mi sento sporca come un calzino usato. non so se ne ho motivo, ma l'anima stamattina si aggroviglia come un gomitolo. nodi inestricabili.
è che forse dovrei evitare gli specchi, come se fossi un vampiro. e quindi anche la luce del sole, l'aglio e l'acqua santa. cose che - a parte il sole- in effetti evito.
non lo so qual'è il problema. c'è la tesi. che appare più aggrovigliata del gomitolo di cui sopra. ci sono persone che mi fanno male, volenti o nolenti. sono stufa di fare la positiva, la matura, l'equilibrata.
a volte basta una parola per mandare tutto in pezzi. a volte basta la mia immagine riflessa e la fatica di accettare che sono io quella lì. con quella faccia e quel corpo. sgraziata e rossa in viso per lo sforzo di star dietro all'istruttrice. e guardo la ragazza subito davanti a me. perfetta. mio dio, perfetta. gambe perfette, sedere perfetto, schiena perfetta, braccia perfette. tutto terribilmente perfetto.
non la odio, le voglio bene, siamo amiche. ma è perfetta e questo mi manda fuori di testa.
per questo in palestra cerco sempre di non vedermi allo specchio. odio essere messa così brutalmente davanti ai miei difetti. la luce al neon amplifica e distrugge. non nasconde nulla.
e mentre faccio l'ennesima serie di addominali e cerco di ricordarmi di respirare, non posso fare a meno di pensare a lei. schegge di discorsi, taglienti come lame, mi attraversano la mente. risate che fanno male, parole buttate lì con noncuranza. e dolore. dolore fisico e mentale. voglia di piangere.. si, sono lo stesso brutto anatroccolo che hai conosciuto 25 anni fa. sono la stessa bambina insicura, maschiaccio, e bulletta, perfino, tutto per negare di avere paura, di essere sola e indifesa. sono io. e tu sei quella che ha martoriato il mio amor proprio per 20 anni. ma ora basta. te l'ho detto.
non cercarmi più, non parlarmi più.
ieri sera sotto la doccia, lontana dagli specchi e dai confronti, ho pensato solo "se ti fanno male i miei silenzi, immagina solo quanto potrebbero fartene le mie parole". perchè se aprissi la diga dei ricordi e del dolore, il fiume in piena ti travolgerebbe. ma travolgerebbe anche me. lo so. vomiterei fuori anni di paure, di insicurezze, di incapacità, di dolore. e ne sarei travolta. le forze distruttive vanno domate, quelle costruttive liberate. e non è sempre vero che per costruire bisogna prima distruggere.
le macerie fuori e dentro di me, mi ricordano che a volte fare terra bruciata non significa prepararsi a una nuova semina.
perciò respiro, contengo, argino. mi sfogo qui. mi sfogo di odi e amori incomprensibili. respiro di nuovo e cerco di concentrarmi.
un'altra volta mi hai fatto male. non sarai mai stanca? io lo sono, tanto. tanto da pensare di alzarmi nel mezzo di un esercizio e andare via. di prendermela con la mia amica perfetta. come hai fatto tu.
ma io non sono te. non sfogherò i miei malesseri su chi non ha colpa se non di starmi accanto. non abbandonerò l'esercizio.
arrivo in fondo alla serie. respiro. riparto. non sarò mai perfetta, ma forse un giorno potrò smettere di evitare gli specchi fuori e dentro me. forse un giorno sarò fiera di quello che ci vedo dentro.
è che forse dovrei evitare gli specchi, come se fossi un vampiro. e quindi anche la luce del sole, l'aglio e l'acqua santa. cose che - a parte il sole- in effetti evito.
non lo so qual'è il problema. c'è la tesi. che appare più aggrovigliata del gomitolo di cui sopra. ci sono persone che mi fanno male, volenti o nolenti. sono stufa di fare la positiva, la matura, l'equilibrata.
a volte basta una parola per mandare tutto in pezzi. a volte basta la mia immagine riflessa e la fatica di accettare che sono io quella lì. con quella faccia e quel corpo. sgraziata e rossa in viso per lo sforzo di star dietro all'istruttrice. e guardo la ragazza subito davanti a me. perfetta. mio dio, perfetta. gambe perfette, sedere perfetto, schiena perfetta, braccia perfette. tutto terribilmente perfetto.
non la odio, le voglio bene, siamo amiche. ma è perfetta e questo mi manda fuori di testa.
per questo in palestra cerco sempre di non vedermi allo specchio. odio essere messa così brutalmente davanti ai miei difetti. la luce al neon amplifica e distrugge. non nasconde nulla.
e mentre faccio l'ennesima serie di addominali e cerco di ricordarmi di respirare, non posso fare a meno di pensare a lei. schegge di discorsi, taglienti come lame, mi attraversano la mente. risate che fanno male, parole buttate lì con noncuranza. e dolore. dolore fisico e mentale. voglia di piangere.. si, sono lo stesso brutto anatroccolo che hai conosciuto 25 anni fa. sono la stessa bambina insicura, maschiaccio, e bulletta, perfino, tutto per negare di avere paura, di essere sola e indifesa. sono io. e tu sei quella che ha martoriato il mio amor proprio per 20 anni. ma ora basta. te l'ho detto.
non cercarmi più, non parlarmi più.
ieri sera sotto la doccia, lontana dagli specchi e dai confronti, ho pensato solo "se ti fanno male i miei silenzi, immagina solo quanto potrebbero fartene le mie parole". perchè se aprissi la diga dei ricordi e del dolore, il fiume in piena ti travolgerebbe. ma travolgerebbe anche me. lo so. vomiterei fuori anni di paure, di insicurezze, di incapacità, di dolore. e ne sarei travolta. le forze distruttive vanno domate, quelle costruttive liberate. e non è sempre vero che per costruire bisogna prima distruggere.
le macerie fuori e dentro di me, mi ricordano che a volte fare terra bruciata non significa prepararsi a una nuova semina.
perciò respiro, contengo, argino. mi sfogo qui. mi sfogo di odi e amori incomprensibili. respiro di nuovo e cerco di concentrarmi.
un'altra volta mi hai fatto male. non sarai mai stanca? io lo sono, tanto. tanto da pensare di alzarmi nel mezzo di un esercizio e andare via. di prendermela con la mia amica perfetta. come hai fatto tu.
ma io non sono te. non sfogherò i miei malesseri su chi non ha colpa se non di starmi accanto. non abbandonerò l'esercizio.
arrivo in fondo alla serie. respiro. riparto. non sarò mai perfetta, ma forse un giorno potrò smettere di evitare gli specchi fuori e dentro me. forse un giorno sarò fiera di quello che ci vedo dentro.
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