gamibu

gamibu

giovedì 16 agosto 2012

blocco dello scrittore

fin da piccola, sognavo di scrivere. da grande volevo fare lo scrittore.. però quando immaginavo il lavoro di scrittore, i miei sogni a occhi aperti erano sempre fantastici: una stanza affacciata su un bellissimo panorama, finestre ampie, un grande tavolo con moltissimi fogli e una tazza da caffè americano, una libreria piena e un sacco di premi incorniciati o ad abbellire le mensole.
io lì in mezzo con la classica aria da persona di successo, posata, felice, modesta ma consapevole. ho sempre immaginato il momento del successo, le premiazioni, i discorsi ad impatto che avrei fatto, i ringraziamenti sentiti e intimi.. insomma è ovvio che vedevo troppi film americani e pensavo che il successo fosse lì, in una risma piena e uno studio moderno.

però avevo sempre anche un po' di timore, della serie, ma a un certo punto avrò il blocco dello scrittore? scacciavo il pensiero molesto con l'immagine vittoriosa che avevo in testa e lo seppellivo in fondo alla mente..

ecco adesso che le ambizioni si sono un po' "ridimensionate" e che sono davanti ad un laptop, invece che a una macchina da scrivere, ora che devo "solo" scrivere una tesi e neppure quella, solo 6 misere pagine di introduzione da mandare al prof..eccomi alle prese col blocco dello scrittore.. insomma ho scritto la prima pagina e mezza..mica di getto, no.. limando e rileggendo, scrivendo ogni frase 5 volte, insoddisfatta dei termini, dei sinonimi e, a dir la verità, anche dei concetti..
il problema è che..ho finito!

voglio dire, per me l'introduzione è fatta..ho detto tutto quello che avevo da dire..
ok, posso allungare un po' reitarando i concetti, magari aumentando il corpo e i margini..ma mi sentirei una ladra. cioè, se non ho altro da dire, allora sto zitta..

e così mi torna in mente quel sogno di bambina, quelle risme altissime, piene di parole..parole fantastiche, concetti innovativi, sentimenti elegiaci ma non scontati.. e un po' mi fa tenerezza e un po' mi fa ridere.. l'illusione che solo perchè qualcosa immaginavo che mi sarebbe piaciuta, allora sarebbe stata anche facile..

ecco io non ci credo a chi dice di non aver lavorato un giorno in vita sua perchè quello che faceva gli piaceva. insomma non metto in dubbio che gli piacesse o venisse bene, è sull'idea che venisse naturale che ho da ridire.. anche l'attore o il cantante passa attraverso la frustrazione, la fatica, l'impegno, il fallimento prima di andare agli oscar o ai grammy e sollevare la statuetta della vittoria.

e gli scrittori non nascono "imparati" o almeno il risultato finale -il libro- non è lì sulla scrivania bello pronto e impacchettato a aspettarli nello studio di cui sopra, illuminato dalla luce mattutina come un regalo sotto l'albero.

e così, invece di aumentare la mia scarsa pagina e mezza con grandi concetti di valore innegabile, scrivo sul blog, dove non devo rileggere e limare nulla, tranne gli errori ortografici.. e mentre combatto con un'afasia mentale mi chiedo se il problema sia che non mi interessa abbastanza l'argomento della tesi o se in realtà l'unica cosa facile da scrivere sia il blog, non filtrato, senza pressioni di aspettative..solo pensieri.. e non uno stream of consciousness alla joyce, che ci scommetto che era filtrato eccome, e faticosissimo, ma proprio solo puri pensieri che fluiscono..

ora comunque torno alla mia premessa striminzita e stitica e cerco di spremermi per bene, che non posso avere attacchi di "blocco dello scrittore" prima ancora di iniziare a scrivere davvero..

2 commenti: