gamibu

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mercoledì 30 ottobre 2013

nella vita ho due passioni: i libri e la storia. sono due passioni che si mescolano bene. ho sempre pensato che avrei lavorato coi libri e con la storia, o con la storia dei libri, o con i libri di storia, o.

invece sono specializzata in un campo diverso: sogni irrealizzati. non è neppure un lavoro, nel senso che non mi pagano per esserlo, però ho un'esperienza non indifferente in questo settore. sogni irrealizzati per paura, codardia, incapacità. qualsiasi sia il motivo, io sono preparata.

nella mia testa navigano almeno cinque romanzi, storie diverse che si intrecciano, fili sottili che seguo prima di addormentarmi. neppure uno è un incipit sul computer. per la ragione di cui sopra, direi. perché ho paura di non saper scrivere ma soprattutto, perché sono una lettrice. invento trame, e poi aspetto che mi venga svelato il finale, sono curiosa, ma non mi sento in grado di scriverlo io quel finale. perché bisognerebbe sapersi prendere la responsabilità suprema, quella che mi spaventa profondamente: provare a realizzare un sogno. sapendo che potrei fallire e, soprattutto, esponendomi al giudizio degli altri.

sarà per questo che ho "scelto" la mia specializzazione. devo dire che non ci faccio molto, ma mi fa sentire piacevolmente preparata nelle chiacchiere da bar. se puoi definirti un fallito prima ancora di averci provato, forse hai un certo fascino...

faccio ironia.

ho sempre pensato che fosse un buon modo per affrontare le paure. non so neppure se stavolta è paura o solo consapevolezza.
non sono particolarmente triste all'idea di non aver avuto il coraggio di realizzare neppure un sogno. non ho mai avuto la costanza e il fuoco sacro che immagino servano per farcela.
non mi lamento della mia medietas. vivo la vita con gli strumenti che ho, cerco di migliorarmi per quel che riesco, provo a essere coerente con le mie scelte, a essere onesta, autentica.
forse di più non so fare.
perché nessuno di quei romanzi merita di essere scritto, nessuno dei sogni che ho avuto l'ho sognato abbastanza forte. forse un giorno troverò la mia strada, o una strada che possa essere mia. solo, mi chiedo: è possibile trovarla se non la cerco?

martedì 29 ottobre 2013

la traversata dei sensi

nell'i-pod parte una canzone, mando avanti veloce, perché, prima che me ne accorga, sono in un letto sudato, in una soffitta lontana nello spazio e nel tempo, alla luce verdastra di uno schermo di pc, acceso tutta la notte, per mandare in un eterno repeat quella canzone.
è bizzarro, il senso più sopravvalutato è la vista, forse perché i nostri ricordi sono quasi sempre visivi, almeno quelli più facili da ripescare. eppure non sono i più forti, quelli che colpiscono come uno schiaffo. i ricordi visivi sono al nostro servizio, possiamo selezionarli, ripescarli quando vogliamo, giocarci, modificarli, plasmarli in un certo senso, rivederli mille volte come un video di youtube, skipparli.

sono gli altri sensi che non so gestire.. una canzone, per esempio. anche se posso scegliere di ascoltarla, in un certo senso i ricordi che richiama alla mente, non posso selezionarli. arrivano potenti e univoci, immagini che scorrono..la colonna sonoro-visiva della mia vita.

ci pensavo mentre saltavo la canzone. ci sono persone della mia vita, ombre incontrate superficialmente soprattutto, che stranamente sono collegate in maniera irreversibile ad una certa canzone. non parlo della canzone, nel senso da matrimonio americano dove si suona la "canzone" della coppia. intendo in maniera inconscia, e a senso unico. ossia per me quella canzone è una persona. e di solito una persona così poco permanente nella mia vita che neppure lo sa.

è strano. chissà se anch'io per qualcuno a cui non dedico mai un pensiero sono una canzone. e chissà quale? magari non è neppure una canzone che mi piacerebbe.
quando ero ragazzina mi è successo.. un ragazzo incontrato quasi casualmente, era per me associato ad una certa canzone.. in una di quelle lunghe telefonate adolescenziali gliela feci ascoltare.. lui, senza neppure capire cosa voleva dire per me condividere questo segreto con lui, me ne fece ascoltare un'altra in rimando. una che io odiavo e che mi sembrava così sbagliata da provare imbarazzo per lui. da allora questa strana associazione musica-persone l'ho tenuta per me. non l'ho mai più condivisa, temendo che l'enorme delusione e il senso di mutua incomprensione si potesse ripetere.

mi fa sorridere pensare che meteore nella mia vita, siano ancorate a me in maniera così incancellabile da una canzone. forse è una sorta di legge del contrappasso. più queste persone sono state poco importanti nella mia vita, più non posso liberarmi del loro ricordo per via di una canzone.
forse semplicemente occupano quella parte di ricordi visivi che non vedo motivi per ripescare, ma una volta innescati da una canzone sono ancora più sconvolgenti degli altri perché lasciati nel dimenticatoio.

se non volessi più ritrovarli forse basterebbe cancellare le canzoni dalle playlist. ma forse in fondo voglio che siano lì. voglio che quelle canzoni li richiamino alla memoria. perché sono parte di me. perché nonostante il modo in cui è andata a finire, il ricordo di quella soffitta è un ricordo. e io amo i ricordi. tutti. anche se a volte salto una canzone.

