a ogni scelta vera corrisponde una rinuncia vera, e’ la vita." (cit. http://www.nonsisamai.com/2012/07/lodissea.html )

cerco di concentrarmi sul sorriso che le lacrime scendono da sole e non hanno bisogno di nessun tipo di concentrazione.
e si, l'ho scelto io. e si, è quello che voglio. e si, ho rimandato ma questo non significa che non starò bene. e si, ho paura ma questo non significa che non troverò il coraggio.

ma sono stufa di stare in bilico, stufa di non poter chiudere la porta e basta. stufa di andate e ritorni.

e ho passato una bella settimana, che dove terra e mare si incontrano c'è sempre magia. che aspettare che la marea salga, la laguna si riempia, il vento soffi, ha qualcosa di filosofico e mistico che non so raccontare.

che parlare ore con una ragazzina di 17 anni che un po' sei tu e un po' per nulla, che ti somiglia ma no, vuol dire avere di nuovo 17 anni e non averli per nulla.

che amare è facile-difficile. sempre.

che cercare un posto nel mondo è una faticaccia. che a volte vorrei solo che fosse già lì, vorrei non dovermelo costruire. ma so che poi non sarebbe mio.

che penso tanto, troppo al futuro. e al passato. e per nulla al presente.

che i libri per la tesi si accumulano e io vorrei essere oltre oppure molto prima.
che io ci vivo malissimo negli inizi delle fini, ma che mi dovrò abituare.

che se almeno piovesse sarebbe non so più semplice o almeno così mi sembra.

che ho un mondo dentro da raccontare ma nessuna parola.

che voglio star sola, voglio solo buttare tutto fuori. a volte serve.

ho bisogno dell'ennesimo caffè-sigaretta.
ho bisogno di un abbraccio che non sia un addio.
ho bisogno di un ben tornata.

si può essere homesick prima di partire?
forse è l'unico momento in cui so esserlo perchè poi non ci sarà più tempo. poi sarà vita. ora è sospensione di vita, che non è il suo opposto è solo il tasto pause premuto da troppo tempo.

ancora un minuto, poi faccio un bel respiro, asciugo gli occhi e faccio le valige.

ci risentiamo dall'altra parte del mare, probabilmente.

sarò ancora io, sarò diversa.
ma sarò qui. perchè casa è dove sono io.

sabato 21 luglio 2012

amarcord

sognare il ragazzo con cui stavo al liceo è stato un amarcord bittersweet.
lui uguale ad allora in tutto e per tutto, io come sono oggi. sognare di reicontrarlo senza vedere in lui nessun segno del suo essere adulto e un po' calvo e un po' ridicolo-ma lo dico con dolcezza-nei suoi vestiti ancora da alternativo anni 90.

ed è stato un sogno dolcissimo ed è stato un sogno amaro. che non ricordo di averlo mai sognato eppure non l'ho mai deimenticato e in qualche angolo della mia mente ci sarà sempre un posto per lui.perchè il primo amore è così.. travolgente, assoluto e anche distruttivo quando finisce. non mai più sofferto così tanto, non mi sono mai più identificata a tal punto.

non mi manca neanche un po' quella strana sensazione di annullamento nè gli anni del liceo e tutto quello che è successo.. ma non li rinnego perchè ero io, nel bene e nel male ero io.

e allora stamattina mi sono lasciata cullare da un sogno che mi a riportato un attimo a 16 anni per poi svegliarmi ed essere contenta di essere qui e ora e ben lontana da quegli anni e quella me..

non so ma i sogni degli ultimi tempi mi fanno pensare ad un lungo congedo da me stessa, come se stessi ripercorrendo a ritroso tutta la mia vita, per farci pace e poter andare oltre con men zavorre e più elio in corpo...

venerdì 20 luglio 2012

65 ore

tanto è stato il tempo che ho passato completamente sola, neppure il gatto a farmi di compagnia.

e io sola ci sto bene, ma poi mi piace rituffarmi nelle ralzioni, nelle persone, nel caos.

di queste ore posso dire che adoro scegliere io i programmi in tv, che posso guardare repliche a ripetizione senza annoiarmi, che mi piace girare nuda x casa senza preoccuparmi di chi c'è , che addormentarmi senza il gatto non è facile, perch i rumori della casa non sono imputabili a lui..

adesso riparto con un sogno bello-intenso fatto che mi accompagna, la speranza di non stressarmi troppo in vacanza -cosa per me usuale- e la voglia di tornare, anche se so che non tornerò.

e questo mi spaventa e destabilizza. inizano un paio di settimane di spostamenti prima di arrivare nella nuova casa.. e allora oggi mi congedo da questa, come ho fatto nelle ultime 65 ore, la guarderò un momento e mi concederò una sola lacrima. poi chiuderò la porta dietro di me e sarò pronta.
e anche se non lo sarò non ci sarà più tempo perciò sarà come se lo fossi.

mercoledì 18 luglio 2012

parti invertite

pensavo che fosse più facile svegliarsi con l'ansia a casadei miei, che mi mettono mille pressioni addosso, hanno sempre bisogno di sapere come e quando al millimetro, discutono e sviscerano e analizzano ogni scelta.

