gamibu

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mercoledì 30 maggio 2012

dubbi

rosa dai dubbi. così mi sento. sballottata tra diverse ipotesi di futuro prossimo. non riesco a scegliere. come al solito. e sento un'ansia sottile alle bocca dello stomaco.

sono stufa e stanca e noiosa e ripetitiva. ma non capisco perchè questa scelta sia così difficile, non riesco a coglierne le implicazioni. e così analizzo, viviseziono. e forse è qui l'errore. forse dovrei farmi travolgere dalla corrente di emozioni dentro di me..ma sono così contradditorie, così rumorose che mi disorientano.

forse dovrei fare la conta come da bambina.
forse dovrei tirare una moneta, affidare al destino in cui non credo - affidare al caso- la mia scelta.
forse dovrei spogliarla di ogni valore di ogni dietrologia di ogni complessità. trovarmi davanti al booking online e semplicemente digitare la prima data che mi viene in mente senza alcuna riflessione.

se fossi capace ci proverei.

se fossi capace di sciogliere questa scelta da tutto quello che emotivamente, psicologicamente, funzionalmente si porta dietro, sarebbe indubbiamente più facile. ma anche la vita lo sarebbe se fosse possibile. sarebbe solo uan sequenza di semplici atti affastellati uno dopo l'altro, sciolti senza nessuna interdipendenza. sarebbe un ulysses di joyce insensato, un romanzo picaresco.

ma sono solo parole, vaneggiamenti causati come al solito da paura e indecisione.
solo parole al vento, e che il evnto le porti via allora. lasciandomi sola davanti a un booking online con le mie domande e le mie emozioni

lunedì 28 maggio 2012

di quando

di quando non riesco a scegliere e sebbene sappia che non scegliere è una scelta, lascio correre perchè le paure sembrano invincibili e io non sono san giorgio.

di quando faccio scorrere il tempo e basta, non che speri in una risoluzione spontanea, ma il tempo che scorre mi da sicurezza.

di quando il cuore è diviso tra diversi desideri inconciliabili e allora lascio stare tutto, metto davanti un opinabile dovere per sedare le ansie.

di quando il sole si nasconde e io resto al buio.

di quando amo e amare non è abbastanza. che quando ero ragazzina trovavo odiosa quella frase che girava sui diari e diceva più o meno "se il tuo ragazzo ti ama e tu vuoi morire allora lui vorrà morire con te". non tanto per l'assurdità della frase stessa, ma perchè pensavo sempre che se un ragazzo mi avesse amato allora che cavolo di problemi avrei potuto mai più avere?

la frase era idiota e drammatica, ma coglieva bene il punto nodale che allora mi sfuggiva. l'amore non è tutto. è molto, è tantissimo, ma non è tutto. non ci si può semplicemente annullare in un'altra persona. prima e comunque in qualche modo vengo io, i miei sogni e i miei desideri. e questo mi riporta al discorso del cuore diviso.

di quando vorrei davvero potermi solo annullare in lui e di quando so che non devo.

di quando la paura di annullarmi in lui, mi trattiene dal sentirmi libera di amarlo con l'assurda certezza che amarlo è l'unica cosa che conta.

di quando i principi sovrastano tutto il resto e di quando, tra le sue braccia, dimentico ogni principio.

di quando la smetterò con ste menate, salirò su un aereo e ricomincerò a vivere, invece di pianificare, soppesare e giustificare la mia vita.

giovedì 24 maggio 2012

polvere e scelte

che c'è il sole, il sole (!), che oggi arriva il mio amore, che ho la scrivania piena di libri aperti e i capelli più corti, molto più corti (!)

che vorrei tutto, e se vado avanti così mi troverò con polvere tra le dita e null'altro. che ascolto un sacco di musica, ma tantissima, tipo che mi muovo immersa in una colonna sonora. che ieri sera ho ascoltato mia sorella parlare e parlare e parlare e in definitiva non me ne fregava nulla, e allora magari sono cattiva ma è andata così. che se avessi la bacchetta magica non saprei cosa farmene, o forse si, ma tanto non ce l'ho.

che internet finalmente funziona (!) ma che non sempre è un bene. che mi mancano le mie amiche migranti. che tra poco migro io e allora saremo nella stessa situazione solo un po' più vicine/lontane. che mia madre non mi da tregua, che io non mi do tregua. che corro come una matta per finire tutto senza sapere che farò dopo e a volte mi guardo da fuori e sono buffa, un po' imbranata e poco comprensibile. che a volte cammino per strada e assorbo tutto e mi sento il centro del mondo. e a volte neppure la periferia.

