di tutto quello che scrivo, di quelle parole che compongono il lungo rosario della memoria e delle emozioni, alcune sono così attuali da far piovere lacrime, altre mi fanno sorridere nel ricordo di dolori e dubbi ormai superati.
di tutto quello che scrivo imparo scrivendo il valore terapeutico, il mio personale manuale di costruzioni.
in tutto quello che scrivo non trovo neppure una risposta ma mille domande, alcune a cui non ha più senso cercare una risposta, altre che neppure erano altro se non abbozzi e oggi sono pressanti, lucide e definitive.
vorrei fare ordine in me, ripulendo casa, vorrei avere stracci e sapone per lavare l'anima, scrostare i ricordi dolorosi, sciogliere i dubbi irrisolvibili, spazzare via le ansie e lasciare tutto pulito e limpido profumato di limone.
ma non conosco prodotti per ripulirmi l'anima, vorrei esistesse una confessione che possa assolvermi dai miei peccati, ma non c'è possibilità che io mi autoassolva e non 'è dio a cui possa delegare questo potere.
la cattiveria è un concetto astratto e religioso oppure una realtà? come raccogliere i cocci della bambina che sono stata e spiegarle qual'è il vero senso di questa parola senza perdermi nelle sue sfaccettature? come discriminare capricci, sano egoismo e cattiveria? ma in una mondo totalmente relativo non troverò giustificazioni a ogni possibile forma di cattiveria? come si può dire a un bambino che è cattivo se nelle sue azioni manca il discernimento e la malizia?
e un adulto? quali sono le cattiverie reali e quali il retaggio di un codice morale non scritto e mai consapevolmente accettato che divide buoni e cattivi? ma poi cos'è la cattiveria in fondo?
sono io cattiva? e lo sono consapevolmente? oppure i sensi di colpa per ciò che non so spiegarmi e vorrei non fosse accaduto sono ricordi di inferni danteschi raccontanti per sopire ribellioni e vivacità ritenute eccessive da chi non sapeva più commuoversi alla vita?
se le risposte fossero dentro di me, linde come i pavimenti dopo le pulizie, avrebbero più valore delle domande?
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