gamibu

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domenica 25 novembre 2012

shame on me

quand'ero al liceo mi vergognavo di quell'unico bisnonno ancora vivo che aveva visto la guerra, troppo vecchio per farla, ma mai schierato. nè partigiano, nè fascista. un qualunquista. uno che pensava solo al suo interesse. quel nonno piccolo borghese, io lo rifiutavo. sognavo rivoluzioni e il terzo mondo, avevo il poster di Che Guevara in camera e mi infiammavo per le ingiustizie di paesi più o meno lontani. pensavo che se avessi avuto l'occasione di vivere in un posto o in un periodo in cui si lottava per la libertà e la giustizia, sarei stata in piazza, senza paura, perchè nulla è più giusto di combattere per degli ideali e dei valori così alti.

oggi vivo in un paese che lotta per quegli ideali. o almeno sembra. diciamo che chi è piazza è guidato dagli ideali, ma ho forte le sensazione che dietro ci siano eminenze grigie e poteri oscuri più forti che guidano come burattini questi ragazzi carne da macello.

oggi potrei scendere in piazza (potrei? non saprei se mi accetterebbero in realtà) e invece sto rintanata nel mio quartiere da expat aspettando che l'ondata passi, controllando i rischi che corro, declinando inviti a cena che prevedono spostamenti e rinunciando persino al voto perchè l'unico posto dove è possibile qui, è nel cuore della zona rossa.

e un po' mi vergogno. nonostante abbia molte spiegazioni sagge e razionali, so che sto tradendo la me stessa terzomondista del liceo, quella della piazza, quella antifascista e radicale. lei mi guarderebbe schifata e si chiederebbe chi è quella piccoloborghese che esce a cena in ristoranti da stranieri mentre in piazza i ragazzi lottano. e forse neppure si chiederebbe perchè lo fa. ma io me lo chiedo. e la risposta è ancora più triste. perchè c'è paura. e c'è indifferenza.

io che bruciavo del fuoco sacro degli ideali, ora mi accontento di sperare per loro che vincano. e di sperare per me che non mi tocchi scappare dal paese.

e non so come giustificarmi. ma sento un distacco per la loro lotta che mi spaventa.  e le parole di quella canzone che cantavamo contro tutte le guerre ingiuste sono solo un'eco spenta nella mia memoria.


Sólo le pido a Dios
que el dolor no me sea indiferente,
que la reseca muerte no me encuentre
vacío y solo sin haber hecho lo suficiente.

Sólo le pido a Dios
que lo injusto no me sea indiferente,
que no me abofeteen la otra mejilla
después que una garra me arañó esta suerte.

Sólo le pido a Dios
que la guerra no me sea indiferente,
es un monstruo grande y pisa fuerte
toda la pobre inocencia de la gente.

Sólo le pido a Dios
que el engaño no me sea indiferente
si un traidor puede más que unos cuantos,
que esos cuantos no lo olviden fácilmente.

Sólo le pido a Dios
que el futuro no me sea indiferente,
desahuciado está el que tiene que marchar
a vivir una cultura diferente.

sabato 24 novembre 2012

imparzialità

ho sbagliato. ma lo dico con una certa serenità.

mi sento in una versione edulcorata di romeo e giulietta.
nella bella ...dove si svolge la nostra scena, ci sono due famiglie rivali. e io sono mercuzio, più o meno, nel mezzo. ma vorrei evitare di farne la fine..
il paragone non è del tutto fuori luogo, visto che tra i pomi della discordia c'è una serata a teatro.

insomma non sono stata capace di restare davvero in mezzo, come mi ero promessa. non sono stata capace di tacere, come mio solito..per protagonismo, per bisogno di sentirmi importante, di sfogare una frustrazione, di rassicurare.

ma così ho sporcato uno dei due rapporti, per forza, l'ho sporcato di silenzi, che ancora avrei potuto perdornarmi, e di bugie, che avrei potuto tollerare, di giudizi, e questi ultimi sono stati troppo.

sono andata a letto con la sensazione fastidiosa di aver bevuto troppo, la voglia di aver tenuto chiuso la bocca, e una rabbia sottile verso la romeo che mi ha "costretto" a schierarmi in sua difesa, con la certezza che come mercuzio sarei "morta" maledicendo entrambe le famiglie.

mi sono svegliata consapevole che ne' romeo ne' giulietta hanno alcuna responsabilità nelle mie eccessive chiacchiere e un fastidio tutto mio per non aver saputo essere imparziale, che non significa neutrale come la svizzera, ma equilibrata in me stessa e con loro.

adesso lo sforzo è recuperare questa posizione più autentica non da zero ma da meno tot, e mantenerla. perchè schierarsi è molto più facile, ma anche molto più sciocco, se non si vede il torto e non lo si subisce.
e io non voglio ne' riappacificarle, che è storia loro, ma neppure perderle per goffaggine o parzialità.
e allora combatto contro la strada più facile e cerco di restare imparziale


martedì 20 novembre 2012

forte di fragilità

alla fine del mare ho trovato uno spirito forte e fragile. chiuso ma aperto. sognatore e cinico.

mi sono specchiata in questo spirito. ho provato, io sempre timorosa dei giudizi, a guidare le sue parole in un sentiero fatto solo delle mie.
ho lasciato che trasparissero le mie ansie, le mie insicurezze, le mie difficoltà, perchè si sentisse a suo agio a parlare delle sue.

ho cercato di spianarle la strada, perchè si sentisse al sicuro, al di là dei giudizi e delle convenzioni.

ho condiviso e mi sono confrontata.

