10 giorni, 4 città, climi diversi, lingue diverse, persone diverse, un milione di emozioni.
sono rientrata stanotte molto tardi o forse molto presto, dipende dai punti di vista. il gatto ha miagolato un lungo benvenuti. ho gli occhi pieni di posti che chiamo, ho chiamato casa. ho gli occhi pieni di amici che parlano lingue differenti, di abbracci a temperature e intensità variabili.
ho stretto mani, toccato braccia, accarezzato teste, baciato guance, salutato con gli occhi umidi e con un enorme sorriso quella che è un'enorme famiglia dispersa. ho passato giorni a prendermela con il poco tempo che avevo, avrei voluto fare di più, ascoltare di più, parlare di più, abbracciare più forte per comunicare tutto l'amore che scivola in rivoli come oceano raccolto tra le mani.
ho incasinato lingue, sbagliato parole e accenti ma sono stata capita perchè chi ascoltava voleva capire. ho chiesto di ripetere le stesse poche parole finchè non sono state chiare e i desideri esauditi.
mischio tutto nella memoria: un macrobiotico con anima, un giro in centro con la lunga, un pranzo di famiglia dove per la gioia ci dimentichiamo di mangiare, una pizza con gli amici, una pasta improvvisata dai vicini, un aperitivo in piedi, una colazione come ai vecchi tempi, chili di pasta che non bastano mai.
chissà perchè l'essenza della socialità umana resta sempre il cibo.. l'evoluzione, la modernità, il consumismo non hanno potuto cancellare il senso profondo del nutrire, del condividere.
lo vedo nelle 30 paia di occhi che ti sorrido sopra un piatto di "paste". occhi bambini che nel cibo vedono affetto negato e poi reso. lo vedo nel gesto di mia madre di dare a noi figlie sempre una fetta di carne più grande. e lo vedo anche nel gesto di un amico che offre il suo dolce perchè è troppo buono per non assaggiarlo.
in ogni paese, in ogni cultura abbiamo bisogno di condivere quel poco o tanto che abbiamo per non essere soli, per essere qualcosa, per avere un senso.
ecco, 10 giorni pieni di senso. pieni di vita. pieni.
ora ho bisogno di calmare il cuore e ricomporre il puzzle che ho dentro.
sono rientrata stanotte molto tardi o forse molto presto, dipende dai punti di vista. il gatto ha miagolato un lungo benvenuti. ho gli occhi pieni di posti che chiamo, ho chiamato casa. ho gli occhi pieni di amici che parlano lingue differenti, di abbracci a temperature e intensità variabili.
ho stretto mani, toccato braccia, accarezzato teste, baciato guance, salutato con gli occhi umidi e con un enorme sorriso quella che è un'enorme famiglia dispersa. ho passato giorni a prendermela con il poco tempo che avevo, avrei voluto fare di più, ascoltare di più, parlare di più, abbracciare più forte per comunicare tutto l'amore che scivola in rivoli come oceano raccolto tra le mani.
ho incasinato lingue, sbagliato parole e accenti ma sono stata capita perchè chi ascoltava voleva capire. ho chiesto di ripetere le stesse poche parole finchè non sono state chiare e i desideri esauditi.
mischio tutto nella memoria: un macrobiotico con anima, un giro in centro con la lunga, un pranzo di famiglia dove per la gioia ci dimentichiamo di mangiare, una pizza con gli amici, una pasta improvvisata dai vicini, un aperitivo in piedi, una colazione come ai vecchi tempi, chili di pasta che non bastano mai.
chissà perchè l'essenza della socialità umana resta sempre il cibo.. l'evoluzione, la modernità, il consumismo non hanno potuto cancellare il senso profondo del nutrire, del condividere.
lo vedo nelle 30 paia di occhi che ti sorrido sopra un piatto di "paste". occhi bambini che nel cibo vedono affetto negato e poi reso. lo vedo nel gesto di mia madre di dare a noi figlie sempre una fetta di carne più grande. e lo vedo anche nel gesto di un amico che offre il suo dolce perchè è troppo buono per non assaggiarlo.
in ogni paese, in ogni cultura abbiamo bisogno di condivere quel poco o tanto che abbiamo per non essere soli, per essere qualcosa, per avere un senso.
ecco, 10 giorni pieni di senso. pieni di vita. pieni.
ora ho bisogno di calmare il cuore e ricomporre il puzzle che ho dentro.