gamibu

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sabato 11 agosto 2012

caldo e casa e tesi

apro gli occhi e fa caldo, molto caldo. così caldo che sono completamente sudata e faccio fatica a restare a letto tanto le lenzuola sono appiccicose e bollenti e arrotolate.
mi alzo e cerco refrigerio ma qui anche i pavimenti di mattonelle sono caldi. non c'è niente da fare, bisogna accendere un condizionatore e fare una doccia e sperare che sotto il getto di aria fredda la temperatura corporea scenda, almeno un po'.

e poi mi fumo una sigaretta e come in un'epifania realizzo che vivo qui. ora io vivo qui. e il suono di questa frase è incompleto e astratto e no, in realtà non lo realizzo. sembra una frase in lingua straniera di cui capisci le parole singolarmente ma ti sfugge il senso.

vivo qui. non è una vacanza, un periodo. è casa mia. casa? un'altra?

e i libri della tesi sul tavolo, la bibliografia lunghissima che significa che dovrei leggerli tutti, prima di iniziare a scrivere. e non mi va. ma è più di un semplice non mi va. è repulsione e angoscia e paura. e vorrei sapere cosa c'è dietro, perchè non può essere solo questo, no. non solo non-voglia. ma non c'è più la psico a cui chiedere. non posso più confrontarmi.

e non mi servono generiche parole di conforto o comprensione, mi serve una ragione profonda così che io possa aggiustarmi, capire, tenere insieme. ma non so come fare o con chi parlare. allora mi tengo dentro questo mondo, questo nodo di paura e disagio, lo tengo dentro e vado a farmi una doccia, accendo il condizionatore e vado avanti.

il nodo si scioglierà, a un certo punto e quella frase acquisterà un senso, immagino.

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