gamibu

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martedì 31 dicembre 2013

riflessioni post natalizie

ritornata ieri da venti giorni sotto il dominio della mater, del pater, della sista e dei parenti vari.. purtroppo essendo feste comandate ho visto poco pochissimo gli amici, giusto un tour de force di caffè e cene e pioggia e vento gelido. baci su guance gelate, abbracci con troppi cappotti in mezzo, sigarette fumate di fretta fuori dai locali che nei paesi civili non si fuma dentro. parole, tante, tutte di fretta per riassumere mesi in poche ore. eppure la sensazione è che non servisse riassumere granché. a volte basta uno sguardo e si ritorna a essere noi. bella sensazione.

per il resto, troppi parenti, troppo cibo, troppo poco sonno, troppe influenze - fisiche e psicologiche.

ho passato un sacco di tempo con la sista, cercando di capire come incastrarci. è mia sorella, le voglio bene, ma dopo 5 anni di analisi, ho deciso che non posso preoccuparmi per lei. non sarebbe giusto, per lei e per me. eppure mi resta quella sensazione di vederla andare alla deriva e di non sapere come aiutarla.. è persa in un mare di rancore, invidie, autocommiserazione, rabbia repressa a fatica. circoli viziosi da cui non so come spronarla a cacciarsi fuori.
la guardo, la guardo con il Genero Perfetto, il suo compagno, che ovviamente non è perfetto ma mi piace, è gentile, premuroso, presente, ironico al punto giusto. la guardo coi parents, coi parenti e gli amici comuni. e mi sembra che affronti tutte le relazioni dal lato sbagliato. vede solo i problemi, le incomprensioni, è aggressiva e nervosa, scatta per nulla, è permalosa.

la guardo e mi stupisco: anch'io ero così. lo so, me la ricordo quella sensazione di essere sempre arrabbiata, sempre in attesa di rivalsa, sempre con la frecciatina pronta a scoccare e ferire senza riflettere sulle conseguenze. me la ricordo quella sensazione di essere in trincea, di dover difendere con le unghie e coi denti la propria posizione, ogni scelta fatta, ogni idea.
mi piacerebbe dire che li ho guardati tutti con distacco e non  mi sono lasciata coinvolgere, ma non è così.. troppi anni di meccanismi e ruoli che mi hanno risucchiato. la mattina che mi sono svegliata arrabbiata con il mondo, con la voglia di spaccare tutto e infastidita da tutto e tutti mi sono preoccupata per me stessa e per loro.

ho capito che tristemente, per quanto li ami tutti, la cosa migliore che ho fatto nella mia vita è stata andarmene. andarmene a km da loro, lontana da queste logiche perverse, dalla incapacità di essere felici, dall'invidia, dal senso di oppressione e implacabilità, dalla voglia di rivalsa contro il mondo, dalla sensazione di ingiustizia, dalle regole autoimposte, dal visione calvinista e punitiva della vita, dal dovere prima del piacere, dall'incapacità di mostrare affetto in maniera semplice e pulita senza doversi vergognare di questa "debolezza".

sono scappata, lo ammetto. un po' me ne vergogno, ma col tempo ho accettato l'idea che se non posso salvarli tutti - ossia cambiarli, spedirli dalla mia psico per, che so, un decennio almeno- mi dovevo il tentativo di salvare almeno me stessa.
sono andata via. e ora mi mancano. ma so che è stata la scelta migliore per me. che lontana da tutto quel mare di negatività, io sono serena. e sento che non capiscono, lo vedo nei loro sguardi: ma come, 30 anni, niente figli, niente lavoro, in un paese difficile e a tratti molo brutto, e sono serena? e poi vedo anche invidia nei loro occhi: ma certo, posso non lavorare, faccio la signora, nessuna responsabilità, nessuna faticosa quotidianità, facile essere serena.

a volte mi ferisce vederli così giudicanti, ma in fondo so che è una difesa.. se si ponessero la domanda se è davvero questo che mi da' serenità, dovrebbero anche chiedersi se è davvero così irraggiungibile come credono loro, se davvero sono le cose materiali a darmela e non la voglia di vedere il bicchiere mezzo pieno, le persone amorevoli che ho intorno, la volontà ferma e costante di essere felice, la presenza indispensabile del mio amore, la mia capacità dopo tanta lotta e fatica di accettarmi, di andare oltre e scegliere di vivere la vita al meglio...
non si può pretendere da nessuno che si metta in discussione fino a questo punto, quindi- forse sbagliando- sto al gioco, faccio finta di condividere ancora molto con loro, mentre li guardo scivolare via.

soffro, ovvio. li amo, perciò soffro, ma non lascio che il gorgo di sentimenti e abitudini mi inghiotta. quando salgo sull'aereo, sono di nuovo io. mi mancano, certo. ma è meglio dell'alternativa. finché non sarò in grado di ammettere la mia diversità senza sentire il peso della colpa. finché non saprò ammettere che li ho abbandonati per salvarmi e questo non fa di me una cattiva, un nemico.

torno alla mia vita, me li immagino felici, per quanto possano esserlo, mi immagino felice. vorrei fosse più semplice, vorrei fosse semplice. ma cerco comunque di ritrovare il mio equilibrio, lascio scivolare in fondo, tra i piccoli dolori dell'anima, tra gli strappi non ricuciti del mio cuore. e ricomincio la mia vita.