gamibu

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giovedì 25 luglio 2013

mancanze impreviste

il corso prosegue. siamo alla fine della terza settimana. ancora una e poi sarà finita. cosa mi resterà di tutto questo? il sonno arretrato, lo studio notturno che odio, il freddo delle aule con l'aria condizionata sempre troppo forte, la scomodità delle sedie, le lingue che si mischiano in una babele di suoni più o meno sconosciuti.
ma soprattutto mi rimarranno queste vite attraversate come una meteora. questi volti a cui non sempre so associare un nome. questi ragazzi che mi hanno accompagnata per un mese.

ecco, forse io non sarò mai un buon insegnante. è troppo complesso e articolato. difficile e challenging. però ora so quanto mi piace trovarmi in una classe piena di adolescenti. ho sempre avuto il sospetto che mi sarebbe piaciuto. certo non con tutti ho un feeling. prediligo quelli bravi oppure quelli "difficili". forse perché mi immedesimo in entrambi. alcuni, gli strafottenti, i timidi, gli annoiati, non mi piacciono.
e certo, non ho dovuto gestirli io, insegnare loro, ascoltarli e guidarli, però alcuni di loro mi sono entrati dentro. mi spiace sapere che non li vedrò mai più, che non conoscerò quel che sarà delle loro vite, se le ore di lezione scivoleranno via come acqua o se qualcosa resterà.

sento che per poter essere un buon insegnante dovrò imparare prima il distacco, i ruoli, io che vorrei solo essergli amica, chiedergli di loro, seguirli nel loro cammino. forse mi immedesimo troppo.

insomma, non so se mai sarò un buon insegnante. ma so che questi ragazzi, soprattutto alcuni, mi mancheranno. mi mancheranno certi sorrisi, certe arroganze adolescenziali, certi slanci, certe complicità. mi mancheranno.

devo sicuramente imparare il distacco, ma fino ad allora mi godo la mia spontaneità e la loro.
e poi? poi mi resterà il colore del grano.
 

lunedì 22 luglio 2013

incompresa

sono giorni in cui mi sento sovraccarica: sovraccarico di informazioni, di cose da fare, di pagine da studiare. dormo poco, mangio male, fumo troppo. mi manca la serenità  per vedere le cose con obiettività. era tempo che non mi sentivo più così. tempo che non avevo tempo per fermarmi, riflettere.
è tutto un incastro millimetrico, che non tiene conto delle mie esigenze interiori. anche aggiornare il blog è diventata un'impresa. tranne stasera, quando scrivere è diventato un bisogno così impellente da farmi derogare gli obblighi.

sono stanca e soprattutto mi sento incompresa. da chi sottovaluta il mio sforzo, dicendomi che questa è la vita di tutti, che non mi devo stupire o lamentare, tutti combattono ogni giorno per avere un minuto per se. a chi mi incasina tutta l'agenda pensando principalmente alle sue esigenze e a come è fatta lei, come riuscirebbe, preferirebbe gestire le cose, cercando di impormi non solo i suoi progetti ma la sua filosofia di vita.

sono davvero arrabbiata e piena di energie negative di cui liberarmi. metto su i muse, aspetto che facciano effetto, aspetto la lezione di kick e penso che ora darei dei calci bellissimi, perché sento tanta di quella rabbia pronta a esplodere che è una fortuna che io sia sola in casa.

e poi penso che vorrei solo dormire e dormire. oppure ballare tutta la notte. o anche solo concedermi una birra. invece torno ai miei libri, io e il mio inutile senso di essere incompresa.
io e la mia patetica rabbia.

