gamibu

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sabato 17 settembre 2011

riflessiva e leggera

sole fuori dalla finestra, gatto acciambellato sul divano, tazza di caffè e una sigaretta. un libro che mi aspetta, un marito che rientrerà tra poco. uno splendido pomeriggio -ieri- diviso tra due amiche speciali, due persone che mi basta vederle e già sorrido. e allora faccio scorta di sguardi e parole e momenti e chiacchiere e progetti insieme per riscaldare questo lungo lungo anno che le porta a vivere lontane. e io sento scorrere nelle vene l'adrenalina che leggo loro negli occhi.. e sono contenta per loro e un po' le invidio e un po' no, che ognuna ha la sua strada e mi scopro a sorridere non sapendo per nulla quale sia la mia.
ho voglia di condividere, ho voglia di abbracciare, di bere una birra con qualche amico, di fare shopping e spendere soldi che non ho in cose che non mi servono, ho voglia di concerti già passati, ho voglia di leggerezza, ho voglia di allegria, ho voglia di essere positiva.

kirsebaer mi sgrida dcendo che scrivo solo quando sono triste, come se le nascondessi un substrato ansioso di me. forse un po' è vero, amica mia, ma purtroppo è così che mi hanno cresciuta, con l'aspettativa del peggio, del negativo. e ci vuole molto lavoro per venirne fuori, per imparare a guardare al domani senza ansie di controllo, senso di inferiorità mischiato a delirio di onnipotenza, senza usare quotidianamente schemi rigidi e preoccupazione come scala di misurazione di qualsiasi sentimento.
ci provo, davvero, è faticoso, e quando ho bisogno di riflettere, di sviscerare scrivo.. ma non per questo sono triste, io direi più riflessiva..

però eccomi qui, con un post che sa di cannella, vaniglia, muffin alle mele, prati appena tagliati e città sotto temporali estivi.. basterà quest'allegria?

2 commenti:

  1. anch'io scrivo quasi sempre quando sono triste, mostro molto di più un lato di me che l'altro, forse perché riesco ad essere invasa completamente solo da emozioni negative, mentre la felicità cerco di tenerla a freno con uno scudo di razionalità.
    o forse semplicemente si ha più bisogno di buttare fuori attraverso la scrittura le emozioni negative, quelle belle vorremmo custodirle gelosamente dentro di noi, per sentirci invadere da esse il più possibile, chi lo sa.

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  2. già, credo che convivano entrambe le motivazioni, anche se cerco ogni giorno di più di non bloccare la felicità con la razionalità, ma non è facile..e poi le emozioni negative trovano parole molto più facilmente, forse hanno solo bisogno di rendersi concrete per essere più gestibili!

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