è uno spirito nuovo con cui invento una relazione diversa da tutte le altre. ma non è sempre così? non sono forse io stessa diversa ogni volta? diversa e uguale. uguale a me stessa, diversa dall'idea preconcetta che avevo di me.

spero che la mano tesa abbia aiutato chi, per un momento, si è sentita smarrita.

e mi sono sentita forte delle mie fragilità.
e mai come ieri ho sentito quello che mi diceva la psico prima di chiudere la terapia. lei che mi diceva che ci sarebbe stata sempre, risuonando dentro di me, nelle mie parole e nei miei gesti.
ho passato alcuni mesi- mesi che non ho contato- a scuotere la testa e a pensare che fossero solo parole per addolcire un addio. ieri invece l'ho trovata. ironica e dolce, irriverente e rassicurante.

aveva ragione lei.

lei che sapeva che ci sarebbe stata. io che sono contenta di essermi potuta ricredere.


domenica 11 novembre 2012

diplomazia

non so se dio se ne sia scordato o non rientrasse proprio nel mio patrimonio genetico, ma io sono totalmente sprovvista di diplomazia. e dirò di più, la diplomazia mi irrita.

questo non significa che abbia la tendenza a passare come un caterpillar sui sentimenti altrui, ma più frequento alcune persone dell'ambiente diplomatico e più mi accorgo che risulto goffa e casinista accanto a loro. insomma, io dico quello che penso, anche le parolacce; sono ironica e a volte anche sarcastisca; non conosco l'etichetta e per me invitare a casa per due spaghi, di solito significa che faccio due spaghi e chi c'è c'è.

soprattutto sono distante anni luce dal meccanismo perverso del se inviti tizio, devi invitare caio ma non sempronio e se sempronio ti invita resta sul vago con caio ma di a tizio che sempronio ti ha invitato ma che non l'hai detto a caio..

vi è già venuto mal di testa? a me si, e pure una discreta nausea..

insomma, se tutti ci dicessimo le cose come stanno non sarebbe più facile? se io invitassi chi mi pare non sarei più felice? se uno non mi vuole invitare e gli altri dicessero candidamente dove vanno non eviteremmo imbarazzi da terza elementare?
insomma io ci ho lavorato 5 anni con la psico per accettare un "rifiuto" e se ora ci riesco- anche se non con tutti, lo ammetto- perchè gli altri vanno in paranoia al mio posto?

non so è che tutte ste seghe mentali mi tirano fuori l'ottavo di sangue bergamasco e mi parte un "ma va a cagher" (che però mi sa che è lombardo più che bergamasco)..

poi respiro e mi dico che poverini, sono davvero in una situazione allucinante  a vivere così e allora lascio correre, lascio organizzare a loro, lascio che decidano chi si chi no e chi forse.
tanto a me cambia poco, mi sbatto meno e non mi rovino il fegato..


martedì 6 novembre 2012

metti una sera a cena fuori..

a volte la vita ti riporta sensazioni e odori di altri giorni.
entro nella casa e la prima cosa che mi dicono è di togliere le scarpe.
entro in sala, una strana casa che ricorda quelle degli studenti. sulla tavola, piatti esotici mai assaggiati, intorno persone di ogni nazionalità, con storie assurde alle spalle. sento racconti che non sentivo dai tempi di londra, oltre dieci anni fa. vite incrociate e percorsi tortuosi per finire tutti intorno a questo tavolo.
la storia più banale, la mia. intorno scelte al limite del paradossale, incomprensibili, ma belle.
dopo cena, una chitarra, canzoni in tutte le lingue: una nenia per bambini in coreano, voci calde sudamericane, ballate da provincia americana, suoni arabi.

si beve rigorosamente analcolico, si mangia brigadeiro. si chiacchiera in ogni lingua.
casa spartana, freddo tecnologico, caldo di umanità.

mi ritrovo in una soffitta londinese, scalza, ad ascoltare un brasiliano cantare la sua saudade. mi ritrovo nei collettivi studenteschi fino a tarda notte, mi ritrovo a dibattere di politica e cultura e sociale.

e mi trovo e non mi trovo.
io con le mie scarpe col tacco, la mia camicia di seta e le collane brillanti. e mi dicono che sembro un'artista. strana idea di artista italiana hanno da queste parti.

mi trovo e non mi trovo.
vorrei dire mi trovo ma non sarei sincera. posso dire così sono stata. ma non sono più. e allora sento una specie di agitazione alla bocca bocca dello stomaco, misto di disagio e partecipazione, vorrei ma.

però sento anche un caldo dolce e un po' di nostalgia.
sono vite non vissute che mi scivolano accanto.
sono vite non mie.
sono vite che vale la pena di incrociare.

domenica 4 novembre 2012

respirare

settimana sballata col weekend che inizia di mercoledì sera e finisce domenica alle 2. e no, non sono andata via, ma è arrivata la teenager che mi tiene compagnia in qualche pezzo di vita.

ed è andata bene, anche se mi sono trovata sprovvista di pc, connessione e intimità.
ma ora che è partita con la sua valigia, le sue risate, i suoi libri di scuola e le stupidate, la casa è super silenziosa.

ho chiuso la porta ho sospirato di soddisfazione -silenzio, ordine, pc di nuovo mio- e poi ho sospirato di tristezza..

e va beh sarà l'eccesso di silenzio. ma adesso mi riabituo..

riapro i libri e torno a me..però mi mancheranno i discorsi sconclusionati davanti a un caffè e le sue chat interminabili di cui racconta spizzichi.

nel frattempo la settimana è scivolata via, due sere fuori e molto studio sono in lista per la settimana che viene, ma soprattutto -se possibile- meno vita sociale.
ho bisogno di un libro, un lenzuolo -che qui il piumone è impensabile- e chiacchiere sul divano solo io e lui.

che me la godo un sacco la vita sociale, ma ogno tanto bisogna pure fermarsi a respirare..