gamibu

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giovedì 12 settembre 2013

non è sempre facile..

mi sono svegliata con un senso di fastidio nello stomaco, i muscoli bruciavano e la testa era pesante.. nessuna malattia, solo la voglia di essere in un'altra pelle. forte, urgente. il bisogno di vivere un'altra vita.
i libri che mi aspettano per provare a passare un esame che -se andasse bene- mi porterebbe a un lavoro che non credo sarà mai il mio.

non so esattamente cosa ho sognato, ma il primo pensiero semilucido è stato "che diavolo ci faccio qui? che diavolo sto facendo?" davvero incanalo tutte le mie energie per vivere una vita che non amo, che non è mia, che non mi assomiglia?

saranno solo i sogni, sarà un segnale. ma non è solo un problema del paese. non è solo che non vorrei vivere qui. vivere qui non mi piace ma è un'ottima scusa per non farmi domande. sono io che non vado. nel vero senso delle parole.. non vado da nessuna parte. sono 3 anni che non lavoro, 2 me li sono regalati per seguire un sogno. il sogno è finito. e ora cerco con tutte le mie forze di abilitarmi per fare qualcosa che non voglio. ma che diavolo è successo? come sono finita qui? in questa assurda e paradossale situazione? dove sono le vite parallele che avrei voluto, come faccio a raggiungerle e viverle?

eppure, eppure prima di addormentarmi mi era tornata in mente una delle tante casualità della vita, una sciocchezza successa a fine liceo che però risalendo il filo dei ricordi si è dimostrata quel famoso bivio che mi ha portato fino qui. e ho sentito... beh, ho sentito che dovevo essere grata per aver fatto quello che ho fatto in quel caso, se no, srotolando la mia vita non mi sarei trovata ieri sera nel letto con la persona che ho accanto. e proprio poco prima di addormentarmi l'ultimo pensiero semilucido è stato "non cambierei una virgola, non toglierei un grammo di sofferenza e dolore e indecisione, non correggerei un errore, perché è tutto questo cumulo di sofferenze e dolori e indecisioni e errori che mi ha portato qui, ora." e sono stata grata alle casualità della vita.

e poi come in una perversa legge del contrappasso ho sognato qualcosa che mi ha fatto svegliare sperando di non essere qui, ora, con questa vita dietro e davanti. lui non c'entra nulla. lui lo vorrei comunque. in tutte le mie vite parallele. lo so. dovessi vivere mille vite, sempre lui cercherei. sempre lui troverei. ma il resto, il resto. a volte non sembra mio. a volte non sembro io. a volte semplicemente non mi riconosco nello specchio.

è che non è sempre facile accettare la responsabilità delle proprie scelte. a volte vorrei fosse stato diverso. vorrei che non fosse l'amore per lui l'unico punto fermo della mia vita. poi respiro profondamente, bevo un caffè, fumo una sigaretta e mi rimetto davanti allo specchio. sono io l'unica responsabile della mia vita. degli errori e delle scelte che si sono rivelate buone, anche se al momento di scegliere apparavano buone quanto qualsiasi altra. a volte ho seguito il mio istinto, a volte ho provato a seguire la logica. in media ho fatto quello che mi diceva lo stomaco, e alla fine è andata bene.
solo non è sempre facile accettare che se sono qui, ora è perché l'ho scelto io. non è sempre facile, ma ho bisogno di essere onesta, almeno con me stessa. questa sono io, che assomigli o meno all'idea che avevo di me. questa sono io.

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