invece mi è successo a casa mia da sola. nessuno che mi stressasse. ma forse il problema è proprio questo. quando sono con loro, posso lasciargli totalmente la parte dei maniaci del controllo, posso dimenticare quella parte di me perchè è esternalizzata e fin troppo ben rappresentata da loro.
invece se sono solo, mi tocca gestire anche questo ruolo, riassumerlo su di me e farci i conti.. e perciò scatta l'ansia da organizzazione. da gestione.

vorrei avere la psico ancora per poterle raccontare questa mia visione dei fatti, per dirle tra lo stupito e il compiaciuto che dai miei sono stata bene, ma davvero, come non mi succedeva da tempo e avere da lei la conferma che è un nuovo equilibrio raggiunto e non -come una parte di me teme- una regressione, un riallineamento.

perchè questa è una delle mie grandi paure, riallinearmi, aver perso -con la psico- la capacità critica, quella di astrarmi e in qualche modo di tenere insieme quella fragile e eterogeanea me che sono ora.

non saprei perchè quest'ansia, certo non è indominabile. ma ho vissuto a lungo in una sorta di limbo, così a lungo da averlo trasformato in vita e ora non ricordo più come si viva davvero. dove sia la mia vita.

ma lo scoprirò. e vorrei saper dire ai miei che mi mancheranno senza vergogna, senza pudore, senza paura di scatenare in loro la reazione del "allora non andare". è che a volte dimentico che non capiscono, e che io non posso pretendere che lo facciano.

a volte dimentico.

domenica 15 luglio 2012

equilibri instabili e voglia di casa

mi sono svegliata tardi, un po' di mal di testa da troppo vino.
serata strana, a cena coi "grandi", amici dei miei che conosco fin da bambina e che perplessi non sanno come gestirmi, abituati a me in chiave "figlia" mi guardano stupiti del mio tentativo di livellamento.

mi sono svegliata con la nostalgia di casa, la voglia di tornare.
non struggente ma presente. voglia di guardare in tv quello che voglio, mangiare quando ho fame. voglia degli spazi in cui muovermi.

ho ancora alcune cose da fare qui, non so quando tornerò a casa. ma mi piace averne nostalgia. così come mi fa sorridere spiazzare i "grandi" col mio essere grande e piccola, uguale e diversa.

così, mi sento un po' in bilico, un po' contradditoria e quasi "illuminata" dall'epifania di poter essere più cose insieme, più di quelle che si vedono da fuori. di sapere, solo io, quale mondo immenso abbia dentro, e scegliere, distillare, cosa ne possa essere visibile.

strana sensazione di pienezza, di contorni indefiniti, di vita in evoluzione.

di equilibri instabili e di bilanciamenti imperfetti.

voglia di casa. di scrollarmi da dosso il ruolo.. ma sapendo che posso stare nella situazione intermedia ancora e ancora senza farmi male. sembra poco, ma, per me, è un grande risultato che non so come ho ottenuto.. ma sono contenta sia successo.

venerdì 13 luglio 2012

easiness

casa dei miei da qualche giorno, treni di andata e ritorno, impegni, noia, amici da abbracciare e riabbracciare, caffè e sigarette, fotocopie, e una piece teatrale, che a me il teatro non piace ma questa è proprio bella perchè parla di un posto e un mondo di cui avrei voluto far parte se solo..

ho voglia di estate e di uscite, di persone con cui le parole circolano bene, di amici e di shopping che faccia bene al cuore. ho anche voglia di stare coi miei che presto parto e poi sarà una litania di skype e "quando torni? quando arrivi? parti di già? esci anche stasera?" che non mi piace..invece adesso sono ancora rilassati e focalizzati sul prendersi il meglio -mia madre almeno- e allora va bene, così si che va bene.

e ho voglia di iniziare un nuovo progetto oltre il progetto. di inventarmi qualcosa di mediamente creativo e che mi appassioni come quello che ora sto finendo.
che non so se lo troverò, ma ho voglia di me. di concentrarmi su cose che mi facciano star bene.

ho voglia di quello che ho e di quello che verrà. ed è una sensazione così bella che vorrei poterla fotografare o registrare per riprovarla, ma con le sensazioni non si può.

se solo fossi capace forse avrebbe finalmente tutto un senso.

mercoledì 11 luglio 2012

parallel

che la mia amica lunga è tornata per qualche giorno, toccata e fuga
che ieri c'è stata una festa per lei e c'era cibo, musica, alcool e facce.. tante, conosciute e nuove, belle.
avevo voglia di quelle facce, di parole in circolo di amarcord e progetti.
caldo, caldissimo e non solo per il tempo. è che a volte ti si scalda il cuore.

e lì in mezzo a tutto un parallel che mi ha accompagnato per un pezzo di serata.
è come tra windows e mac. non c'è gara.
però a volte mi piacerebbe un sacco poter vivere in sliding doors, vedere che sarebbe stato di me se a quell'incrocio avessi fatto l'altra scelta, avessi svoltato a destra invece che a sinistra..

come nelle storie di topolino, quelle a bivi. quando ero piccola le odiavo, dovevo assolutamente leggerle in ordine, e solo dopo, quando conoscevo tutti i possibili finali, tornavo indietro e, sentendomi una truffatrice, ricostruivo i bivi per arrivare al finale che preferivo.

