gamibu

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domenica 30 settembre 2012

nordovest-est-sudest

10 giorni, 4 città, climi diversi, lingue diverse, persone diverse, un milione di emozioni.

sono rientrata stanotte molto tardi o forse molto presto, dipende dai punti di vista. il gatto ha miagolato un lungo benvenuti. ho gli occhi pieni di posti che chiamo, ho chiamato casa. ho gli occhi pieni di amici che parlano lingue differenti, di abbracci a temperature e intensità variabili.

ho stretto mani, toccato braccia, accarezzato teste, baciato guance, salutato con gli occhi umidi e con un enorme sorriso quella che è un'enorme famiglia dispersa. ho passato giorni a prendermela con il poco tempo che avevo, avrei voluto fare di più, ascoltare di più, parlare di più, abbracciare più forte per comunicare tutto l'amore che scivola in rivoli come oceano raccolto tra le mani.

ho incasinato lingue, sbagliato parole e accenti ma sono stata capita perchè chi ascoltava voleva capire. ho chiesto di ripetere le stesse poche parole finchè non sono state chiare e i desideri esauditi.

mischio tutto nella memoria: un macrobiotico con anima, un giro in centro con la lunga, un pranzo di famiglia dove per la gioia ci dimentichiamo di mangiare, una pizza con gli amici, una pasta improvvisata dai vicini, un aperitivo in piedi, una colazione come ai vecchi tempi, chili di pasta che non bastano mai.

chissà perchè l'essenza della socialità umana resta sempre il cibo.. l'evoluzione, la modernità, il consumismo non hanno potuto cancellare il senso profondo del nutrire, del condividere.

lo vedo nelle 30 paia di occhi che ti sorrido sopra un piatto di "paste". occhi bambini che nel cibo vedono affetto negato e poi reso. lo vedo nel gesto di mia madre di dare a noi figlie sempre una fetta di carne più grande. e lo vedo anche nel gesto di un amico che offre il suo dolce perchè è troppo buono per non assaggiarlo.

in ogni paese, in ogni cultura abbiamo bisogno di condivere quel poco o tanto che abbiamo per non essere soli, per essere qualcosa, per avere un senso.

ecco, 10 giorni pieni di senso. pieni di vita. pieni.

ora ho bisogno di calmare il cuore e ricomporre il puzzle che ho dentro.

giovedì 20 settembre 2012

stupore

da quando sono arrivata più o meno 24 h fa, è stato un ottovolante di emozioni, abbracci e cose da fare.. adesso mi fermo un momento, più o meno 18 h di calma (?) e poi mi butto nel turbine amici e parentame. ma ora sono fuggita, mini fuga romantica, io, la macchina e le mie colline. che superata con successo la parte burocratica, ma dovevo aspettarmelo visto che qui tutto funziona al 110%, posso dire che mi sento bene.

questo è il mio rifugio, questa la terra a cui sono legata. tutt'a un tratto vivo un acuto momento di nostalgia. un piccolo inutile dolore perchè la lascio di nuovo.. dalle strade polverose e caldissime al di là del mare, anche il suo ricordo era soffocato, come impolverato e sbiadito. poi arrivo qui, temperatura mattutina freddina - e chi se le ricordava più certe mattine di inizio autunno- cielo azzurrissimo con nuvolette che sembrano zucchero filato e prati verdi, ma un verde che brilla.

a pranzo ho mangiato un'insalata. e devo dirlo: qui l'insalata è più buona, no, ma davvero, mi ha stupito, non me la ricordavo così buona. e anche i pomodori.

non sono attaccata al paese in cui sono nata. sono felice di viaggiare e vivere altri posti. forse per questo sono così stupita. d'altronde questa non è propriamente casa mia.

e adesso mi godo questo spettacolo..ho come la sensazione di essere vicinissima a capire qualcosa di importante, tipo il senso di pienezza o il segreto della felicità, ma sento che mi sfugge, come se mancasse un pezzetto o scivolasse via troppo veloce.

