gamibu

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mercoledì 30 gennaio 2013

quel magnifico senso di impotenza

la tesi è quasi finita. scrivo le conclusioni con malinconia. gli amici che mi hanno accompagnato per tanti mesi, quei personaggi che rivivono in un word, a breve saranno stampati, discussi, e chiusi in un cassetto.
e se qualcuno mi chiedesse che cosa vorrei fare della mia vita, la risposta sarebbe studiare. riaprire da capo i libri, imparare di più. che la storia è vastissima e il mio argomento di tesi nasce da una riga in un solo libro di un solo esame. e mi viene una vertigine al pensiero di quante altre righe potrebbero aprire varchi su mondi immensi, su centinaia di pagine, di ricerche, di storie.

e allora è con malinconia che guardo alla mia piccolezza. non sono le stelle a farmi sentire piccola, che rimarrò sempre convinta che le stelle, se non ci fossimo noi umani a sognarle, sarebbe solo corpi celesti freddi e distanti. è l'uomo, i suoi abissi, che mi affascinano.

non mi basterebbe una vita intera per sapere tutto lo sciibile di un solo argomento. e parlo della sola storia. è immenso il bagaglio di conoscenze.

e le migliaia di nozioni che non saprò, i milioni di posti che non visiterò, i miliardi di persone che non conoscerò..sono sopraffatta da un magnifico senso di impotenza.
perchè le opzioni sono infinite, le scelte non finiscono mai, le possibilità sono inesauribili. il caso mi spinge come una foglia in un fiume e io lo seguo, accettando quello che mi viene incontro come un regalo.

ho scelto una vita; ho scelto un uomo, un paese, degli amici.
eppure so che tutti i miei amori, i miei amici, i miei luoghi esistono da qualche parte indipendentemente da me. non li incontrerò mai, ma se avessi mille vite, allora si, li vivrei.

con l'infinito che ho dentro una sola vita non basta. non basta.

quello che ci fa sognare l'immortalità, non è la paura di morire, ma l'amore per la vita.

sabato 26 gennaio 2013

odi et amo

di questo posto odio:
  • il traffico, che finchè non ho vissuto qui chiamavo traffico qualsiasi fila, ma ora so che solo in una città in cui sembra sempre la vigilia di natale o il rientro dalle vacanze d'agosto si può parlare di traffico
  • lo smog, triste conseguenza del traffico, che il cielo sarà limpido due volte l'anno
  • i clacson, che, per le cause di cui sopra, sono la "musica" di questa città
  • lo sporco, che evidentemente i cestini sono un'invenzione sconosciuta e il concetto di riciclaggio fantasy allo stato puro
  • il fatto che tutto quello che è straniero o per stranieri costi molto più che a casa
  • il fatto che uscire dall'isola in cui vivo significa cadere in un mondo sporco, triste e devastato
  • la cucina locale, che digerisci in un mese e la carne è terribile

di questo posto amo:
  • i 24hours, che è una città che non dorme mai e puoi mangiare o fare spese a qualsiasi ora, e andare al supermercato rientrando da una serata è una rottura del continuum temporale che mi esalta
  • le giornate pigre al parco
  • il fatto che tutto quello che è locale non costa nulla
  • il clima, oh il clima di questo paese è fantastico. l'inverno dura un mese, per quattro mesi è primavera.certo l'estate ribolle, ed è facile sostenere di amare questo posto in pieno inverno, quando a casa si gela e qui ci sono 25 gradi.
  • gli amici che ho conosciuto. l'erasmus perpetuo, le chiacchiere, il maxischermo
  • l'isola su cui vivo, che è un'enclave accettabile in un mare di povertà, sporcizia, tristezza
  • entrare in quel mondo fuori dall'isola, e scoprire sorrisi sinceri e tentativi di comunicazione. è abbastanza raro che succeda, ma succede
  • le tracce della storia, da scoprire nascoste nella devastazione da boom edilizio e nell'incuria delle amministrazioni pubbliche
  • alcuni locali, che ti fanno sentire..a casa..e scopri finalmente, che le persone che hai intorno non sono alieni ma  ragazzi come noi. che ascoltano anche la musica occidentale, ballano, vivono e si divertono
non amo questo posto. però a tratti, quando ti svegli e fa caldo, quando ti aspettano i tuoi amici per andare al parco, quando la sera hai in programma un concerto carino e una pizza passabile, mi sento quasi, quasi, come se potessi chiamare questo posto casa.

lunedì 21 gennaio 2013

calzini e specchi

mi sento sporca come un calzino usato. non so se ne ho motivo, ma l'anima stamattina si aggroviglia come un gomitolo. nodi inestricabili.