oggi non farei più così, sceglierei. seguirei il racconto a bivi senza temere la delusione della scelta "sbagliata".. però ancora oggi arrivata in fondo, rileggerei le altre storie e mi emozionerei di come un bivio può portare così lontano.

ecco ieri sera avrei voluto trovare da qualche parte scritta la storia con la scelta opposta a quel bivio.
solo per curiosità, solo per sapere cosa sarei oggi io.

anche se non cambierei mai la scelta fatta, la curiosità resta.
ma come tra mac e windows. non c'è gara.

domenica 8 luglio 2012

tributo

oggi ho scelto di stare sola. nonostante gli inviti ricevuti per raggiungere famiglia e amici. oggi siamo io e il mio gatto, musica e pc.
perchè ho voglia di sentire nostalgia del mio amore, che è passato di qui per meno di 48 ore per un matrimonio ed è già ripartito. e lo so che tra due settimane andiamo insieme in vacanza e poi io parto per raggiungerlo.
ma mi manca.
quando non c'è riesco a tenere sotto controllo la nostalgia. è come se razionalizassi l'assenza. ma quando lo vedo, sento il bisogno che ho di lui così forte che mi chiedo come ho fatto a stare tanto senza.

e così oggi guardo il sole dalla finestra, immagino risate e conversazioni, ascolto musica e faccio ricerca online per la tesi.

oggi voglio sentire la nostalgia, sentire il freddo della mancanza, la tristezza e la noia di non essere con lui.

non so se può essere definito masochismo. io lo definisco un tributo.

giovedì 5 luglio 2012

fare la conta

ok questo non è ne particolarmente maturo ne essenzialmente fair, ma non posso fare a meno di pensare a quegli auguri che non ho ricevuto e credo non riceverò che però mi avrebbero fatto un po' più che piacere..
sono quasi tutti auguri "politically uncorrect"..nel senso che io non dovrei volerli ricevere e loro non dovrebbero farli..eppure..
nella wish list ci sono alcuni ex, alcune storie mai nate, alcuni "amici"

eh si il mio ego oggi vorrebbe cascate di gettoni come se avessi sbancato una slot machine..

ok, forse meglio così, meglio non ricevere auguri che fanno bene solo all'ego ma lasciano il tempo che trovano.. eppure, cavoli, me ne frego se politically uncorrect desiderarli..avrò diritto a una botta di egoismo/narcisismo almeno il giorno del mio compleanno..

perciò ecco la wish list

  • mio migliore amico.. ma lui mi vuole bene anche se dimentica il compleanno perciò in realtà vorrei solo sentirlo..
  • primo amore: cavoli è vero che ci siamo persi di vista ma almeno oggi un messaggino su fb in onore dei bei vecchi tempi..
  • ultimo ex: perchè la sua nuova ragazza è perfetta per lui.. solo che non vale una cicca rispetto a me..e lui in fondo dovrebbe rimpiangermi. (narcisimo allo stato puro e super delirio di onnipotenza)
  • un paio di storie per me insignificanti: giusto per stupirmi e confortarmi di aver lasciato in giro più cicatrici di quelle che ho raccolto io finora
  • il mio cugino preferito: che per una volta mi dimostri il suo affetto ricordandosi anche lui di me e non sempre io di lui
  • qualche compagno/a di uni e liceo/ amici di quel tempo: per non sentirmi una che ricorda a senso unico..perchè io ricordo sempre loro ma mi sembra che nessuno di loro ricordi mai me.

poi ovvio questo non significa che non sia grata a chi si è ricordato, con o senza l'ausilio di fb..
e che qualcuno non mi abbia stupito..e anche lasciato perplesso..fb ha questo difetto: auguri da gente con cui non so neppure perchè sono connessa o con cui comunque non ho un rapporto da auguri al compleanno..ecco questi possono pure evitare..non accrescono il mio ego, solo l'imbarazzo di non sapere che dire..

comunque la lista alla fine era abbastanza piccina..però un delirietto di onnipotenza piccolo piccolo almeno oggi me lo potrò permettere?

mercoledì 4 luglio 2012

l'ultima notte nella stanza dei bambini

non ho paura dei 30. non mi spaventa la mia "ultima notte nella stanza dei bambini". se ci penso è solo un numero. un 3 invece di un 2.

ma se mi guardo indietro mi rendo conto che

per tutta la mia ho corso così tanto per diventare adulta, che ora che lo sono, non so che farmene.

i teen sono stati gli anni delle certezze incrollabili.

i 20 sono state le mie rollercoaster.  intensi, intensissimi. li ho vissuti tutti, uno a uno. minuto per minuto. fino a bruciarmi. dolore, gioia, amore, fine dell'amore, nuovo amore, nuova fine, ritorno.

ogni palmo di pelle è un viaggio, di scoperta, di ritorno.

i 24 l'anno peggiore. quello in cui a furia di correre per diventare grande, mi ha fatto male il cuore. fino a frantumarsi. insieme alla mente. schegge taglienti ovunque. il dolore vero è ricucire il cuore.

poi è stata una lunga ricostruzione, un ricucire lo strappo. ha fatto male. ha fatto bene.

