gamibu

gamibu

domenica 13 maggio 2012

rifiuto

ho un peso alla bocca delo stomaco, un macigno. mi muovo cauta, non voglio far rumore. voglio sparire, semplicemente, sparire.
è uno degli stati d'animo di cui mi vergogno maggiormente, è una ferita aperta che non so cicatrizzare, è una piaga che suppura ogni volta che qualcuno mi fa sentire indesiderata.

perchè dopo 5 anni di analisi, ci sono cose che non ho risolto e una è questa. l'ansia da accettazione, il bisogno di sapere che chi ho intorno mi vuole bene, mi accetta, mi desidera.

sono così fragile rispetto a questo bisogno che basta un nonnulla per crollare. in questo caso più che un nonnulla è una nullità. la mia nuova padrona di casa. che mi è ostile. per una serie di ragioni vivo qui e lei non voleva inquilini. perciò mi muovo come se fossi in un mondo di ovatta, cercando di non disturbare, di non farmi notare. ma ovviamente faccio di continuo passi falsi: faccio scattare l'allarme perchè non ho controllato che fosse tolto (mai avuto un allarme, per di più non sonoro), attacco un'orribile parabola che deturpa il retro della casa (che da su una collina disabitata), stacco la luce per attaccare le lampade e non mi accorgo che così facendo stacco il suddetto allarme (mentre lei è in casa e perciò l'allarme è comunque spento). sciocchezze se si avesse a che fare con una persona cordiale, disastri con lei, che manda il suo genero-mio amico a lamentarsi di ogni benchè minimo disturbo arrecatole.

ora, se io avessi equilibrio mi scoccerei, magari risponderei all'amico, direi qualche parolaccia e tutto scivolerebbe via..ma io non ho equilibrio su queste cose. mi sento sporca, sbagliata, cattiva, e soprattutto indesiderata. avrei solo voglia di scappare. non credo che la reazione sia minimamente coerente con quello che è successo ma io mi faccio piccola, piccolissima per scomparire. vado in palla, non so affrontare la signora, spiegarle che un coinquilino attacca le luci (eh già) o la parabola (succede) e se nel contratto non è vietato lei non può lamentarsene.

anzi mi rannicchio e chiedo scusa. scusa di esistere più che di attaccare parabole.
poi mi chiudo in casa, guardo un film (con le cuffie ovviamente) e cerco di non far rumore.
non so affrontare questo senso di non accettazione da sola, non so gestire il sentirmi rifiutata, fosse anche solo da una padrona di casa.

ma è solo una sciocchezza e la mia incapacità di reagire mi spezza la volontà. mi sento uno straccio.
è il rifiuto che mi spezza. sono io.

1 commento:

  1. ehi piccolina!!! Io provo lo stesso senso di "non essere accettata" ogni volta che metto piede in mensa e non ho nessuno con cui sedermi (cosa che capita 4/5 pranzi sui 7 che ho ogni settimana...)..ma noi siamo meglio di così.
    E vaffanculo alla signora!!!!!!!!

    RispondiElimina