 

martedì 16 luglio 2013

nostalgia

era solo un sogno. ma non ti sogno mai. mai com'eri prima. mai quando eravamo amiche.

ti ho sognata com'eri e mi sono svegliata con una nostalgia assurda. di te. di me. delle estati pigre della preadolescenza quando ancora eravamo amiche. quando non mi avevi ancora fatto del male. quando non era il tuo gioco preferito, scovare i miei punti deboli e usarli per ferirmi. e mi sono svegliata con una rabbia pazzesca. per quello che sei diventata negli anni successivi. perché non so quando sei cambiata, dove ci siamo perse. ho amato la ragazza che eri e odiato la donna che sei diventata.

ho sentito nostalgia di me. di quella ragazzina timida e goffa, che pensava di essere così fortunata ad essere tua amica.

forse frequento troppi adolescenti. in quelle classi piene di ragazzi coi loro sogni e le loro, paure vedo la distanza e la vicinanza con quella me stessa. li guardo e mi viene una voglia terribile di abbracciarli e rassicurarli e dire loro che devono godersi ogni secondo perché finirà tutto così in fretta..gli anni del liceo, gli amici per sempre, il primo amore, le occupazioni, le estati lunghissime... scivola via tutto e io mi trovo con un pugno di sabbia in mano, sotto questo sole implacabile, in questa estate che non finisce mai, in questo paese assurdo e incomprensibile. mi trovo con un pugno di sabbia in mano e sento questa nostalgia ingestibile. mi manca tutto: i temporali estivi, la compagnia del parcheggio, le amiche per sempre, le risate senza senso. mi manchi tu. mi manca la fiducia cieca nei futuri splendenti, quando pensavo, credevo, sapevo che sarebbe andato tutto bene.

attenzione, non tornerei mai indietro. sto bene. sto bene come "adulta", sto bene ad insegnare invece che a imparare..ma non so come spiegarlo.. è solo nostalgia canaglia. era solo un sogno. per fortuna solo un sogno e i sogni svaniscono al mattino. per fortuna.

lunedì 1 luglio 2013

vittorie e sconfitte

ieri sono rimasta tappata in casa. lo ammetto avevo paura. però quando ho visto  la manifestazione assieparsi sotto casa mia per marciare verso la piazza simbolo ho pensato "è una grande festa". ho visto famiglie, bambini, cani con la bandiera intorno al collo. ho sentito cori e visto bandiere. ho pensato: ce la faranno, sarà pacifica. ho pensato: potrebbe essere una grande vittoria della democrazia. magari il governo non cadrà, ma loro avranno vinto, in un modo bello e democratico.

ho atteso ore ho guardato in streaming le immagini di folle oceaniche che inneggiavano la libertà in tutto il paese..mi sono pentita di non essere lì.
la notte è passata relativamente tranquilla e stamattina, nonostante le notizie di alcuni morti, pensavo che l'avessimo sfangata. il mio quartiere era quieto, normale.

sono uscita, ho passeggiato, la gente parlava, eccitata, e si abbracciava felice. mi sono chiesta "ma hanno vinto?" perché certe volte quando vedi le cose da troppo vicino le vedi distorte e quindi non capivo.
in realtà non hanno vinto, non ancora. ma la gioia di esserci stati, di aver fatto tutto da soli, dal basso, li riempiva di eccitazione e aspettativa.

io ho pensato "finisce qui..qualche giorno di manifestazione e si accorgeranno che non bastano le folle a cambiare un governo eletto democraticamente, per quanto incapace e fortemente osteggiato. però è bella la loro sconfitta, piena di dignità e pace e democrazia".

pochi minuti fa un'ansa ha sconvolto tutto. ora sappiamo che vinceranno. ma non vinceranno davvero. l'esercito ha deciso di cavalcare l'onda, rubargli questa seconda rivoluzione, usarli, loro, carne da macello, e i loro ideali, parole vuote ma utili per chi se ne approprierà.

gli occhi mi pungono di lacrime non piante. per la seconda volta in 3 anni, si stanno facendo scippare la rivoluzione. per la seconda volta il popolo che si mobilita necessita di una guida più forte, che non è guida ma "dittatura"..

fuori da casa mia festeggiano! sentono di aver vinto.
quanto ci metteranno questa volta ad accorgersi che hanno perso di nuovo?

di nuovo lo stesso problema: vedono le cose da troppo vicino e le vedono distorte. non capiscono, non realizzano che oggi è un brutto giorno per la loro neonata democrazia. non è il giorno della vittoria, ma quello della sconfitta, del compromesso umiliante, è la vittoria dei poteri forti sul volere popolare, dell'elité che ancora e di nuovo li userà e li schiaccerà.

e io sto qui in casa.. aspetto gli eventi.. ho di nuovo paura. non per me, stavolta. per loro.