sono stati anni irripetibili. vorrei poterli ripercorre tutti. gli errori. i successi. le scelte. le non scelte. ho vissuto una vita intera in 10 anni.

i 30 non segnano nulla. nessun giro di boa. non ora almeno. ecco perchè non mi fa paura il numero 30. quello che mi lascia stupita è essere qui e vedermi così uguale e così diversa.

i progetti dei 20 scivolano impercettibilmente oltre la falsa barriera di questo numero e proseguono. non è ancora finita. no. i 20 sono ancora qui, sono ancora le cose iniziate e da finire.

per questo i 30 non mi spaventano. sono un numero che si è incastrato nel fluire della mia vita. il flusso non si è interrotto per ricominciare un po' più in là.

forse, quando i progetti iniziati ieri giungeranno a compimento sentirò i 30, alla fine.
o forse no, perchè ci sarà un nuovo progetto che non ha date di inizio e fine.

ho invertito tutto nella mia vita. sono cresciuta e poi tornata indietro a riprendere pezzi di me abbandonati troppo in fretta.
però ho amato. ho vissuto. ho pianto -un sacco. ho scoperto di essere forte. e indipendente. e mi ha fatto paura. mi ha fatto felice.

ecco si alla fine i 30 si stanno dimostrando una boa. il momento giusto per dirmi grazie. alla fine, finalmente. e poggiare il capo sul cuscino. guardare dalla finestra con un sorriso sul volto e una lacrima. una sola, ma che sia buona.


domenica 1 luglio 2012

testa off e cuore on

stanca, stanca, stanca. sonno e mal di testa.
stufa di studio, libri, ripassi, fatica.

stufa un po' di tutto ma mi rimetto sui libri che è l'ultimo giorno.

mah non so mi sembra che questo esame pesi mille volte di più degli altri. sarà che la testa è oltre, molto oltre. sarà che ho troppe cose lasciate in stand by per il dopo esame e la lista è lunga e io non so come incastrare tutto.. sarà che ho voglia di vacanze. ma non vacanze tipo partenza, valigie, sole e mare. ho solo voglia di io e lui. senza pensieri ecco si, hakuna matata, solo io e lui senza nulla da fare, nessuno a cui badare, nessuna aspettativa a cui rispondere.. poi se in aggiunta ci fossero sole e mare ben vengano ma mi basterebbe poter mettere la testa in off e il cuore in on per un po'.

dare spazio ai sensi e non al dovere, sarebbe bello.  invece niente.. ancora studio, ancora impegni, ancora per un po'.

e ho pure finito il caffè..

venerdì 29 giugno 2012

momento di sconforto

ho caldo. non ne posso più di studiare e come sempre sotto esame, mi ritrovo col vuoto cosmico in testa e l'ansia da ripasso dell'ultimo minuto, dello schema chiarificatore - come se quelle file di dati dovessero magicamente risolvere tutto.

sono stufa, ma anche arrabbiata. mi sento sola, ma voglio stare sola. litigo con tutto e tutti. odio la dieta dell'ultimo minuto per andare a un matrimonio che sarà noiossissimo - però amo la mia pancia piatta, perciò ho abolito nutella, spuntini e coca..la morte dell'umore-

ho voglia di parlare con un amico e lamentarmi della mia dolce metà, che in questi giorni più che dolce è abrasiva, che continuiamo a discutere su fatti di principio. che è vero che io faccio di quasi tutto un fatto di principio, ma il giorno in cui lui ammetterà di avere torto allora avranno avuto ragione i maya.
che discutere via skype non aiuta, con tutti quei fruscii di linea e fermo immagine e rumori in sottofondo che rendono ancora più irritante discutere.
che lui è permalosissimo e cocciuto. e io quando voglio di più. che mi sento in credito e mi sa che è proprio un problema solo mio.

che butterei via i libri dalla finestra, chiamerei un'amica per andare al mare e leggerei solo quello che mi piace, mangerei gelati, e la sera pesce e vino bianco frizzante. e mi dimenticherei degli impegni, della to do, del mio adorabile maritino e del cellulare almeno per qualche giorno.

e invece torno ai libri con l'unica consolazione di una mela e una sigaretta nella speranza che la mia testa assorba ancora qualcosa e lunedì arrivi e passi in fretta.

giovedì 28 giugno 2012

lettera

e così aspetti un figlio.
non so perchè la notizia mi stupisca più della lunga serie di amiche, conoscenti, ex che aspettano o hanno avuto figli. non sei neppure il primo della classe, almeno non in questo. non eri neppure il ragazzo al liceo, o chissà che.

eppure saperlo, realizzare che tu avrai un figlio, mi ha lasciata senza parole.
non ti ho mai amato, eppure sentivo, appena dietro la diffidenz,a una grande affinità. negata, ogni momento, ma era lì. oltre le barricate di ideologie che non erano neppure nostre. dietro le tue frasi sibilline, dietro il tuo snobismo da contraddizione, da negazione di qualsiasi omogeneizzazione e uniformazione possibile.

io che ero tutta un clichè -non uno solo ma una bella somma. la secchia. la ribelle. la politicizzata. la zoccola -perchè stavo con uno più grande e a voi della classe non vi filavo-. la stronza. però quella a cui chiedere le versioni. quella che difendeva sempre i diritti degli altri. quella che si faceva avanti nell'interrogazione a sorpresa. quella che non era mai integrata, mai abbastanza per voi dell'ultima fila.

