gamibu

gamibu

sabato 31 dicembre 2011

caos caldo

non mi piacciono i buoni propositi, non amo le feste comandate, i miei amici sono distanti, la famiglia l'ho già sorbita a natale, non so fare bilanci perchè non so dare voti alle cose.

ogni anno prende e da quanto vuole e quanto vuoi.
ho una vita piena di progetti e cose da fare e tutto corre a 220 in corsia di sorpasso. la to do è sempre piena zeppa, sono stanca ma anche felice.
che mi succede? sono senza parole, perchè ho gli occhi e le mani piene e finchè non riporrò tutto in ordine sarà solo magma primordiale e caos. posso solo dire che è caos caldo e arancione, non sembra poter far male. caldo e arancione. e un po' verde.
poi verranno i piani, le parole, le cose da fare. ora mi riparo dal vento, mi metto qui, a riposare, quel tanto che basta per essere pronta di nuovo per la nuova vita che mi attende.
il tempo per speranze e malinconie, saluti e scoperte, verrà dopo.
ora gli occhi mi pungono di lacrime non versate, le labbra morse per le parole non dette, gli abbracci non dati.
mi mancherà tutto e tutto avrò. perchè la vita è così: senza definizioni, senza aggettivi. solo, piena.
che la terra mi sia lieve, come spero di esserle io.
questo è l'augurio che mi faccio.
e che faccio anche a voi.
poi torneranno anche le parole. ma per ora solo emozioni da decomprimere. come quando fissi il sole troppo a lungo e poi chidi gli occhi e non esiste più il buio, ma neppure puoi dire di vedere.

martedì 20 dicembre 2011

di relazioni familiari e altri casini

che saremo tutti un po' freudiani ma i rapporti coi genitori a volte sono una fatica immensa.
che coi miei lo sono un po' di più. che è tutto un taciuto, sguardi tesi, voci preoccupate ma mai il coraggio dei propri pensieri. che ci lavoro da un sacco per uscire da questi schemi relazionali ma che a volte mi sento sola in questa lotta perchè dall'altra parte sembra che neppure si accorgano di questo mio sforzo.. e va beh ovvio, se no che sforzo sarebbe? solo che il mio ego narcisistico e onnipotente si rifiuta di accettare che io non li possa cambiare e che io debba accettarli -appunto- per quelli che sono.. e allora mi infurio, litigo mentalmente con loro, fumo troppe sigarette e quando li sento faccio finta di niente.

ecco ora sono tormentata da un dubbio. parto e vado in un posto un po' pericoloso. lo so io, lo sanno loro. da 3 giorni li sento e non dicono nulla. i primi due giorni pensavo fosse per mancanza di tempo, ma quando ieri sera non hanno detto nulla devo dire che mi è scappato un sospiro di sollievo e una parolaccia mentale.. il sospiro per codardia -almeno non devo discuterci visto che ci andrò lo stesso e comunque anch'io sono preoccupata e ho ben poco per rasserenarli- la parolaccia perchè..beh perchè vado in un posto pericoloso ma loro, pur di fare quelli che non si immischiano nella mia vita, fanno finta di niente. come se far finta di niente non fosse un immischiarsi più velato..
poi mi chiama mia sorella e mi dice che dovrei dire qualcosa a nostra madre perchè anche se tace, si vede che è preoccupata.
ora io mi dico: devo stanarla? devo darle rassicurazioni -vaghe e poco credibili- non richieste mettendomi nella posizione della "excusatio non petita" e costringendola a esporsi oppure devo lasciarle la libertà di fingere che sia tutto ok?
ancora una volta il dilemma è: cosa è più maturo? dov'è il limite di intervento possibile sugli altri? quando alzare le spalle e quando combattere?

ho molti dubbi su come comportarmi. quello che più mi dispiace è che sempre più mi rendo conto della mia incapacità di essere sincera con loro. non me la sento di dire che sono preoccupata, perchè questo vorrebbe dire armarli. e siccome non so deluderli e contraddirli apertamente gioco al "gioco del silenzio" e mi nascondo e faccio finta di niente.

e chissà poi perchè mentre lo scrivo, mi sembra proprio la descrizione del loro atteggiamento...quello che mi irrita tanto e vorrei combattere.. certi atteggiamenti si mutuano, non c'è niente da fare, certi incastri sono difficile da spezzare, certe ambiguità permangono.. relazioni familiari incastrate, quando ci si libera degli spettri che ci hanno nutriti per anni?

lunedì 19 dicembre 2011

paura (?)

sto diventando prudente o solo spaventata? parlo di questa nuova meta agli amici e mi trovo a dubitare di me e della possibilità di viverci serena. mi dico che esagero
poi accendo la tv, e la notizia gira in fondo ai tg: nuovi morti, nuovi scontri.
allora mi dico: sono pazza anche solo a pensarci? oppure la tv enfatizza tutto? ci vendono una versione pessimistica per farci cullare nel nostro brodo di cultura occidentale e crisi economica senza lamentarci troppo -per la serie: guardate come stanno messi gli altri- oppure depotenziano la notizia tanto chi se ne frega mai da noi di chi non è nostro vicino di casa?
e poi la mia amica che ha viaggiato mi dice con un sorriso: se tu non dovessi andare in tutti i posti che la farnesina segnala non verdi, non andresti da nessuna parte. sarà vero?
cerco scuse perchè non voglio andare? cerco risposte perchè voglio andare?
e poi non poterne parlare per non armare il braccio che vuole fermarmi rende tutto un po' più difficile..ma magari è solo una mattina così perchè stanotte sognavo serpenti.

domenica 18 dicembre 2011

io non saprei

troppe mattine che mi sveglio e sento un buco nello stomaco, e non è fame. troppi giorni a pensare, ipotizzare, pesare, ma senza reali informazioni che -chissà perchè- non cerco. troppi se e ma, troppe cose cui rinunciare, troppi dubbi sull'avvenire. ma tra una settimana parto e vado a vedere l'altra parte del mare, a ipotizzare una vita lontana eppure con radici vicine, che il mare lo stesso e se il colore e la religione, non proprio, però si assomigliano.
e io credo fermamente che se non hai pregiudizi è difficile venire smentito. che molto del male viene da preconcetti e reciproche chiusure.
e certe peplessità altrui sono anche mie, e non posso ammetterlo, per spuntare le armi a chi non vorrebbe vedermi partire, non per veri timori ma per egoismo di non dover soffrire la mia lontananza..che in alcuni mi fa sorridere e mi scalda il cuore, con altri mi fa arrabbiare il cieco egoismo di non vedere mai il mio bene diverso dal suo, il bisogno di pensarci allineate al 100% e che non sia possibile che io voglia qualcosa che lei non vorrebbe.
e che poi stavolta parto senza aiuti, che la psico dice che è il momento di finire e a me vengono i brividi al pensiero di affrontare il mondo là fuori senza di lei, che nel bene e nel male ormai lei è la mia ancora da tempo - troppo?- e senza mi sento persa, senza guida..ho paura di ricadere negli schemi, di non ricordare nulla di quello che ho imparato..ma lei sorride delle mie paure e mi rassicura.
eppure sarò io, da sola. col mondo davanti, intorno e dentro.

lunedì 12 dicembre 2011

la mia vita

di abbracci che tolgono il fiato, di montagne di biscotti ai gusti più diversi che si ammonticchiano sul tavolo, di farina e cocco in polvere, di cioccolato fuso e marmellata di limoni, di paure e sollievi, di troppa gente in giro, di caffè e aperitivi in cui mi sento totalmente in sintonia con la persona che ho davanti, di parole non dette o urlate o sussurrate, di libri da leggere, di sole e pioggia, di biglietti aerei, di incastri da funamboli, di gatti e gabbie, di parenti e non, di una neve che non arriva e un tiepido persistente, di stupore -in occhi altrui e nei miei-, di bisogno di comunicare con qualcuno equilibrato, di avanti-indietro troppo spesso, di sonno accumulato, di caffè e sigarette, di regali fatti e da fare, di pacchetti e serial americani, di sogni e passioni, di natale che si avvicina, di famiglie ridotte e allargate, di persone egoiste e generose, di slanci appassionati e timidezze, di mostre e film che non vedrò, di libri che spero di leggere, di comprensione e incomprensione.

