valigie fatte-disfatte-rifatte.casa sottosopra, gatto che vaga perplesso tra bucati da stirare, da stendere, da lavare. niente asciugato in tempo per finire nella nuova valigia, pochi amici incontrati tra un biglietto, un appuntamento e una coda in autostrada. altri li ritroverò alla fine dell'estate, altri tra un anno e non sono quelli conosciuti in vacanza.
mi piace partire quando tutti sono ancora qui e tornare con la città vuota, appena prima di rimanere sola, salutare tutti e sapere che la città sarà mia per almeno una settimana. solo mia e di qualche impavdo turista giapponese a cui non hanno spiegato che agosto non è il momento migliore per visitarla.
mi piaceva ancora di più quando i negozi chiudevano sul serio, non sapevi dove trovare da mangiare, pochi locali aperti, quasi nessuno in giro fino a sera tarda.
ritorno e poi riparto e alla fine di questa estate odore di libri e quaderni nuovi e vestitini per la scuola e astucci e cartelle, e un kilt rosso e verde e le calze che pungono e le college e che fastidio rimettere le scarpe.
e alla fine di questa estate che non ho più 7 anni e l'estate non è il concentrato di vita e noia e gioia e tristezza che era allora.
e alla fine dell'estate saluto chi parte davvero, veramente. e sento già nostalgia per loro e sento già malinconia e sento già i piedi che vogliono muoversi e sento già prudere le mani per la voglia di fare, fare, fare. per la voglia di prendere anch'io un aereo -diverso. altra destinazione- e partire e andare di corsa a ri-prendermi la vita e a vivere vivere vivere.
è più facile per chi parte, diceva un'amica quando partivo io. non le avevo creduto. sciocca.
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