eravamo entrambi tra i migliori, ma forse questa era una delle cose che non potevi sopportare di noi.
eravamo leader, solo che tu hai deciso che era meglio estromettermi davanti agli altri. fino a quella notte, quel concerto e poi il mio stupore di trovarti addosso a me. e poi il silenzio. e il patto il giorno dopo, andando a scuola, che nulla era cambiato. -davvero, mi chiedo ora, come abbiamo potuto fingere che fosse tutto uguale? uguale a cosa? uguale non lo è stato mai.

e poi ritrovarti nella stessa università, rifare un corso insieme, compagni di banco come mai al liceo, ma senza capirti, un'altra volta.

e poi tu la tua vita e io la mia. non ho potuto far a meno di notare il parallelismo dei nostri matrimoni -compreso quello di quell'altra compagna. amica e nemica come te.-

e poi ti ho sognato molto in questo ultimo anno. penso sia un modo per far pace con la me stessa di quegli anni lì, ma non saprei.
ti ho sognato di nuovo addosso. uguale e diverso. in quella vita parallela in cui -non per sempre, ma per un po'- invece di farci la guerra, avremmo fatto l'amore.

non importa. non è un rimpianto. è per dirti che in un modo o nell'altro mi sento legata a te. un legame a senso unico, ma forte. diverso da quello che pensavo di ritrovare di quegli anni, eppure l'unico giusto.

così diventi padre. dovrei farti gli auguri?
auguri.

ma per me tu sarai sempre sospeso da qualche parte tra un applauso ironico che scatta dall'ultima fila per un 10 in italiano e uno sguardo che dice tutto, in una notte di quasi estate, ascoltando una ballata cantata dall'unico oasis che c'è stato per noi.

mercoledì 27 giugno 2012

cenerentola e alice

non ho mai creduto che i sogni siano desideri di felicità come cantava cenerentola. credo che lo siano i sogni a occhi aperti. non quelli fatti dormendo.
i sogni sono frammenti del mio inconscio che esplodono in tutta la loro irrazionalità e follia.. i sogni sono alice nel paese delle meraviglie dove tutto quello che succede non segue la logica normale, ma impazzisce. forse è per questo che ho sempre odiato alice.. è l'antitesi del controllo, e per questo mi spaventa.

i sogni che faccio a volte mi spaventano. sono vite parallele non vissute che mi lasciano addosso il sottile filo d'angoscia di un rosario di se e ma. la psico diceva che i sogni rapprasentano altro, ma non mi ha mai spiegato cosa. allora cerco io di dargli un senso, ma è come cercare di modellare plastilina animata, ogni forma che cerco di dargli è in movimento e si altera appena smetto di plasmarla.

allora li lascio andare, quel che ho sognato, ho sognato. è solo un sogno, mi ripeto.
non si può controllare l'incontrollabile. e poi, avrebbe mai un senso?

però dopo giorni di quiete mi sveglio di nuovo con la paura del futuro, con la certezza di non avere certezze, con il mondo indeterminato che si stende di fronte a me e srotola un sentiero accidentato di perplessità.

ho troppi dubbi a cui non so dare forma, troppe paure ingigantite dal silenzio-quanto silenzio in questi miei giorni.

e ora anche sognare diventa un rischio. il rischio dell'ignoto che pervade la mia vita scivola nel mondo dei sogni trasformando il riposo in battaglia per il controllo.

è il mio inconscio che mi dice di lasciar andare, di lasciar vivere.. ma non sono ancora pronta. non ancora.

venerdì 22 giugno 2012

giornata lenta

è una giornata lenta, di quelle che i minuti sembrano ore. e non perchè aspetti sera per chissà quale ragione..è solo una giornata ripiegata su se stessa, in cui anche il sole sembra metterci più del solito a cambiare posizione. il caldo è uguale da quando mi sono alzata, il gatto è così pigro che al massimo cambia impercettibilmente mattonella cercando un po' di fresco, io fisso vacua la stessa pagina da ore -minuti?-

è una di quelle giornate che sembra far parte delle estati del liceo, in cui mi rintanavo in casa con un libro, aspettando il tramonto per tornare alla vita, uscire, riprendere contatti. estati con le persiane socchiuse, a mangiare latte e biscotti perchè il nuovo pearcing alla lingua impediva nutrimenti più solidi, a chiacchierare con un'amica stese sul letto o sdraiate sul pavimento in cerca di un po' di fresco, oppure con un libro da leggere finchè le parole non si confondevano e allora era già quasi ora di uscire, di mettersi jeans e maglietta, prendere la vespa e raggiungere gli amici.

ecco è una giornata così, solo che io non sto leggendo svogliatamente aspettando sera per uscire, sto cercando di concentrarmi sulle pagine di un testo per impregnarmi di nozioni, senza aspettare nulla per la serata, sentendo un po' di malinconia per la vespa e il pearcing e gli amici e le estati del liceo, e un po' avendo voglia di amici e birra, cose semplici che però non sono qui, sono a km da qui, alcuni a portata di macchina altri solo di voli intercontinentali.