che a volte mi chiedo con tutta la stupidità, la cattiveria, l'insensatezza della razza umana, ma come abbiamo fatto a proliferare per milioni di anni?
di solito, quando me lo chiedo, sto guidando nell'ora di punta.

che a volte è difficile, difficilissimo dire addio. che a volte sembra impossibile. e allora parlo d'altro, mi distraggo finchè non rimane solo un momento e tutto quello che volevo dire si riduce a un soffio, un'ultima parola e null'altro.

che io faccio così, rimando e rimando e rimando. decisioni, scelte, parole, addii. finchè non è troppo tardi e allora devo decidere subito, in frettissima, e non c'è più tempo e allora sembra che io scelga la prima cosa che capita.
in realtà dentro me un lavorio sommesso e a volte rumorossimo è continuato per mesi per arrivare a quella scelta. ma non posso dirmelo, non ho il coraggio di prendermi la responsabilità delle scelte uno step alla volta. ho bisogno di credere che mi sono buttata, così, sulla prima opzione ragionevole. il senso di vertigine e il vuoto allo stomaco dovrebbero assicurarmi che se fallirò sarà solo perchè è stata una scelta affrettata. balle.

che vorrei tutto, e se vado avanti così mi troverò con polvere tra le dita e null'altro.

o forse no.

martedì 15 maggio 2012

la fine

apro gli occhi e sento un'angoscia sottile, un peso sul petto che non è solo dato dalle troppe sigarette.. è che i giorni passano e io vedo davanti a me la fine.
oltre un mondo sconosciuto e misterioso, la mancanza di reali progetti, dubbi e perplessità. che ne sarà di me? che strada prenderò? che farò?
dietro sempre meno legami. si sciolgono uno a uno, nodi senza forza, volano via come biancheria stesa male in un giorno di vento. flebili fili che vedo scomparire mi tengono attaccata a questa realtà.. 2 esami e una tesi.. è tutto qui?
si sciolgono i legami e io vado alla deriva, come una barca senza timone, persa nel mare, non c'è costa a cui approdare, non la vedo ancora. navigo cercando di trovare fiducia dentro me, che se tengo in qualche modo la rotta arriverò in porto, o forse, scoprirò un'america.
fa faccio fatica a mantenerni salda.. non so dove sto andando e vedo la riva allontanarsi, venti contrari mi impediscono di tornare e mi sospingono nel mare aperto del dubbio.

la fine è solo  un nuovo inizio, credo. ma mentre ci sono in mezzo, in una fine lunga e trascinata, mi chiedo se sia davvero meglio aver tempo e non sia meglio semplicemente fare le cose, subito, senza ripensamenti e attese. il tempo per i rimpianti ci sarà comunque, come quello per le nostalgie.
ha senso allungare questo momento indefinitivamente?

domenica 13 maggio 2012

rifiuto

ho un peso alla bocca delo stomaco, un macigno. mi muovo cauta, non voglio far rumore. voglio sparire, semplicemente, sparire.
è uno degli stati d'animo di cui mi vergogno maggiormente, è una ferita aperta che non so cicatrizzare, è una piaga che suppura ogni volta che qualcuno mi fa sentire indesiderata.

perchè dopo 5 anni di analisi, ci sono cose che non ho risolto e una è questa. l'ansia da accettazione, il bisogno di sapere che chi ho intorno mi vuole bene, mi accetta, mi desidera.

sono così fragile rispetto a questo bisogno che basta un nonnulla per crollare. in questo caso più che un nonnulla è una nullità. la mia nuova padrona di casa. che mi è ostile. per una serie di ragioni vivo qui e lei non voleva inquilini. perciò mi muovo come se fossi in un mondo di ovatta, cercando di non disturbare, di non farmi notare. ma ovviamente faccio di continuo passi falsi: faccio scattare l'allarme perchè non ho controllato che fosse tolto (mai avuto un allarme, per di più non sonoro), attacco un'orribile parabola che deturpa il retro della casa (che da su una collina disabitata), stacco la luce per attaccare le lampade e non mi accorgo che così facendo stacco il suddetto allarme (mentre lei è in casa e perciò l'allarme è comunque spento). sciocchezze se si avesse a che fare con una persona cordiale, disastri con lei, che manda il suo genero-mio amico a lamentarsi di ogni benchè minimo disturbo arrecatole.

ora, se io avessi equilibrio mi scoccerei, magari risponderei all'amico, direi qualche parolaccia e tutto scivolerebbe via..ma io non ho equilibrio su queste cose. mi sento sporca, sbagliata, cattiva, e soprattutto indesiderata. avrei solo voglia di scappare. non credo che la reazione sia minimamente coerente con quello che è successo ma io mi faccio piccola, piccolissima per scomparire. vado in palla, non so affrontare la signora, spiegarle che un coinquilino attacca le luci (eh già) o la parabola (succede) e se nel contratto non è vietato lei non può lamentarsene.