di tutto questo è piena la mia vita.

mercoledì 7 dicembre 2011

essere un libro

stavolta l'est mi è entrato nel cuore, e ho pensato "ma quando hai troppe case, non sarà che non ne hai neppure una?" che certi abbracci sono così intensi che non puoi scioglierti e che quando ti sciogli a fatica, brandelli di epidermide sono ormai fusi.
e adesso sono qui e cerco di programmare l'indefinito, disegnare confini al fumo e dare forma ai pensieri.
e non fa freddo e non sembra dicembre e ho un peso sul cuore che non sembra vita. e sto cercando di inventarmi una vita che non conosco e sto pensando a un sud che mi affascina, e cerco di immaginare progetti che abbiano senso per me, e non ci riesco. che ho sogni troppo grandi perchè entrino in una vita sola, e mi sconforto facilmente.
che a volte mi sento abbastanza speciale da farcela e altre no.
che vorrei fosse più semplice. che vorrei che mia madre fosse più arrabbiata che triste per sentirmi il diritto di vivere. che mi sembra che 5 anni di analisi siano una sciocchezza, che non mi abbiano insegnato abbastanza e pensare che finisca mi atterrisce. che preferisco mettere la testa tra i libri per far riposare i pensieri e allontanare le paure che almeno lì lo so come funziona. è il mio personale rosario di atti conosciuti, il mio mantra, l'ancora nella tempesta: prendo un libro, una matita ben temperata e mi concentro sulle regine gote. e tutt'a un tratto il mondo è sparito: traslochi, viaggi, regali di natale, appuntamenti, amici, relazioni complicate, cose da fare..tutto si dissolve e io trovo pace. e vorrei fosse sempre così..semplicemente..
a volte vorrei solo questo..che la mia vita fosse un libro e io un carattere ordinato nella giusta font. nulla di più..

venerdì 2 dicembre 2011

frammenti

ho le lacrime agli occhi, ascolto someone like you, leggo post e sento tutto questo dolore, tutte queste vite sospese, tutte queste lotte, questi tentativi di salvarsi, di migliorare, di superare dolori e ostacoli. e mi si riempiono gli occhi di lacrime, lacrime che non fanno male, rendono solo lo schermo un po' meno chiaro e i tasti sembrano tutti uguali.

vorrei solo lasciarmi scivolare, ofelia, in un fiume di ricordi e sogni che sia dolce, e caldo e mi culli.. mi chiedo a che serve lottare contro i miei istinti? perchè dominarsi, darsi regole, a che serve tutta questa fatica? vorrei per una volta sola, lasciarmi scivolare, lasciarmi vivere..
ho solo bisogno di dormire, di assorbire i cambiamenti, di entusiasmarmi senza timori, di lasciarmi trascinare da questa vita.

quante cose mi mancheranno. quante no.
quanto è difficile crescere e capire che quello di cui ho bisogno è diverso da quello che ho cercato, per cui ho combattuto, che pensavo indispensabile.

a roma esiste un posto splendido. il priorato dai cavalieri di malta: la prima volta che mi hanno detto "guarda", ero perplessa.. cosa avrei visto dalla serratura? un giardino? una statua?..io amo i paesaggi aperti, gli spazi infiniti, cosa poteva esserci racchiuso così, stretto e costretto che valesse la pena di gardare? invece spiando dalla serratura del portone, magicamente appare la cupola di san pietro..un gioco di prospettive che lascia senza fiato, alberi scuri e in fondo nello scorcio di cielo san pietro, splendida nel sole romano..quel piccolo scrigno mostra un tesoro magnifico.

si chiudono porte, non posso vedere paesaggi maestosi e ampi per ora, ma, se spio dalla serratura, vedo minareti a perdita d'occhio.. speriamo non sia un fata morgana..