mi stupisco di quanto le cose possano essere rimaste uguali eppure così lontane e diverse nei miei ricordi.

mi godo le mie colline, mi dedico un minuto di stupore e malinconia.

non so definire quello che sento.. è che in questo istante mi sembra di aver finalmente capito il senso della parola casa.

martedì 18 settembre 2012

casa e pezzi di me

è strano, sono qui da poco pù di un mese, eppure, anche se non riesco ancora a definire cosa provo per questa città, è già diventata casa. mi è entrata sotto pelle, insieme allo smog, la respiro con l'aria calda, mi culla col suo frastuono e la sua lingua incomprensibile.

valigia quasi finita, biglietti stampati, impermeabile (?) all'entrata, scarpe chiuse pronte. domattina volo a casa (?) e ci resto per un po'. rivedo tutti, ma proprio tutti quelli che posso, dormirò pochissimo, correrò un sacco, mi stancherò.

e tornerò qui con la valigia piena di cibo -eh si, come una vera immigrante- e di ricordi.

eppure credo che tornerò sapendo che questa è casa. anche questa lo è.

ed è strano, mi confonde. ogni volta che parto lascio pezzi di me. ogni posto che ho amato nasconde un horcrux. non so che ne sarà della mia anima, se un giorno andrò alla loro ricerca o se va bene così, forse è davvero un modo per essere un po' immortale..

domenica 16 settembre 2012

assenze e ritorni

non è poi così male qui. con un po' di vita sociale -per ora solo italiana, ma non dispero di allargare il giro- qualche uscita e qualche numero salvato sul cellulare, mi sento meno smarrita.. non che senta grandi radici ancora-e chissà se le sentirò mai- ma mi sento meno barca alla deriva..

sarà anche che sto per rientrare per una settimana e l'agenda sovraffollata mi fa perdere il gusto del ritrovarmi. troppe cose da fare, appuntamenti improrogabili, uffici dove sprecare tempo.. sento che un paio di incontri mi ripagheranno di tutto, ma lo stress che accumulerò pesa già ora..sono soprattutto un paio di robe burocratiche che mi mandano in ansia, io che ho un pessimo rapporto con la burocrazia, che odio le lungaggini e le attese. ecco temo che queste cose mi tolgano lo spazio per stare con chi non vedo l'ora di riabbracciare, a cui vorrei dare tutta la mia attenzione positiva e focalizzata senza preoccuparmi per sciocchezze che però in realtà sono il motivo - o meglio la scusa- del viaggio..

e poi lo ammetto c'è un po' di ansia da prestazione.. vorrei avere tanto tempo, attenzione, spazio e energia per un sacco di persone e pavento invece caffè rapidi, telefonate che si accavallano, stanchezza, poca concentrazione..

e poi la noia di ridire le stesse cose.. eh si perchè un po' mi vergogno ma devo ammettere che una delle cose che odio di più del tornare è che tutti chiedono le stesse cose. so che non è colpa loro e che il fatto che le abbia già raccontate a 10 persone non è responsabilità dell'11 ma dover ridire a tutti le stesse cose mi sfianca..

forse dovrei indire una conferenza stampa quando arrivo per dare un bollettino di "guerra" e poi poter finalmente parlare di "altro" con ognuna di queste persone, qualcosa che possa interessare entrambi come diade in relazione.. ecco questo un po' mi manca. dedicandosi agli aggiornamenti, si perde il gusto delle piccole cose, delle abitudini, dei riti, e di quei codici personali che ritrovo in modo esclusivo con ognuno..

ma questo c'entra più con vivere lontano, con l'assenza quotidiana che con un breve ritorno.
che per quanto sarà breve, nonostante la burocrazia, mi godrò al 100%..col sonno accumulato, la deconcentrazione e tutto il resto.

