gamibu

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martedì 5 giugno 2012

di pagine, medici e parolacce

che le pagine sono lì, mi guardano e io sono in quella fase in cui so che sarò felice di conoscerle "dopo" ma che ora proprio all'idea di mettermici mi viene lo schifo.
che se non vado dai medici, non è solo per rifiuto di poterne aver bisogno, per ipocondria latente che voglio controllare, ma anche perchè alla fine causano sempre qualche rottura, che nel caso specifico è un limbo prima di iniziare la mia vita.
che mia madre è difficile, troppo difficile a volte, ma che ogni tanto mi sento in grado di alzare le spalle con sufficienza e dirmi "affari suoi". che la vera ipocondriaca è lei e finchè non si affida al suo unico oracolo -wikipedia- siamo tutti moribondi, anche se passo mezz'ora al telefono a spiegarle che no, non è grave, è una sciocchezza, solo una rottura.. ma chi sarò mai io, figlia minore e scapestrata per aver una qualche autorevolezza?

che un giorno, neanche tanto tempo fa in una botta di onestà mio padre mi dice " vi avremmo amate anche se foste state più normali" (nda me e mia sorella) che io sul momento ho risposto  "anche se fossimo state molto più sciroccate". mia madre ha detto subito si. mio padre ha aspettato un attimo e un sospiro prima di annuire.

che più ci penso e più la chiave di questa frase mi sembra sia che mio padre è così egoriferito che sembra sottointendere che siamo "strane" per elemosinare affetto da lui; e che per mia madre sia la devozione oltre ogni limite, che non vuol dire accettazione di noi, ma accettazione della croce che siamo.

che mi scappa una parolaccia se ci penso, perchè io sono quella che sono indipendentemente dall'egocentrismo di mio padre, dall'elemosina di qualsivoglia forma di amore, dalla devozione sacrificale di mia madre e da quello che è, è stata o sarà mia sorella.
però non è una parolaccia arrabbiata..è stupita. stupità dell'immensità di quello che mio padre ha detto e del baratro di incomprensione che si porta dietro e dentro.

però una volta di più, mi stringo nelle spalle, alzo gli occhi al cielo e penso "affari loro". e forse è davvero il massimo che posso sperare dopo quasi 6 anni di terapia..che mi scivoli addosso, che metta abbastanza distanza da capire, davvero, veramente, che è un problema loro. e non mio.

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