è che forse dovrei evitare gli specchi, come se fossi un vampiro. e quindi anche la luce del sole, l'aglio e l'acqua santa. cose che - a parte il sole- in effetti evito.

non lo so qual'è il problema. c'è la tesi. che appare più aggrovigliata del gomitolo di cui sopra. ci sono persone che mi fanno male, volenti o nolenti. sono stufa di fare la positiva, la matura, l'equilibrata.

a volte basta una parola per mandare tutto in pezzi. a volte basta la mia immagine riflessa e la fatica di accettare che sono io quella lì. con quella faccia e quel corpo. sgraziata e rossa in viso per lo sforzo di star dietro all'istruttrice. e guardo la ragazza subito davanti a me. perfetta. mio dio, perfetta. gambe perfette, sedere perfetto, schiena perfetta, braccia perfette. tutto terribilmente perfetto.
non la odio, le voglio bene, siamo amiche. ma è perfetta e questo mi manda fuori di testa.

per questo in palestra cerco sempre di non vedermi allo specchio. odio essere messa così brutalmente davanti ai miei difetti. la luce al neon amplifica e distrugge. non nasconde nulla.

e mentre faccio l'ennesima serie di addominali e cerco di ricordarmi di respirare, non posso fare a meno di pensare a lei. schegge di discorsi, taglienti come lame, mi attraversano la mente. risate che fanno male, parole buttate lì con noncuranza. e dolore. dolore fisico e mentale. voglia di piangere.. si, sono lo stesso brutto anatroccolo che hai conosciuto 25 anni fa. sono la stessa bambina insicura, maschiaccio, e bulletta, perfino, tutto per negare di avere paura, di essere sola e indifesa. sono io. e tu sei quella che ha martoriato il mio amor proprio per 20 anni. ma ora basta. te l'ho detto.

non cercarmi più, non parlarmi più.
ieri sera sotto la doccia, lontana dagli specchi e dai confronti, ho pensato solo "se ti fanno male i miei silenzi, immagina solo quanto potrebbero fartene le mie parole". perchè se aprissi la diga dei ricordi e del dolore, il fiume in piena ti travolgerebbe. ma travolgerebbe anche me. lo so. vomiterei fuori anni di paure, di insicurezze, di incapacità, di dolore. e ne sarei travolta. le forze distruttive vanno domate, quelle costruttive liberate. e non è sempre vero che per costruire bisogna prima distruggere.

le macerie fuori e dentro di me, mi ricordano che a volte fare terra bruciata non significa prepararsi a una nuova semina.

perciò respiro, contengo, argino. mi sfogo qui. mi sfogo di odi e amori incomprensibili. respiro di nuovo e cerco di concentrarmi.
un'altra volta mi hai fatto male. non sarai mai stanca? io lo sono, tanto. tanto da pensare di alzarmi nel mezzo di un esercizio e andare via. di prendermela con la mia amica perfetta. come hai fatto tu.
ma io non sono te. non sfogherò i miei malesseri su chi non ha colpa se non di starmi accanto. non abbandonerò l'esercizio.
arrivo in fondo alla serie. respiro. riparto. non sarò mai perfetta, ma forse un giorno potrò smettere di evitare gli specchi fuori e dentro me. forse un giorno sarò fiera di quello che ci vedo dentro.

domenica 20 gennaio 2013

il pomo della discordia

qui la comunità expat è relativamente piccola, soprattutto quella italiana. ci si conosce quasi tutti, come in un paese, si frequentano gli stessi posti e le stesse feste.

poi ognuno si crea un suo gruppo, ma è difficile evitare di incontrarsi più o meno regolarmente anche con quelli che si prediligono meno.

e come in un paese, nella migliore tradizione italiana, ci sono pettegolezzi, antipatie, rivalità, liti e discussioni, prese di posizione più o meno velate.

mi sono trovata già in uno di questi scontri e avrei voluto restarne fuori. avrei voluto potermi fare da sola un'idea ma non è stato possibile.

