sono cresciuta in una famiglia iper apprensiva, dove ogni ciottolo era una montagna da scalare, il mondo un nemico, l'ultimo baluardo la famiglia, i problemi sempre condivisi.
non era detto in modo chiaro. era implicito. una madre ansiosa che comunica amore solo con la preoccupazione, un matriarcato pressante, spaventato e ansiogeno. un padre silente quasi sempre distratto.
ok siamo passati in mezzo a qualche burrasca, ma per noi erano tragedie, diaspore, apocalissi..nessuna leggerezza, bandita nei momenti difficili come incapacità di capire la gravità.
era tutto grave, sempre. un po' come nella storia di pierino e il lupo non ho mai imparato a distinguere i veri problemi dalle banalità da prendere con un sorriso.
crescendo l'unica difesa che ho trovato per non farmi trascinare, l'unico modo per urlare il mio dissenso e la mia diversità è stato negare, sminuire, banalizzare ogni paura altrui e mia, ogni preoccupazione. reprimere, nascondere le mie parole d'ordine.
poi un giorno mi trovo davanti ai miei e mi sento dire che non sono empatica. è successo qualche mese fa. la risposta, quella vera, è uscita di getto: non vivere tutto come una tragedia non significa non essere empatica. mi hanno zittita. mi sono lasciata zittire.
fino a oggi quando ho realizzato la verità della mia risposta. a loro può non piacere ma è la verità. la mia verità. e a me importa.
ecco, volevo solo chiarire. con me stessa direi.
non era detto in modo chiaro. era implicito. una madre ansiosa che comunica amore solo con la preoccupazione, un matriarcato pressante, spaventato e ansiogeno. un padre silente quasi sempre distratto.
ok siamo passati in mezzo a qualche burrasca, ma per noi erano tragedie, diaspore, apocalissi..nessuna leggerezza, bandita nei momenti difficili come incapacità di capire la gravità.
era tutto grave, sempre. un po' come nella storia di pierino e il lupo non ho mai imparato a distinguere i veri problemi dalle banalità da prendere con un sorriso.
crescendo l'unica difesa che ho trovato per non farmi trascinare, l'unico modo per urlare il mio dissenso e la mia diversità è stato negare, sminuire, banalizzare ogni paura altrui e mia, ogni preoccupazione. reprimere, nascondere le mie parole d'ordine.
poi un giorno mi trovo davanti ai miei e mi sento dire che non sono empatica. è successo qualche mese fa. la risposta, quella vera, è uscita di getto: non vivere tutto come una tragedia non significa non essere empatica. mi hanno zittita. mi sono lasciata zittire.
fino a oggi quando ho realizzato la verità della mia risposta. a loro può non piacere ma è la verità. la mia verità. e a me importa.
ecco, volevo solo chiarire. con me stessa direi.
Ben fatto! Prossimo passo: non lasciarsi zittire??? Puoi farcela :)
RispondiEliminaAnima è cresciuta.
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