mercoledì 12 settembre 2012

giusto per chiarire

sono cresciuta in una famiglia iper apprensiva, dove ogni ciottolo era una montagna da scalare, il mondo un nemico, l'ultimo baluardo la famiglia, i problemi sempre condivisi.

non era detto in modo chiaro. era implicito. una madre ansiosa che comunica amore solo con la preoccupazione, un matriarcato pressante, spaventato e ansiogeno. un padre silente quasi sempre distratto.

ok siamo passati in mezzo a qualche burrasca, ma per noi erano tragedie, diaspore, apocalissi..nessuna leggerezza, bandita nei momenti difficili come incapacità di capire la gravità.

era tutto grave, sempre. un po' come nella storia di pierino e il lupo non ho mai imparato a distinguere i veri problemi dalle banalità da prendere con un sorriso.

crescendo l'unica difesa che ho trovato per non farmi trascinare, l'unico modo per urlare il mio dissenso e la mia diversità è stato negare, sminuire, banalizzare ogni paura altrui e mia, ogni preoccupazione. reprimere, nascondere le mie parole d'ordine.

poi un giorno mi trovo davanti ai miei e mi sento dire che non sono empatica. è successo qualche mese fa. la risposta, quella vera, è uscita di getto: non vivere tutto come una tragedia non significa non essere empatica. mi hanno zittita. mi sono lasciata zittire.

fino a oggi quando ho realizzato la verità della mia risposta. a loro può non piacere ma è la verità. la mia verità. e a me importa.

ecco, volevo solo chiarire. con me stessa direi.


sogni e negatività

non va bene che io scriva solo quando sono negativa, vien fuori l'impressione che stia passando un periodo orribile. invece è solo il periodo dell'adattamento..coi suoi alti e bassi.
solo che degli alti non mi viene da scrivere, dei giorni normali, positivi, senza ansie.

invece mi viene da scrivere quando sono agitata, come oggi. risveglio con cuore a mille. non proprio un incubo, ma quella sensazione claustrofobica dei sogni in cui non riesci a muoverti o dimentichi/perdi qualcosa o cadi o sei bloccato in qualche spazio piccolo o sei perso.

e allora quando mi sveglio cerco di riannodare i fili, perchè i sogni dicono sempre qualcosa di più. bisogna saperli capire..farsi le domande giuste. e io non ne sono capace.
resto qui con questo senso di claustrofobia addosso, il cuore accelerato e nessuna risposta.

solo la sensazione di giocare col fuoco. ma non sapere quale. è un fuoco invisibile.

voglio solo buttarmi il sogno alle spalle e dirmi che alla fine non è stato nulla. quando poi la risposta afforerà - perchè arriva sempre il momento dello svelamento, come quando non ricordo una parola e guai a me se mi incaponisco, meglio lasciar fluire che poi tornerà alla mente da sè- essere pronta ad accettarla, qualunque essa sia.

domenica 9 settembre 2012

nodi e spazzole

un'altra domenica-lunedì dopo un weekend passato a studiare. mi pervade l'ansia da clausura ma la ricaccio indietro, i libri mi aspettano, adesso non sono più sola e ho finalmente dormito bene, ma proprio bene, anche se stamattina non volevo alzarmi.. volevo fosse davvero domenica, anche qui, per poter finalmente passare una giornata sola col mio amore, e non qualche ora, come ieri, prima che crollasse stroncato dal fuso orario totalmente sballato.

fa niente, passerà. intanto penso che tra 10 giorni sono a casa, e mi viene da sorridere.
oggi è un giorno speciale perchè è il giorno di Kirsebær.

oggi è un giorno qualsiasi, perchè qui iniza la settimana.

ho un po' di pensieri in testa, non so perchè non mi sento pulita al 100%. mi sento un calzino oggi, mica tanto pulita. non c'è un vero motivo..non ho dimenticato nulla di quello che dovrei fare, non sono stata antipatica o scostante.. ripasso i comandamenti e mi trovo allineata, ed è buffo, visto che non li seguo da quando sono bambina.
non so il perchè di questa sensazione. forse il problema è più profondo, per qualche ragione sento di non essere onesta con me stessa, ma non so dov'è il nodo da sciogliere.
lo troverò, da qualche parte nascosto dentro di me, spero solo di avere una spazzola adatta a pettinarlo via..

