weekend sui libri, sola a casa. io, il gatto, la bottiglia di evian, youtube in sottofondo.
mancano solo 3 giorni. lunedì l'esame. temo di non passarlo. ma tutt'a un tratto mi rendo conto che in realtà conta fino a un certo punto. cioè, lo voglio passare, ci tengo. credo che ne potrò ricavare qualcosa di buono e temo di non farcela.
ma l'altra sera prima di addormentarmi ho detto al mio amore "questo è l'esame più importante di tutta la mia vita".. e poi sono scoppiata a ridere.. perché non è vero.
tutti gli esami sono importanti e la vita è piena di esami. ne ho fatti parecchi, altri ne farò. alcuni più tranquilla altri più in ansia. alcuni pensando mi avrebbero cambiato la vita, altri perchè dovevo. ma sicuramente questo non è il più importante. non è la porta per realizzare un sogno, è solo il modo per trovare un lavoro accettabile, iniziare un'avventura nuova, che però non credo proprio sarà la mia avventura.
è tanto che non immagino più una vita regolare, con un lavoro stabile. so che la mia vita non sarà così per un pezzo. e ho imparato a farci i conti, con sogni che non vanno oltre qualche mese, al massimo un paio d'anni. perciò è ridicolo, in una vita così incerta e instabile come la mia, pensare che qualcosa sia per sempre.
più cresco e meno certezze ho. il cambiamento è una certezza. e col tempo ho imparato a fare i conti con me stessa e ho capito che in fondo mi piace. mi piace non sapere dove sarò fra un anno. mi piace pensare che le radici siano elastiche invece che statiche e immobilizzanti. mi piace sapere che ovunque io sia, una connessione a internet, il mio kindle e i contatti dei miei amici sono tutto quello che mi serve per sentirmi a casa. però ho l'anima di una che si ferma, che costruisce. perciò continuo a costruire, sapendo che devo essere flessibile e che tutto quello che creo deve poter stare in un container. invece che formica devo essere chiocciola, per potermi portare dietro ovunque vada, la mia casa.
forse è per questo che studio tanto. quello che hai dentro, te lo porti sempre dietro. forse era il mio destino, visto che non so costruire nulla con le mani. forse devo osare, buttarmi dal burrone, per scoprire se volo. forse devo iniziare a costruire con la testa. o forse col cuore.
intanto torno ai miei libri, ai miei non-progetti, all'ora e qui. poi, magari, un giorno avrò anche il coraggio di scoprire se so volare.
mancano solo 3 giorni. lunedì l'esame. temo di non passarlo. ma tutt'a un tratto mi rendo conto che in realtà conta fino a un certo punto. cioè, lo voglio passare, ci tengo. credo che ne potrò ricavare qualcosa di buono e temo di non farcela.
ma l'altra sera prima di addormentarmi ho detto al mio amore "questo è l'esame più importante di tutta la mia vita".. e poi sono scoppiata a ridere.. perché non è vero.
tutti gli esami sono importanti e la vita è piena di esami. ne ho fatti parecchi, altri ne farò. alcuni più tranquilla altri più in ansia. alcuni pensando mi avrebbero cambiato la vita, altri perchè dovevo. ma sicuramente questo non è il più importante. non è la porta per realizzare un sogno, è solo il modo per trovare un lavoro accettabile, iniziare un'avventura nuova, che però non credo proprio sarà la mia avventura.
è tanto che non immagino più una vita regolare, con un lavoro stabile. so che la mia vita non sarà così per un pezzo. e ho imparato a farci i conti, con sogni che non vanno oltre qualche mese, al massimo un paio d'anni. perciò è ridicolo, in una vita così incerta e instabile come la mia, pensare che qualcosa sia per sempre.
più cresco e meno certezze ho. il cambiamento è una certezza. e col tempo ho imparato a fare i conti con me stessa e ho capito che in fondo mi piace. mi piace non sapere dove sarò fra un anno. mi piace pensare che le radici siano elastiche invece che statiche e immobilizzanti. mi piace sapere che ovunque io sia, una connessione a internet, il mio kindle e i contatti dei miei amici sono tutto quello che mi serve per sentirmi a casa. però ho l'anima di una che si ferma, che costruisce. perciò continuo a costruire, sapendo che devo essere flessibile e che tutto quello che creo deve poter stare in un container. invece che formica devo essere chiocciola, per potermi portare dietro ovunque vada, la mia casa.
forse è per questo che studio tanto. quello che hai dentro, te lo porti sempre dietro. forse era il mio destino, visto che non so costruire nulla con le mani. forse devo osare, buttarmi dal burrone, per scoprire se volo. forse devo iniziare a costruire con la testa. o forse col cuore.
intanto torno ai miei libri, ai miei non-progetti, all'ora e qui. poi, magari, un giorno avrò anche il coraggio di scoprire se so volare.
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