gamibu

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domenica 13 novembre 2011

oppression

sveglia con un senso di oppressione. fuori il sole brilla e sembra pure possa scaldare. voglia di vedere un amico per un caffè, ma non posso, ci sono scadenze che aspettano che io mi metta al tavolo. e allora una volta di più il senso del dovere vince. niente uscita, niente domenica di sole nè caffè. io, il gatto e i libri passiamo insieme la domenica.
mi stupisco di come mi opprimano scadenze alla fine così insignificanti quando avrei ben altro di cui preoccuparmi e lo vedo sulle facce stupite, preoccupate dei miei..ma è una colpa non preoccuparsi per cosa sarà di me dopodomani concentrandomi su problemi futili e scadenze immediate?
che ci posso fare se sposando un inguaribile ottimista mi sono lasciata contaminare dalla sua idea che alla fine bisogna prendere il buono delle situazioni e credere che un problema è sempre risolvibile, che il mutamento sia positivo e che alla fin fine l'ennesimo trasloco che rischiamo possa essere l'inizio di una magnifica nuova avventura anche se lontana da casa?

che poi sono stati giorni pesanti, da una parte nuvole all'orizzonte -anche se la svolta italiana a me da fiducia nel domani, che posso farci?- e dall'altra nuvole dentro me.. di nuovo a combattere con fantasmi e ansie e rigidità che pensavo aver risolto, riponendole ben in fondo all'armadio, nascoste dietro scheletri meno difficili da gestire.
e di nuovo persa nel tentativo di accettarmi di non odiarmi di rassegnarmi al fatto che sono cervello ma non solo, che ho un corpo che è mio -basta pensare a lui come un'entità diversa da me, anche se non lo sento mio-
sangue, ossa, muscoli, cellule e organi posso anche accettarli.. è l'insieme che non mi rappresenta.. sono un trasgender di me stessa.. non mi sento uomo, questo no. mi sento una donna completamente diversa e quando mi incanto a guardare donne che io definisco belle, è perchè riconosco in loro il mio corpo perso in qualche meandro, mentre quello che ho dev'essere di qualcun'altro che chissà con che fatica lo cerca per il mondo.
fantasticherie autolesioniste e negazioniste che non mi aiutano a trovare un equilibrio. eppure, eppure, nonostante gli sforzi, continuo a rifuggire gli specchi. come se la mia anima non potesse riconoscersi.
eppure rifiutare il corpo è rifiutare me. e rifiutandomi, come posso avere anche un briciolo di equilibrio?
esiste un modo per vedermi per quella che sono e basta?
vorrei che la mia testa smettesse di distorcere la mia immagine come nella camera degli specchi al lunapark.
esiste un modo per essere serenamente piena di difetti e per questo bella? se leggessi queste righe scritte da un'altra mi farebbero tenerezza e cercherei di consolarla, con razionalità e amore, insegnandole a accettarsi.. e sarei sincera dicendole che è bella dei e con i suoi difetti..
ma con me non può funzionare.. perchè non posso che distruggere la mia autostima a ogni passo? dove nasce l'incastaro? dove il senso di estraneità?  e dove è la via d'uscita?

2 commenti:

  1. Quando ho smesso di vedere il mio corpo come altro da me è stata una conquista. Non so perchè ci sono riuscita,come l'ho fatto, che sia successo.non lo so. Posso dirti che quando ho toccato il fondo poi ho cercato di farmi forza e risalire
    Da allora siamo amici, il mio corpo ed io, non alleati, ma amici. Coabitiamo nella mia vita così deludente, faticosa, frustrante... sforzandoci di trarne qualcosa di buono.

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  2. anima mia...sei bellissima e se solo ti vedessi come ti vedo io..

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