giovedì 6 settembre 2012

pollyanna

piccole cose che fanno felici:
  • una mail di approvazione
  • un caffè bevuto guardando il fiume
  • un biglietto per casa in tasca e uno per tornare qui
  • l'amore che rientra tra 2 giorni
  • un amico che sta per passarmi a prendere per andare a fare acquisti
  •  il gatto che si struscia sulle gambe
  • sky che finalmente funziona
va beh non mi posso lamentare. la settimana è andata bene e imparare a vedere il buono nelle cose piccole aiuta..
e allora perchè sento un peso sullo stomaco?
qualcosa non torna nel gioco pollyanna della felicità.. sono io, immagino.

sarà che dormo male, sarà che non sono brava a socializzare, sarà che avere vincoli di abbigliamento mi abbatte -lo so è stupido, ma finchè non devi vivere con questa cosa, non ti accorgi di quanto sia difficile accettare la limitazione della tua libertà, per quanto in minima parte e principalmente per rispetto- sarà che ho voglia/non voglia di tornare a casa - ho voglia di vedere tutti e non ho voglia di pressioni materne perchè sarò sempre fuori casa..-

non so bene cos'è ma la maggior parte delle volte devo sforzarmi per trovare serenità nelle piccole cose che fanno felici e non farmele scivolare addosso concentrandomi su quel peso sullo stomaco.

sarà che a me il gioco di pollyanna non è mai venuto spontaneo..e poi pollyanna non l'ho mai retta..



lunedì 3 settembre 2012

affinità elettive

vorrei che le parole in inglese fluissero più sciolte, invece mi trovo a fare discorsi involuti perchè mi mancano i termini, perchè i concetti che ho in testa sono 100% italiani e non riesco a pensare in inglese.
non è sempre stato così. è mancanza di allenamento. e questo mi blocca, mi incastro subito e sento una terribile fatica a settarmi per cercare di essere comprensibile. vorrei dire che allora sto zitta ma non è così. continuo a fatica a cercare di farmi capire e mi frusta lo sguardo perplesso di chi mi ascolta tentando di seguirmi.
forse un bicchiere di vino aiuterebbe, ma qui non si può bere.
e allora tutta questa fatica mi appare inutile, riflessa com'è negli sguardi di non-comprensione di chi mi circonda.
sono stanca, mi vien voglia di buttare tutto all'aria, andare in off, mettermi a letto a dormire, cancellare il mondo. è la fatica di ricominciare, di creare contatti. ho 3 numeri nuovi in agenda. una parte di me dice: chiama.
ma non ho voglia, non sento affinità con queste persone.
un'amica saggia un giorno mi ha detto: all'inizio in un nuovo paese non scegli gli amici, prendi quello che c'è, solo dopo puoi selezionare per affinità..all'inizio è solo questione di sopravvivenza..
eh già, siamo animali sociali, soli non siamo noi stessi. eppure neanche così lo siamo, con persone che non risuonano nella nostra anima..

mi mancano le affinità elettive. mi mancano le persone che amo per quello che sono, per come assomigliano a sfaccettature di me, per come fanno vibrare corde di empatia e riconoscimento.
mi mancano, e qui mi sento sola. anche se componessi uno di quei 3 numeri, anche se li componessi tutti e 3, mi sentirei comunque sola.


sabato 1 settembre 2012

non pensavo ma vi invidio i primi temporali, il primo freddo, i piedi congelati e i vestiti umidi.

vi invidio il cambio di stagione. qui è estate perenne, qui non piove mai.

non pensavo ma vi invidio proprio quello che pensavo non mi sarebbe mancato.