gamibu

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domenica 29 settembre 2013

qualcosa è cambiato

non so bene cosa. ma giovedì, tutt'a un tratto, nel momento in cui attendevo la crisi più acuta, l'ansia- quella vera, quella che paralizza- si è dissolta. ha fatto puff - come le streghette dei cartoni quando scompaiono- e non c'è stata più.

ora c'è una discreta preoccupazione per l'esame. la volontà di passarlo, il timore di non essere abbastanza pronta. ma l'ansia paralizzante è sparita. niente tachicardia, niente mal di stomaco.
solo io, i libri, la volontà di recuperare una settimana spesa male.

saranno state le parole di confronto con chi amo. sarà stato scoprire che rischiavo di non farlo per nulla l'esame per problemi burocratici, ma qualcosa è cambiato dentro di me.

ho sventato di nuovo un attacco di panico? ho tenuto il controllo? ho gestito le mie fragilità? non so se prendermene il merito. temo che gioirne sia attribuirmi una capacità e un potere che non ho. eppure non posso credere che sia stata solo fortuna.
entrambe allora: fortuna e volontà.
ma non è sempre così nella vita? un mix di casualità e impegno?

intanto, qualcosa è cambiato.
e io respiro di nuovo.

martedì 24 settembre 2013

diga

mi sento come una diga piena di crepe. mi sento come un pupazzo a molla rotto.
sento che sto crollando.
cerco di tenermi insieme ma stavolta non so se ci riuscirò.
se cerco il motivo di tutto questo, non lo trovo.
sbatto contro le pareti del mio cervello, come una falena attirata dalla luce.
ritroverò la calma, lo so.
solo che ora l'ho persa e non so dove cercarla.
la solitudine che ho sempre amato, mi terrorizza.
fare i conti con me stessa, mi appare un'impresa titanica.
sto bene solo quando non penso.
quando sono in mezzo alla gente.
quando dimentico.
non è una crisi di panico.
quella la ricordo bene. non c'è compagnia che ti salvi.
però sto male.
sto crollando e non c'è attak che mi tenga insieme.
fare i conti con me stessa. troppo difficile, ora.
 

lunedì 23 settembre 2013

tutto è ciclico


sono giornate difficili. mi sveglio con il maldistomaco e la tachicardia. e non è solo l'esame che si avvicina. è il dopo. è il durante. è la fine delle illusioni. è realizzare tutto a un tratto che ho buttato nel cesso tutti i miei sogni. è sapere, sentire che non sono completamente libera. e allora cerco di scappare dalla mia vita rifugiandomi nei libri, nei serial. questo weekend ho fatto il pieno, fino a sentirmi male. male davvero, per una intossicazione da caffeina. non ero così autodistruttiva da tanto tempo. mi viene da chiedermi se davvero il tempo sia lineare e non ciclico. perché io mi sento rimpiombata in una crisi adolescenziale, mi sento vicina vicina a quel periodo della mia vita costellato dalle crisi di panico.

e mi chiedo se davvero 5 anni di psico siano bastati o se anche la terapia sia ciclica. se se ne esce mai davvero.. ok, è vero, adesso ne parlo e tengo sotto controllo. ma basta? non lo so.

è che sento troppe pressioni, dentro e fuori di me. ancora una volta rimetto in discussione tutte le scelte, tutta la strada, tutto quello che ho. ancora una volta l'unica motivazione per cui tutto sembra avere senso è lui. lui è l'unica cosa che non cambierei. ma cambierei me. cambierei le volte in cui non ho avuto il coraggio e le volte che mi sono omologata a un'immagine di me che non ero io.
dentro di me sono in lotta quella che ero che non si rassegna ad accettare quella che sono, e quella che sono, che non sa bene come liberarsi di quella che ero. poi c'è da qualche parte, tra le pieghe delle scelte ancora da fare, quella che sarò. e vorrei avere la capacità di aiutarla a essere più libera di me oggi.  ma non so come fare.

è che è tutto così assurdamente ciclico. forse non si cresce mai. è solo un continuo ritorno sugli errori già fatti, nel disperato tentativo di farne di nuovi.

non è facile. questi giorni non sono facili.


 

giovedì 12 settembre 2013

non è sempre facile..

mi sono svegliata con un senso di fastidio nello stomaco, i muscoli bruciavano e la testa era pesante.. nessuna malattia, solo la voglia di essere in un'altra pelle. forte, urgente. il bisogno di vivere un'altra vita.
i libri che mi aspettano per provare a passare un esame che -se andasse bene- mi porterebbe a un lavoro che non credo sarà mai il mio.

non so esattamente cosa ho sognato, ma il primo pensiero semilucido è stato "che diavolo ci faccio qui? che diavolo sto facendo?" davvero incanalo tutte le mie energie per vivere una vita che non amo, che non è mia, che non mi assomiglia?

saranno solo i sogni, sarà un segnale. ma non è solo un problema del paese. non è solo che non vorrei vivere qui. vivere qui non mi piace ma è un'ottima scusa per non farmi domande. sono io che non vado. nel vero senso delle parole.. non vado da nessuna parte. sono 3 anni che non lavoro, 2 me li sono regalati per seguire un sogno. il sogno è finito. e ora cerco con tutte le mie forze di abilitarmi per fare qualcosa che non voglio. ma che diavolo è successo? come sono finita qui? in questa assurda e paradossale situazione? dove sono le vite parallele che avrei voluto, come faccio a raggiungerle e viverle?