ora invece mi ritrovo ad essere io il pomo della discordia. c'è una ragazza che mi ha in fortissima antipatia. all'inizio era un sospetto, anzi forse addirittura potrei dire che all'inizio era reciproco. la trovavo fredda e poco comunicativa. ma adesso è una palese e addirittura sfrontata antipatia, che non si preoccupa neppure più di tanto di nascondere, almeno per il quieto vivere e per non mettere in imbarazzo amici comuni. io l'ho invitata in ogni occasione che non fosse strettamente di gruppo, lei invece ostentatamente non l'ha fatto. la prima volta ho potuto imputarlo al fatto sia che la sua festa veniva prima della mia -e quindi poteva non ritenere che fossimo abbastanza in confidenza- sia al fatto che ci conoscevamo da poco. ma quando ieri sera ha dato un'altra festa e non mi ha invitato, anche le più miti e diplomatiche tra le mie amicizie hanno dovuto ammettere che le sto antipatica. una di loro ha accennato al fatto che appena mi si conoscesce posso apparire snob e fredda e quindi è solo colpa di un fraintendimento.

ora, una parte di me, sebbene motificata, accetta il fatto di non piacere a tutti e vorrebbe solo lasciar correre. ma so anche che un motivo profondo per il voler lasciar correre è sicuramente il malessere che mi da l'idea di un confronto. d'altra parte, so che questa situazione mette in imbarazzo diversi amici.
e poi mi scoccia che per un'incomprensione si debbano creare tensioni.

stannotte l'ho sognata. ho sognato che mi abbracciava con l'affetto di un'amica e mi sorrideva. e ho visto come potrebbe essere bello il suo volto se non fosse sempre così teso e corrucciato quando mi incontra.

eppure mi chiedo due cose. la prima riguarda me: sono davvero snob? può la mia tendenza iniziale a stare un passo indietro per non scoprirmi troppo passare per snobismo e freddezza? io sono così?

la seconda è: ma non sarà egocentrico pensare di essere proprio io il pomo della discordia, o avere l'arroganza di pensare che se anche umilmente cercassi una riconciliazione lei sarebbe disposta a rivalutarmi? insomma, chi sono io per pretendere di piacere a tutti?

sono davvero confusa. e scocciata anche. mi sento alle elementari. è davvero necessario mostrare antipatia così apertamente. non basterebbero un po' di sane buone maniere per non imbarazzare nessuno e evitare queste guerre tra bambini?

giovedì 17 gennaio 2013

di sonno, sogni e risvegli e incoscienza

a volte le notti sono troppo brevi e gli hangover troppo pesanti per essere gestiti.
quando vai a letto alle due e ti alzi alle sette, vorresti solo un letto e un pigiama. però ieri sera ci siamo divertiti e poi a volte i sogni-benchè brevi- riconciliano.

mi piacerebbe saper capire cosa significano. sarebbe affascinante cogliere dietro le immagini cosa c'è.
eppure anche no. i sogni mi hanno riportato un'immagine persa da tempo che mi ha tenuto compagnia anche stamattina appena sveglia, quando, nonostante il sonno, persisteva una sensazione di benessere che derivava solo dal sogno. poi mi è piaciuto soprattutto perchè era solo un sogno.. che il è passato è passato e va bene così.

quando ho aperto la posta mi sono trovata questa frase tra i messaggi

what a terrible thing it is to wound someone you really care for - and to do it so unconsciously
Norwegian Wood, Haruki Murakami

ed è una frase bellissima e vera e perfetta. però chi me l'ha mandata dovrebbe sapere che ora per me avrà sempre il gusto di una excusatio non petita.
che l'unico modo che ho di completare la frase, se penso a lei, è "già..è proprio un peccato."
punto.
full stop.
gata, direbbero in uno dei paesi dove ho vissuto.
chiusa.finita.
è un peccato, ma hai perso la chance, la tua chance con me. non voglio dire che sarà sempre così, perchè la vita riserva troppe sorprese per impegnarsi a lungo termine su una posizione, e non vorrei mai dover essere granitica per sentirmi coerente.
però ci sarà un motivo se non ti penso mai a meno che tu mi venga a stuzzicare..chiudiamola qui, è più dignitoso. fattene una ragione e impara dai tuoi sbagli con me.

però non mi piace pensare così, non mi piace giudicare e stare in cattedra.. avrai avuto le tue ragioni, le tue motivazioni, le tue soggettività.. solo che mi lascia l'amaro in bocca sapere che non leggerò mai questo libro. perchè me l'hai consigliato tu e sarà sempre tuo, per me.

ecco una volta di più, hai sporcato una cosa bella della mia vita.
voglio solo pensare che, una volta di più, l'hai fatto so unconsciously


martedì 8 gennaio 2013

amici

non ridevo così tanto da settimane. ieri sera intorno un tavolo a parlare nell'inglese maccheronico di noi italiani, stressando accenti e pronunce solo nostre, mi sono sentita bene. davvero bene.