domenica 27 ottobre 2013

noia

ho trascorso le ultime settimane tra serial americani e canzoni e sinceramente l'unica nota positiva è una migliore competenza passiva dell'inglese.. sto letteralmente buttando via le mie giornate e non è che possa colpevolizzare qualcuno a parte me stessa. ho dato l'esame, in attesa dei risultati dovrei iniziare a muovermi ma non faccio nulla. mi crogiolo nello stato di vuoto e inutilità dei miei giorni.
me ne vergogno. abbastanza da voler evitare di sentire mia madre, perché sento che la sto deludendo.
ma poi mi immergo in un mondo parallelo fatto di storie e parole e vite altrui, e riesco a dimenticare per qualche ora quanto stia sprecando la mia vita.

non è che io sia infelice. infelice è una parola troppo grande. sono insoddisfatta. ma soprattutto sono superficiale. preferisco non scavare. non voglio chiedermi troppo il perché. non voglio risposte.
voglio solo che la musica sia abbastanza alta da coprire i miei pensieri.

mi lascio vivere soprattutto, ma davvero non posso dire di stare male. solo non mi riconosco in questo vuoto.

però con gli anni ho imparato anche a darmi tempo. sotto la cenere di queste giornate tutte uguali, so che qualcosa lavora per armi trovare una strada che possa essere mia. sono io che lavoro, anche se vista da fuori sembro solo annoiata.

a volte serve tempo per fare la prima mossa.

lunedì 7 ottobre 2013

16 anni e esami

a 16 anni avevo una vespa gialla limone. la mia vespa aveva un nome (!). si chiamava sandinista -detta sandy- come l'album dei clash. non voleva mai partire. soprattutto in certe mattine d'inverno quando ero in ritardo per scuola.
a 16 anni sapevo esattamente cosa avrei fatto della mia vita. avevo un ragazzo, degli amici e una chiarissima idea del giusto e dello sbagliato.

stamattina andando all'esame, ho visto un tipo che non riusciva proprio a far partire la sua vespa. era vecchia, mal tenuta e - ci scommetto- non aveva un nome. però mi ha ricordato le mattine della mia adolescenza, quando stufa di spingere rimettevo sandy in garage imprecando e chiedevo a mia madre di portarmi a scuola. e mi sono ricordata di quanto era bello avere 16 anni e tutte le certezze.

l'esame è fatto, consegnato, imbustato e -spero- in spedizione.
i risultati tra due mesi. sono scaramantica, perciò non dico nulla delle sensazioni. non controllo nulla.

adesso prendo un libro, magari uno di quelli che leggevo a 16 anni. mi rilasso e mi dimentico che a più di 30 anni ho ancora meno certezze che a 16.

venerdì 4 ottobre 2013

riflessioni di un weekend di studio

weekend sui libri, sola a casa. io, il gatto, la bottiglia di evian, youtube in sottofondo.
mancano solo 3 giorni. lunedì l'esame. temo di non passarlo. ma tutt'a un tratto mi rendo conto che in realtà conta fino a un certo punto. cioè, lo voglio passare, ci tengo. credo che ne potrò ricavare qualcosa di buono e temo di non farcela.
ma l'altra sera prima di addormentarmi ho detto al mio amore "questo è l'esame più importante di tutta la mia vita".. e poi sono scoppiata a ridere.. perché non è vero.
tutti gli esami sono importanti e la vita è piena di esami. ne ho fatti parecchi, altri ne farò. alcuni più tranquilla altri più in ansia. alcuni pensando mi avrebbero cambiato la vita, altri perchè dovevo. ma sicuramente questo non è il più importante. non è la porta per realizzare un sogno, è solo il modo per trovare un lavoro accettabile, iniziare un'avventura nuova, che però non credo proprio sarà la mia avventura.

è tanto che non immagino più una vita regolare, con un lavoro stabile. so che la mia vita non sarà così per un pezzo. e ho imparato a farci i conti, con sogni che non vanno oltre qualche mese, al massimo un paio d'anni. perciò è ridicolo, in una vita così incerta e instabile come la mia, pensare che qualcosa sia per sempre.

più cresco e meno certezze ho. il cambiamento è una certezza. e col tempo ho imparato a fare i conti con me stessa e ho capito che in fondo mi piace. mi piace non sapere dove sarò fra un anno. mi piace pensare che le radici siano elastiche invece che statiche e immobilizzanti. mi piace sapere che ovunque io sia, una connessione a internet, il mio kindle e i contatti dei miei amici sono tutto quello che mi serve per sentirmi a casa. però ho l'anima di una che si ferma, che costruisce. perciò continuo a costruire, sapendo che devo essere flessibile e che tutto quello che creo deve poter stare in un container. invece che formica devo essere chiocciola, per potermi portare dietro ovunque vada, la mia casa.

forse è per questo che studio tanto. quello che hai dentro, te lo porti sempre dietro. forse era il mio destino, visto che non so costruire nulla con le mani. forse devo osare, buttarmi dal burrone, per scoprire se volo. forse devo iniziare a costruire con la testa. o forse col cuore.

intanto torno ai miei libri, ai miei non-progetti, all'ora e qui. poi, magari, un giorno avrò anche il coraggio di scoprire se so volare.