prime impressioni di C.:
caldo, caldo soffocante. non si muove una foglia, e comunque le foglie sono ingiallite, rinsecchite, supplicano acqua, invece il sole è impietoso, ma non come in grecia dove brucia sotto un cielo limpidissimo e una brezza dolce. qui il sole è impietoso ma pallido a vedersi, tutto filtrato da una cappa di..smog? polvere? non saprei. è deserto e il deserto è arido, caldo, immobile.
il cielo è di un colore indefinibile, azzurro pallido-bianco sporco-grigio chiarissimo.
intorno invece è tutto color terra, diverse sfumature di color terra: sabbia, ocra, beige, fango secco, polvere. anche il fiume ha una sfumatura color terra e scorre placido, quasi immobile. e le case sono rosso mattone non intonacato, argilla, cemento, un-tempo-bianche.
e poi grigio, ma è l'asfalto soprattutto a essere grigio.
per ora non ho incontrato odori nuovi ma si vive coi condizionatori a manetta -io che li odio- perciò non ho percepito nulla, solo asettico condizionatore. ma i cumuli di spazzatura che fermentano ai lati delle strade non fanno ben sperare.
la casa sa di prodotti per pulire che ignoro, la cleaning lady si affaccenda in cucina mentre scrivo.
il gatto ansima come un cane cercando refrigerio e guardandomi con occhi accusatori del tipo perchè mi hai portato qui.
i rumori sono terribili. non di mattina presto che è una città che si sveglia tardi ma poi non dorme. la sera sono terribili. traffico costante, clacson, urla e risate dalla strada. io che vivevo sui miei colli silenziosi sono assordata da una cacofonia di suoni.
per fortuna tutti biascicano un po' d'inglese, perchè la lingua locale è così difficile che faccio fatica a capire le parole inglesi pronunciate con il loro forte accento.
guardo i cumuli di scatoloni del trasloco e cerco la forza per iniziare, almeno iniziare, ma sono annientata. dal caldo. dal senso di alienazione. da questo mondo sconosciuto.
il mio amore dice di prendermi il mio tempo e forse oggi lo farò. familiarizzerò con le dimensioni della casa, e come il mio gatto camminerò rasente i muri per capire dove sono le stanze e gli interruttori e dove sta lo zucchero che non riesco a trovare e allora bevo caffè col miele che non mi piace per nulla, ma più del caffè amaro.
è difficile anche solo orientarsi ma lo so.. it takes time. e il tempo, per ora, è l'unica cosa che ho in abbondanza.
caldo, caldo soffocante. non si muove una foglia, e comunque le foglie sono ingiallite, rinsecchite, supplicano acqua, invece il sole è impietoso, ma non come in grecia dove brucia sotto un cielo limpidissimo e una brezza dolce. qui il sole è impietoso ma pallido a vedersi, tutto filtrato da una cappa di..smog? polvere? non saprei. è deserto e il deserto è arido, caldo, immobile.
il cielo è di un colore indefinibile, azzurro pallido-bianco sporco-grigio chiarissimo.
intorno invece è tutto color terra, diverse sfumature di color terra: sabbia, ocra, beige, fango secco, polvere. anche il fiume ha una sfumatura color terra e scorre placido, quasi immobile. e le case sono rosso mattone non intonacato, argilla, cemento, un-tempo-bianche.
e poi grigio, ma è l'asfalto soprattutto a essere grigio.
per ora non ho incontrato odori nuovi ma si vive coi condizionatori a manetta -io che li odio- perciò non ho percepito nulla, solo asettico condizionatore. ma i cumuli di spazzatura che fermentano ai lati delle strade non fanno ben sperare.
la casa sa di prodotti per pulire che ignoro, la cleaning lady si affaccenda in cucina mentre scrivo.
il gatto ansima come un cane cercando refrigerio e guardandomi con occhi accusatori del tipo perchè mi hai portato qui.
i rumori sono terribili. non di mattina presto che è una città che si sveglia tardi ma poi non dorme. la sera sono terribili. traffico costante, clacson, urla e risate dalla strada. io che vivevo sui miei colli silenziosi sono assordata da una cacofonia di suoni.
per fortuna tutti biascicano un po' d'inglese, perchè la lingua locale è così difficile che faccio fatica a capire le parole inglesi pronunciate con il loro forte accento.
guardo i cumuli di scatoloni del trasloco e cerco la forza per iniziare, almeno iniziare, ma sono annientata. dal caldo. dal senso di alienazione. da questo mondo sconosciuto.
il mio amore dice di prendermi il mio tempo e forse oggi lo farò. familiarizzerò con le dimensioni della casa, e come il mio gatto camminerò rasente i muri per capire dove sono le stanze e gli interruttori e dove sta lo zucchero che non riesco a trovare e allora bevo caffè col miele che non mi piace per nulla, ma più del caffè amaro.
è difficile anche solo orientarsi ma lo so.. it takes time. e il tempo, per ora, è l'unica cosa che ho in abbondanza.
piano piano e le case si costruiscono. E poi alcune sono belle di altre, alcune le amiamo più di altre, ma tutte ci fanno sentire in porto. Tempo. E abbracci da quest'anima che ti pensa.
RispondiEliminaanima..
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