gamibu

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martedì 20 marzo 2012

fare la conta

quando ero bambina e non sapevo scegliere, che scegliere per me è problema antico, incapacità di prendere decisioni, paralizzata dalla paura di sbagliare, di perdere qualcosa, di imboccare la strada sbagliata, facevo la conta.
di solito finiva che prendevo, con un po' di senso di colpa, quello che non era uscito. era irresistibile per me, andare contro una banale regola autoimposta. usciva il gelato? e io prendevo pane e nutella. usciva la maglietta rossa? e io mettevo quella bianca.
niente, impossibile uscirne, era più forte di me. mi sembrava di aver finalmente capito cosa volevo, solo quando avrei dovuto perderlo. mi faceva tenerezza quella cosa "perdente", abbandonata. mentre non degnavo più di uno sguardo il vincitore. ormai aveva vinto, non gli bastava?
ora mi vien da pensare che non fosse comprensione di quello che davvero volevo, ma terrore di perdere qualcosa. sempre così per me.

adesso sono troppo grande per fare la conta, anche se i sogni mi riportano indietro. devo scegliere il prof della tesi. oggi riceve uno dei più papabili, anzi tra poche ore. e io ho fatto i compitini a casa. e sarei pronta. ma mi sale l'angoscia. e se mi dice no? e se invece mi dice si? e se poi trovo qualcosa che mi piace di più? e se mi sta super antipatico? e se la sua materia è bella solo sui libri?
mi sento in trappola. mi conosco abbastanza per sapere che se ci vado non trono indietro. e mi dico che forse devo pensarci ancora. che forse devo darmi tempo. non so perchè ma immagino che la psico direbbe così.
che faccio? non credo che la conta funzioni ancora. però magari ci provo lo stesso.. il potere di alcune magie infantili, resta uguale anche dopo. o no?

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