anzi mi rannicchio e chiedo scusa. scusa di esistere più che di attaccare parabole.
poi mi chiudo in casa, guardo un film (con le cuffie ovviamente) e cerco di non far rumore.
non so affrontare questo senso di non accettazione da sola, non so gestire il sentirmi rifiutata, fosse anche solo da una padrona di casa.

ma è solo una sciocchezza e la mia incapacità di reagire mi spezza la volontà. mi sento uno straccio.
è il rifiuto che mi spezza. sono io.

mercoledì 9 maggio 2012

alice in wonderland

un paio di mattine che mi sveglio con l'impressione di essere in trappola. oppressa non so neppure io da cosa. rallentano i ritmi, dopo più di un mese e io ho la sensazione di andare alla deriva, senza più la facciata di cose da fare, di operatività e efficenza da dimostrare.
rallentano i ritmi e ho di nuovo tempo per me. un tempo che non voglio, perchè porta domande, incertezze, paure.
cerco di darmi piccole priorità, senza mettermi in gioco. perchè mi sento come se riemergessi dal torpore, come se mi svegliassi da un lunghissimo sonno, come se tutt'a un tratto mi ridestassi dall'effetto di una maledizione imperius o da robot mi trasformassero in uomo. un vago ricordo dei giorni passati, un senso di malessere e di stanchezza diffusa, ma senza poter dare contorni definiti a quel che è stato.

tutt'a un tratto ho di nuovo tempo. e non so se lo voglio.
mi sento intorpidita, confusa.. devo andare a ripescare i fili che mi tenevano insieme, ma li ho persi lungo la strada.
non ho l'attenzione concentrata che ci vorrebbe per ritornare a essere me.
non ricordo quali fossero i miei sogni e i miei desideri prima di questo ciclone.
è passato Katrina e io mi sento come new orleans. da ricostruire. sono uno spettacolo desolante..verrebbe voglia di lasciar perdere, ma non si può.
vorrei solo dormire infinitamente e avere un obiettivo chiaro in testa, che quelli che ho cercato di mettere insieme, si sciolgono come neve al sole e scivolano tra le dita.

non è che io stia male, no, ma sono alice in wonderland e non è una bella sensazione. non ho mai odiato tanto un cartone come quello. quindi non è per niente una bella sensazione.

lunedì 7 maggio 2012

di quel che ho fatto

che sono stati 10 giorni da ciclone. che mi hanno pure lasciato senza connessione per una settimana esatta e pensavo di morire. che nel frattempo ho fatto tante di quelle cose che mi sembra sia passato almeno un mese. che se mi guardo indietro l'ultimo mese e mezzo vale 1 anno almeno.
che ieri ho ripreso la mia scatola cinese. quella con le foto, con le lettere, coi diari e le moleskine.
che mi sono persa dentro quella che ero tra lo stupore e la tenerezza e un po' di rabbia.
che tra le foto trovate ce n'era una che mi ha fatto sorridere perchè non la ricordavo: lungomare a settembre. io vestita da signorinetta, davanti a me, braccia sulla ringhiera a racchiudermi senza toccarmi, un ragazzo poco più grande vestito da militare. ecco quella storia non valeva nulla. quella foto è bellissima.

e poi me al liceo, gite e vacanze studio. pearcing e treccine. capelli rossi. salopette e dr.martens.
e nel cassetto ho ritrovato una maglietta con la tag di un amico perso chissà dove e una felpa anni 70 e un paio di jeans larghi. e li ho respirati. e non ce l'ho fatta a darli ai poveri. sono qui nel mio armadio. pure se non li metterò mai più. sono qui. perchè quella ero io. e sorrido mentre lo scrivo.

che ho capito che mi manca solo di chiudere con la psico e poi non ho più scuse per restare.
che non so cosa fare con la tesi. ma oggi non mi va di pensarci.
che sono senza tv fino a sabato e allora leggo un sacco. e non è poi così male. ma la tv un po' mi manca. meno di internet però.

che non posso mica condensare 10 giorni- che valgono un mese- in un post.
che è venuto il mio amore ed è ripartito.
che mi sento parecchio in credito ma mi sa che è un problema mio..
che anche sola non sto male. che oggi in banca ho visto un uomo davvero carinissimo, e mi ricordava qualcuno e poi ho capito. mi ricordava il mio amore.

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