e allora resto qui, col gatto che è svenuto sul calorifero spento, il libro che mi guarda, la birra che resta in frigo, la voglia di amici e leggerezza in un angolo della mente a chiedermi come e quando sono cresciuta e ho finito il liceo, che io gli ultimi 10 anni me li sono persa da qualche parte, tra una giornata lenta e una vita veloce.

martedì 19 giugno 2012

giornata no

spenta e sovraccarica.così mi sento. coi libri che mi guardano ottusi, il caldo che mi devasta, il gatto che miagola senza motivo.
avrei voglia di essere ovunque e non qui. non c'è nessun posto in cui vorrei essere. è uno di quei giorni in cui vorrei essere una sportiva, uscire da casa, andare a correre o a nuotare finchè i muscoli non brucino e il cervello si svuoti.
ma non lo sono, mi vien male solo a pensare alla fatica, al fiato corto, al dolore e alla stanchezza.
è solo giorno da jeans strappati e maglietta stropicciata. giorno di energie disperse, non catalizzate e in qualcosa di soddifacente.
è solo uno di quei giorni in cui mi irrita tutto, dalla tv ai miei capelli.
a volte mi sveglio la mattina con quella sensazione che nel sogno appena dissolto ci fosse una risposta che non so leggere a domande che non so farmi. e mi resta addosso quella inquietudine da dubbio non sopito, dilemma non risolto.
vorrei solo maggiori contatti con il mondo, sebbene il mondo mi sia così estraneo da potermi sentire quasi un alieno.
niente, non è successo niente. e forse è questo che mi rende così nervosa.

sabato 16 giugno 2012

stronger

è ancora qui, giusto a una stanza da me, giusto a 18 h più o meno da un altro volo. ma lo sento scivolare via, di nuovo, mani troppo sudate per tenere la presa e mi si chiude la bocca dello stomaco. perchè questo weekend che doveva essere solo per noi due, non lo è stato, pieno di altri, altri anche piacevoli, ma sempre altri. e perciò non ho potuto stargli addosso quanto avrei voluto, avere i suoi occhi solo su di me. in più lui sta male, come ogni volta che viene qui. lui dice che è colpa del clima. io del gatto. ma alla fine passa 48 ore in apnea.

e io già vedo dipanarsi davanti a me le prossime tre settimane senza lui e una volta di più mi chiedo qual'è il centro di gravità della mia vita? dove l'origine della mia felicità? perchè è così difficile per me vivere invece che progettare la vita, gioire invece che frustrarmi per un domani migliore ma che non arriva mai?

mi manca già anche se è qui. mi manca già perchè lo amo e senza lui la mia vita vale un po' meno.
mi manca già, ma perchè ho sempre bisogno che mi manchi per ricordarmi davvero quanto vale?

giovedì 14 giugno 2012

here comes the sun

perchè non può piovere per sempre come diceva il corvo - quanto mi piaceva da ragazzina quella figura di vendicatore triste solitario e finito disperato nel vero senso della parola.

a volte basta che molli un attimo, un attimo solo, tutto si riallinea, io la pianto di dibattermi come un pesce in una tonnara -grna brutta fine fa venir voglia di diventare vegetariani.

e le persone intorno a me non si comportano mai come mi aspetterei, e questo è bello. aiuta a uscire dai pregiudizi, io che di pregiudizi ne ho sempre troppi, di schemi e caselle per tutti e tutto. e mi paice quando mi spiazzano, è come il gusto del gelato in inverno, come il sogno di un camino in estate.

e ho scelto..e si, mi sento egoista e piena di sensi di colpa e in debito. ma non fa niente. ho scelto. ho scelto bene? non lo so. ho scelto quello che l'istinto mi diceva. ho scelto di assecondarmi un po'.

ho sentito ottimi consigli, buone opinioni, letture trasversali e profonde. poi ho fatto quello che mi dice sempre kirsebaer. caffè, sigaretta, respiro. e ho deciso.

vorrei poter dire che ho fatto la scelta giusta, ma giusta non è la parola corretta...che ho fatto una scelta coerente..ma ancora non ci siamo..che ho fatto una scelta autentica. non lo so. vorrei poterlo dire ma ad essere sincera non lo so.

però mi risuona in testa here comes the sun, e secondo me è un buon segno..

mercoledì 13 giugno 2012

tangled

la mia indecisione continua, e io chiedo suggerimenti a tutti -mia madre, le amiche- forse perchè mi manca la psico, che sola sapeva trovare le vere ragioni delle mie scelte.

eppure la confusione non si dissipa. mi rendo conto che vista da fuori è una scelta facile, banale e senza grandi conseguenze. è che dentro di me tutto si complica, assume contorni inaspettati, dietrologie incomprensibili.

forse la mia amica lontana è quella che hameglio centrato il problema. ha letto dietro i problemi oggettivi e ordinari di incastri, le mie resistenze a cambiare, la mia paura di non essere all'altezza, di deludere qualcuno.

i miei desideri dilaniati: stare con lui, subito, sempre. continuare la mia vita semplice finchè posso, nella mia casa tra le colline, io e il mio gatto, concentrata solo sui miei obiettivi a breve termine.