però che differenza dalle feste natalizie a casa. anche quelle con gli amici. è vero che io stavo male. ma forse la distanza forse la stanchezza, non c'era questo bel feeling che ho ritrovato qui.

poi stamattina ho sentito un'amica lontana ed ero contenta di sentirla.. però la telefonata mi ha lasciato l'amaro in bocca. perchè avevo la sensazione che nessuna delle due fosse in vena di condividere, perchè ha detto una cosa spiacevole e non lo so. voglio pensare che è stato solo un momento no. perchè io a questa persona tengo. tanto.
ma in questo momento della mia vita, sento forte il legame con gli amici incontrati qui, quelle persone con cui condivido questa vita strampalata.

sono felice, felice che siano tornati. felice di condividere il mio tempo con loro..che ne sarà di noi, dopo, chi lo sa.. ho la forte sensazione che, nonostante tutto l'affetto che provo ora per loro, non saranno parte delle mai vita dopo qui, mentre gli amici lasciati a casa..loro ci saranno sempre..
non so, li sento, li vivo, come una storia d'amore durante le vacanze. intensa, eccitante, fuori dall'ordinario..ma breve. che poi io sia stata tre anni con un ragazzo conosciuto al mare, questa è un'altra storia..credo..

lunedì 7 gennaio 2013

pensieri random

rileggendo i miei post mi sono accorta di aver sostenuto una lunga battaglia per non schierarmi in una lotta sotterranea tra due persone. e mi sono resa conto che senza pensarci troppo mi sono schierata.
così, solo una costatazione. non sono più arrabbiata con chi sentivo mi ha portata a schierarmi.

pensando al futuro mi sono resa conto che tra pochi mesi avrò finito ciò che riempie le mie giornate. e questo pensiero mi ha un po' annichilita. mi sono sorpresa di non avere nessuna idea di cosa fare dopo e di più. nemmeno la voglia di pensarci o pormi il problema.
rimando, inerte a tempi migliori.

vivendo questi giorni di passaggio ho capito che non sono pronta a riprendere i ritmi normali, se quaggiù esiste una qualche forma di normalità. mi sento ancora in vacanza. ho perso il conto dei giorni e delle settimane e mi sembra assurdo ricominciare il solito ritmo.

ieri sera ero in un locale che mi ha fatto sentire a casa e mi ha dato una speranza per questo paese. ma era solo un locale, solo buona musica e ragazzi normali che ballavano e bevevano.

mi sento come la mia tesi: pezzi di cut&paste senza legami tra loro, una lunga serie di pagine di cui non ricordo molto se non al sensazione che manchino di linearità, un percorso che si perde in mille bivi senza una meta. ecco come sono io e com'è la mia tesi. ho iniziato a scrivere senza sapere la fine, quindi senza essere forse in grado di mettere una parola fine; senza un filo logico rintracciabile. ma forse è solo una sensazione dovuta al work in progress. o forse alla soggettività. magari è necessario qualcuno di esterno che la rilegga-mi rilegga- per trovarvi un senso. eppure in fondo mi sembra una truffa, una semplice interpretazione per giustificare tanto uso di pagine e di vita.

giovedì 3 gennaio 2013

in mezzo

niente bilanci per me. non amo i bilanci.gli anni passano ma non è certo un numero nuovo a cambiarmi o a rendermi migliore.

il periodo di feste è passato. come sempre non ho avuto abbastanza tempo per chi volevo, ho corso, mi sono stressata, ho sofferto di una contrattura dolorosissima che ancora lascia strascichi, ho studiato pochissimo e ho mangiato troppo.

sono rientrata e ho fatto la turista con chi amo.
il capodanno è passato con una festa posticcia lontana dalle persone con cui avrei voluto festeggiare.
sto ancora facendo la turista che per una settimana ancora ho ospiti vari e non posso ricominciare i miei ritmi normali.
mi mancano le piccole cose. il mio bagno, prestato agli ospiti, il controllo della tv, curarmi di me, l'estetista, la possibilità di fare ciò che voglio quando voglio.
cose banali ma importanti.

ho voglia della mia vita, eppure so quanto sarà difficile riprendere il ritmo.
eppure sentirmi così, a metà di qualcosa, a metà tra due mondi sta diventando troppo pesante.
vacanze troppo lunghe quest'anno.

l'unica cosa che posso dire è che ho totale incertezza per il futuro e completo oblio del passato.
oggi mi sento così, in una terra di mezzo senza riti conosciuti o linguaggi comprensibili.
ho solo bisogno di tornare a me stessa.