eppure, eppure prima di addormentarmi mi era tornata in mente una delle tante casualità della vita, una sciocchezza successa a fine liceo che però risalendo il filo dei ricordi si è dimostrata quel famoso bivio che mi ha portato fino qui. e ho sentito... beh, ho sentito che dovevo essere grata per aver fatto quello che ho fatto in quel caso, se no, srotolando la mia vita non mi sarei trovata ieri sera nel letto con la persona che ho accanto. e proprio poco prima di addormentarmi l'ultimo pensiero semilucido è stato "non cambierei una virgola, non toglierei un grammo di sofferenza e dolore e indecisione, non correggerei un errore, perché è tutto questo cumulo di sofferenze e dolori e indecisioni e errori che mi ha portato qui, ora." e sono stata grata alle casualità della vita.

e poi come in una perversa legge del contrappasso ho sognato qualcosa che mi ha fatto svegliare sperando di non essere qui, ora, con questa vita dietro e davanti. lui non c'entra nulla. lui lo vorrei comunque. in tutte le mie vite parallele. lo so. dovessi vivere mille vite, sempre lui cercherei. sempre lui troverei. ma il resto, il resto. a volte non sembra mio. a volte non sembro io. a volte semplicemente non mi riconosco nello specchio.

è che non è sempre facile accettare la responsabilità delle proprie scelte. a volte vorrei fosse stato diverso. vorrei che non fosse l'amore per lui l'unico punto fermo della mia vita. poi respiro profondamente, bevo un caffè, fumo una sigaretta e mi rimetto davanti allo specchio. sono io l'unica responsabile della mia vita. degli errori e delle scelte che si sono rivelate buone, anche se al momento di scegliere apparavano buone quanto qualsiasi altra. a volte ho seguito il mio istinto, a volte ho provato a seguire la logica. in media ho fatto quello che mi diceva lo stomaco, e alla fine è andata bene.
solo non è sempre facile accettare che se sono qui, ora è perché l'ho scelto io. non è sempre facile, ma ho bisogno di essere onesta, almeno con me stessa. questa sono io, che assomigli o meno all'idea che avevo di me. questa sono io.

domenica 8 settembre 2013

sesto senso

sono una persona concreta e razionale. mai creduto a nulla che non possa vedere e toccare, sono un santommaso. però credo al sesto senso. insomma lo immagino come una capacità del cervello di cogliere aspetti che scivolano ai margini delle catene logico-razionali, di immagazzinarli e farli emergere come risposta nei momenti in cui qualcosa non torna, come senso di malessere di fronte a cose cha appaiono assolutamente normali ma non "finiscono".

lunga premessa per dire che il mio "sesto senso" è all'erta. sento che qualcosa non va in una certa relazione di amicizia. in apparenza tutto normale, ma manca un calore, un trasporto, una volontà di condivisione che prima percepivo e ora è svanita. e allora sono in guardia in ogni interazione, attenta nel sondare, senza scoprirmi troppo. però ho perso spontaneità e questo mi fa male. e sono prevenuta, cerco segni, sfumature che confermino questa ipotesi. eppure non so se questa è la causa o la conseguenza. intendo: nasce da lei o da me? proietto su di lei quello che sento io, oppure è proprio lei ad avere questo atteggiamento?

prima delle vacanze non era così. eravamo sincere eppure è proprio prima delle vacanze che qualcosa si è incrinato. io ero sotto pressione e avevo la sensazione che lei cercasse di dominare le mie scelte. un paio di volte abbiamo discusso. oddio, in realtà io ho sbottato, ribellandomi a qualcosa che forse, riguardando indietro oggi, non esisteva.
ma oggi, la situazione è diversa. è come se lei avesse mollato il colpo. forse vivevamo troppo in simbiosi e lei ne è stanca, o forse ha capito che mi sentivo manipolata, o forse sono tutte paranoie mie.

non lo so, ma vorrei ristrutturare questo rapporto su basi più sane. cioè, in realtà come va ora è perfetto, il problema è che io "sento" che la base è insana, è un misunderstanding. vorrei aver voglia di parlarle, chiarire e sentirmi serena. d'altronde come sempre temo il confronto e temo che il divario si ampli e approfondisca. per quel che so di lei, è una che ama poco le chiacchiere e preferisce tenersi tutto dentro, condivide poco. e immagino da oggi ancora meno.
ora, forse un mio sforzo potrebbe rigettare il ponte. oppure distruggerlo definitivamente.

per ora sto qui col sesto senso all'erta, chiedendomi se ho percepito qualcosa di reale o semplicemente la mia sindrome dell'abbandono costruisce scenari immaginari e illude il "sesto senso".. perché credendoci poco, credo poco a quello che mi dice, razionalizzo, analizzo, scandaglio e poi resto qui, con frammenti cangianti in mano a cui non so dare forma e che non possono darmi risposte.

resto qui, ma il malessere c'è. e non so se aspettare e vedere sia una buona idea.