gamibu

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venerdì 3 giugno 2011

quello che..

quello che ho, quello che ho combattuto per avere, quello che vorrei e che voglio..
a volte basta, a volte no, a volte ottengo quello che voglio dopo mesi di faticosi silenzi per far capire quello che le parole non hanno saputo spiegare e quando ottengo lo stesso silenzio, mi stizzisco.
come hai potuto dimenticarmi (anche se era quello che ti chiedevo)?
come puoi ignorarmi (anche se io ho ignorato te)?
ah, quando il narcisimo scava fossati nei miei desideri e l'onnipotenza fa a cazzotti coi limiti, allora mi chiedo: avrei fatto meglio a non volere?
ma lo volevo, sul serio, quel silenzio tra noi che finalmente alla fine chiude quello che non mi serviva più..eppure il fatto che tu l'abbia accettato mi lascia così..sabbia tra le mani e tra i denti, scottature da primo sole sulla pelle, quando tira e brucia e non c'è nulla che può lenire il fastidio.
ecco tu sei fastidio per me: il tuo esserci-non esserci.
mi illudevo di essere più matura. mi illudevo, appunto.
e poi pensieri di viaggi -miei, altrui- e di nuove discussioni.
il fil rouge è sempre quello. fatico ad accettare che possano vivere senza me. ma non pesa più come un tempo, ora non sento più di sbiadire..sento solo l'irritazione solare sulla pelle, una cicatrice nell'anima.
quando smetterò di cercare disperatamente di colmare i vuoti del passato, allora accetterò che loro accettino la mia distanza con leggerezza.

2 commenti:

  1. Di fare i conti col passato si smette solo quando smettiamo anche di voler contare.
    Che le vite scorrano senza di noi è grande verità, dolorosa, pungente. Eppure io non riesco a non pensare, con un sorriso, a quanto porto a casa da ogni viaggio (vero o metaforico) nel quale mi imbarco,sola. Si parte sempre soli.

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  2. e in realtà è un bene, per non avere zavorre eppure talvolta il ricordo di quei pesi si fa dolce soprattutto quando siamo riusciti a tagliare i legacci che impedivano il nostro volo

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