ho sempre saputo di non essere coraggiosa. spavalda forse, ma non coraggiosa davvero.
ma oggi più di altre volte mi chiedo quanto posso essere egoista prima che mi venga rinfacciato, quanto posso essere rigida e non evolutiva.

e mi risuona in testa l'ultima battuta della psico.." parta" ha detto, lei che non ha mai espresso un'opinione. quanto c'è di ribellione per il suo abbandono nel mio non partire? e quanto della sua spinta nel mio voler partire?

perchè non posso vedere il problema per quello che è, semplice e oggettivo invece di farne tutta questa terribile dietrologia? voglio solo dormire e non decidere nulla. chiudere gli occhi e attendere che un deus ex machina peschi la mia carta. ma quanto mi farebbe arrabbiare se andasse davvero così.

forse questa paralisi è l'estrema forma di rifiuto della fine della terapia.. una dimostrazione a me stessa che sola non ce la posso fare. peccato non ci sia più una psico con cui condividere questa idea.

lunedì 11 giugno 2012

questo paese

è più forte di me, ogni volta che torno a casa dei miei, nel paese dove ho vissuto 5/6 della mia vita, sento un malessere lontano che mi prende..

ho sempre detto di odiare questo posto. ma odiare è troppo forte.. mi spaventano i ricordi che evoca, la me stessa che ci ha vissuto, gli errori commessi, l'imbarazzo sottile che mi provoca sapere che pur non riconoscendomi più in lei, una parte di me sarà sempre lei.

il problema è che i ricordi che mi visitano sono solo di fragilità, fallimenti, rigidità. non che  mentre li vivevo la pensassi così, o avessi uno sguardo abbastanza disincantato da vedere la pietà che muovevo.
ma oggi a ripensarli uno a uno, provo un brivido di vergogna. per quella che ero, per quello che facevo, per quello che pensavo.

non sono io quella bambina sucube delle amiche, ne quella ragazzina sgraziata -o beh anche oggi sono abbasanza sgraziata ma non quanto allora- ne quell'adolescente arrabbiata, ferma nelle sue non-idee, fragile nella sua rigidità, ne quella ragazza che si dibatevva tra quel che pensava di dover essere e quella che era.

ecco, non tollero questo di questo paes. i ricordi che mi assalgono appena varco il cartello, le ombre che si allungano, le vie che conosco a memoria e vorrei poter vedere da estranea, con altri occhi. questo detesto: la vicinza-lontananza, il senso di estraneità-appartenenza. l'incapacità di tenere a giusta distanza quella che ero, di non farmi travolgere, ancora, come un'onda lunga, e inghiottire, di nuovo.

odio questo paese, non per quello che è ma per quello che rappresenta per me: il fantasma di uno ieri che vorrei superare ma è troppo vicino per essere oggettivizzabile.

domenica 10 giugno 2012

quando ti sarai consolato

non è che voglio diventare monotematica, ma mi sento una specie di buco in mezzo al petto, una stretta alo stomaco.. è come la mia stupida malattia all'occhio..se mi distraggo abbastanza mi sembra di vedere bene, ma se devo concentrarmi vedo chiaramente quel punto nero al centro della mia visuale, come quando fissi il sole troppo a lungo.
ecco se mi distraggo abbastanza non sento la sua assenza, ma appena musica, film, libri vanno in off, allora riaffiora quel malessere.
senso di abbandono misto a doccia fredda appena sveglia -che io la odio-, battiti accelerati e ansia sottile.
nella mia testa svuotata ormai di ogni pensiero rimbomba la parola sola. sola ad affontare tutto, sola ad affrontare me.
respiro a fondo, mi dico che l'abbiamo scelto insieme, abbiamo stabilito la data, diradato le sedute.ma a me sembrava così lontano quel giorno che quando è arrivato, beh non ero pronta.

e ora quel giorno è passato e seppure da poco -pochi giorni, quasi ore-non riesco a volgermi indietro per tranquillizzarmi ma vedo solo davanti a me la distesa di giorni aridi e senza consigli.
chissà forse è così che si sente chi perde un maestro, un guru, un dio fattosi uomo..non saprei non mi è mai successo.
non ho mai voluto che qualcuno mi entrasse abbastanza dentro da dover lacerare per andarsene. eppure non è vero neppure questo. l'ho fatto e ho lacerato e sono stata lacerata.
è che è strano. in questi giorni continuano a tornarmi in mente frammenti di "scritto sul corpo" ma senza lei a interpretarlo, non riesco a dare un senso a questa assonanza.

è questo ch emi terrorizza..perdermi il senso di tutte le assonanza, di ogni reazione, vivere in un mondo a una sola dimensione, dove tutto è solo, di nuovo, bianco o nero, giusto o sbagliato. lei dice che la sentirò dentro me, e io la sento cantare in un angolo della mia testa le verità che non so dirmi da sola.

eppure quando ero molto giovane, ho perso un amico. all'inizio pensavo non lo avrei mai dimenticato.mai.. oggi non saprei più ricostruire il timbro della sua voce, l'esatta sfumatura dei suoi occhi, l'odore che aveva. oggi per me lui è la foto sulla sua lapide, uguale a lui eppure diversissima. immobile e monolitica e statica e falsa, si anche falsa. perchè lui era molto più di così..solo che io non so più ricordarlo.

ci sono lutti che non si possono condividere, lacrime che non si possono versare, perchè sono eccessive, insensate, fuori luogo. lutti che non sono lutti anche se li sento lutti.
e allora mi distrarrò abbastanza da far passare questo momento e razionalizzare le emozioni.

e quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto.
antoine de saint-exupery

sabato 9 giugno 2012

lucciole e filosofia

se almeno smettesse di piovere. se almeno uscisse il sole e scaldasse l'esterno, sono certa che anche dentro mi sentirei meno umida.
ma piove, e il cielo è basso, oppressivo. leggo presagi nei fondi della birra, io che ai presagi non credo.
cerco risposte nel volo delle lucciole la notte. ma vedo solo movimenti schizofrenici, nessuna risposta. arabeschi insensati di minuscole lucine che pulsano. belle bellissime, ma mute.
e resto incantata a fissarle, a pensare a cosa dev'essere vivere il tempo di una stagione, scivolare nella vita inconsapevoli e inconsapevoli scivolarne fuori.

come cercare risposte in cose e animali che non hanno domande?
ritorno ai miei libri dove le risposte sono tutte lì, ben allineate in ordine cronologico, spiegate con chiarezza lampante. non sono le risposte che vorrei, ma almeno sono risposte ed è riposante trovarne.
lasciarsi cullare per un po', diventare muta e inconsapevole come una lucciola.

la vita è altro, lo so.

ho scoperto finalmente la differenza tra storia e filosofia: la storia da risposte, la filosofia fa domande.
per questo adoro la storia e odio la filosofia. perchè la filosofia è troppo simile alla vita, mentre la storia sono le vite di ieri. perciò la mia vita è filosofia e solo alla fine diverrà storia. forse è per questo che ho sempre corso tanto per diventare grande. volevo smettere di essere filosofia e iniziare ad essere storia.
ma purtroppo non è possibile.
è l'opposto che a scuola dove prima studi storia, più digeribile, chiara e lineare e solo dopo ti addentri nella filosofia involuta e complessa e aperta.
la vita invece parte dalla filosofia che ti canta dentro tutta la vita con il ronzio incessante delle sue domande, delle sue opzioni opposte eppure tutte valide, dei suoi dubbi. la storia arriva dopo e la scriverà qualcun'altro perchè qualcun'altro possa imparare dalla tua vita.
solo che la lezione non è mai quella giusta, o forse è la materia che non lo è.
forse è per questo che studio storia e non filosofia. se sono già io filosofia, come tollerare altre domande aperte, altri dubbi irriducibili?

ho già le mie domande a cui fondi di birra e voli di lucciole non danno senso. toccherà a me sola, con le mie forze trovarne uno qualsiasi.


mercoledì 6 giugno 2012

ho perso le parole

la prima cosa sono gli occhiali da sole. è il primo pensiero. fuori daal portone, sole a picco. mannaggia a me che non li uso, che li tengo in macchina e ora sono in treno, che mi stanno scomodi e mi danno fastidio.

la prima cosa sono gli occhiali da sole. la seconda è una sigaretta. fa niente se mi sta venendo di nuovo la tosse, e se non riesco più a contenere il numero. datemi una danata sigaretta. adesso. subito. ho bisogno di sentire la nicotina bruciare i pensieri in loop, il fumo segnare il ritmo del respiro, la brace bruciare seguendo il tempo che gli impongo io.

la prima cosa sono gli occhiali da sole. la seconda è una sigaretta. la terza sono le cuffie. ho bisogno della mia musica subito. e quando parte "the drugs don't work" versione live di ben harper, sento ancora più bisogno degli occhiali e bisogno di cantare, far frusciare ogni singola nota, rigirarmela in bocca, soffiarla fuori, diventare io la canzone.

la prima cosa sono gli occhiali da sole. la seconda è una sigaretta. la terza sono le cuffie. la quarta un libro. devo assolutamente arginare quest'onda, fermarla con un muro di parole, concentrare la testa su una diga che possa mettermi al riparo per un po'. se non lo faccio subito, sarà frana di ricordi, tornado di emozioni, tzunami di paure.

la prima cosa sono gli occhiali da sole.
la seconda è una sigaretta.
la terza sono le cuffie.
la quarta un libro.

la quinta.. le parole che non ho detto, l'abbraccio che non ho saputo dare, le lacrime non  piante, il grazie smorzato simile a un bisbiglio, una stretta di mano in cui doveva esserci tutto.

ora però sono al rifugio in casa mia. posso piangere e dire tutte le parole che ho taciuto.
ho sprecato l'ultima ora, gli ultimi momenti in futili discorsi. le emozioni congelate dentro me.
ma lei avrà capito, capisce sempre. mi capisce più di me.

la prima cosa sono gli occhiali da sole.
la seconda è una sigaretta.
la terza sono le cuffie.
la quarta un libro.

la quinta.. le parole che non ho detto, l'abbraccio che non ho saputo dare, le lacrime non  piante, il grazie smorzato più simile a un bisbiglio, una stretta di mano in cui doveva esserci tutto.

la sesta i ricordi. per sempre.

non voltarti, nessun rimpianto per quello che è stato.
che le stelle ti guidino sempre e la strada ti porti lontano.
mcr