la mia indecisione continua, e io chiedo suggerimenti a tutti -mia
madre, le amiche- forse perchè mi manca la psico, che sola sapeva
trovare le vere ragioni delle mie scelte.
eppure la confusione non si dissipa. mi rendo conto che vista da fuori è
una scelta facile, banale e senza grandi conseguenze. è che dentro di
me tutto si complica, assume contorni inaspettati, dietrologie
incomprensibili.
forse la mia amica lontana è quella che hameglio centrato il problema. ha letto dietro i problemi oggettivi e ordinari di incastri, le mie resistenze a cambiare, la mia paura di non essere all'altezza, di deludere qualcuno.
i miei desideri dilaniati: stare con lui, subito, sempre. continuare la mia vita semplice finchè posso, nella mia casa tra le colline, io e il mio gatto, concentrata solo sui miei obiettivi a breve termine.
ho sempre saputo di non essere coraggiosa. spavalda forse, ma non coraggiosa davvero.
ma oggi più di altre volte mi chiedo quanto posso essere egoista prima che mi venga rinfacciato, quanto posso essere rigida e non evolutiva.
e mi risuona in testa l'ultima battuta della psico.." parta" ha detto, lei che non ha mai espresso un'opinione. quanto c'è di ribellione per il suo abbandono nel mio non partire? e quanto della sua spinta nel mio voler partire?
perchè non posso vedere il problema per quello che è, semplice e oggettivo invece di farne tutta questa terribile dietrologia? voglio solo dormire e non decidere nulla. chiudere gli occhi e attendere che un deus ex machina peschi la mia carta. ma quanto mi farebbe arrabbiare se andasse davvero così.
forse questa paralisi è l'estrema forma di rifiuto della fine della terapia.. una dimostrazione a me stessa che sola non ce la posso fare. peccato non ci sia più una psico con cui condividere questa idea.
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