gamibu

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domenica 26 febbraio 2012

perchè è la mancanza la misura dell'amore.

perchè la misura dell'amore è la mancanza.

mancano pochi giorni, in realtà ore, ma non voglio quantificarle. si muove agile per casa, il suo modo di muoversi un po' felino un po' ballerino. lo sento spostare gli oggetti, e posso sentirne lo spessore, lo spazio che occupa. così come riesco a immaginare perfettamente il vuoto, il non-pieno, lo spazio libero che lascerà.
e allora sarà solo rosario di giorni da sgranare, occupazioni grandi e piccole che scivolano via, ipercontrollo, troppa televisione e spuntini disordinati, troppo silenzio da riempire con rumore in sottofondo.
è già stato. con lui e non solo.
conosco la dinamica delle storie a distanza. acuiscono e smorzano tutto. lasciano vuoti e pieni difficili da delineare. rendono ogni ritrovarsi un'emozione rossa e ogni nuova partenza in cielo di ghisa.

conosco la dinamica, ma non la conosco davvero, perchè ogni volta cambia, perchè cambiano le condizioni, l'abitudine, il bisogno.

stamattina molto presto mentre finalmente chiudevo un libro iniziato ieri sera sul tardi, l'ho guardato dormire e mi sono avvicinata per annusare il suo odore di sonno, sudore e pace. ecco, è proprio lì che dovrei stare. sempre. così. rannicchiata accanto a lui che dorme, in un posto dove non esistono sovrastrutture e parole, solo il cieco istinto di trovarsi e ritrovarsi ogni volta. 
perchè il senso dell'amore è l'odore, il più primitivo. chiamatela chimica, chiamatelo colpo di fulmine. per me è odore.

mi mancherà ogni istante. ogni istante una parte di me annuserà l'aria cercando l'unico odore che saprei riconoscere sempre e ovunque. l'odore dell'amore.
saranno mesi lunghi prima di raggiungerlo a sud est, saranno mesi di vuoti e pieni i cui contorni non so ancora delineare. saranno mesi di mancanza, perchè è la mancanza la misura dell'amore.

giovedì 23 febbraio 2012

strana sensazione di essere sospesa

sono ritornata da est. sveglie terribilmente presto, notti quasi insonni e ora mi trascino pensieri sfilacciati e occhi socchiusi in giro per casa, cercando di riannodare i fili spezzati della mia vita.
mi ero dimenticata questa sensazione, la sensazione che mi causa partire-anche se per pochi giorni- immergermi totalmente in un'altra realtà, vivere solo un presente distante 24 h/24 e poi essere ricatapultata al mio posto ma senza intermezzi.

è che l'aereo è troppo violento come mezzo per viaggiare, troppo veloce. non lascia tempo per metabolizzare, per costruire ricordi e archiviarli, per riaggiustare il set spazio-temporale e risettarsi su quello appropriato. è tutta una corsa, check in, controllo, gate, bus, aereo, allacciare le cinture, istruzioni in caso di emergenza, f&b, ritiro rifiuti, riallacciare cinture, atterraggio, bus, bagaglio e sei già catapultato a casa.
mentre la testa chissà dove l'avrò persa. forse tra le nuvole, a 10.000 metri d'altezza, o forse l'ho dimenticata là, tra gli strascichi di un sogno e un caffè cattivo ma forte.

e ogni volta che torno -vado?- mi sento così.. un po' di tempo per riprendere il filo, ricordarmi quali erano le priorità -perchè di sicuro ne avevo prima di partire, sono quasi sicura di aver lasciato in giro una to do, solo non riesco a trovarla..- ricominciare la solita vita.

strana sensazione di stare ancora sospesa, di non aver fretta perchè non posso andare da nessuna parte visto che ci va già l'aereo.
strana sensazione, non brutta però, solo irreale.. devo svegliarmi da questo stato, magari un caffè -stavolta buono- aiuterà..

lunedì 13 febbraio 2012

succede

succede che le associazioni di idee mi portino molto lontano da dove sono partita. succede che tutto a un tratto mi sento dire cose che mai avrei pensato di.
succede di scoprire che ho bisogno di idealizzare chi amo, di metterla su un piedistallo, di cedere il passo ai suoi progetti rispetto ai miei, perchè mi appaiono più concreti, più sensati, più adulti, più definiti. succede però che poi io mi senta in credito per averlo fatto e che questo sia un problema squisitamente mio.

succede a volte di sentirmi così: a una svolta, epifania e velo di maya. e sono lì. sto sbirciando grazie alla guida che mi sono scelta e che ora mi dice di prendere le mie scarpine chicco e andare a esplorare il mondo.

succede. poi però finisce la seduta, esco al sole, vado a mangiarmi un bel trancio di pizza col mio amore -perchè nonostante sia stato il centro della seduta, non ce l'ho con lui ma con me- e io spero solo di non perdermi quella sensazione da ci sono quasi provata oggi.

perchè mi sento come con megavideo mi stoppavano il film a 10 minuti dalla fine.

e comunque grazie alla mia guida per esserci stata, per esserci ora, per avermi detto che ci sarà ma che sarò io a non sentire più bisogno di lei..e che se lo sentirò non sarà una sconfitta..

martedì 7 febbraio 2012

cipolle e filosofia e fatica

ci sono no che escono dal cuore. rigidità che ritornano, loop che non si bloccano.
ci sono volte in cui mi sembra di essere allo stesso punto di anni fa, ma poi mi fermo faccio un bel respiro, entro dalla psico e mi sento dare della "distonica" -che non sembra ma in questo caso si è rivelato essere un commento positivo.

a volte basta un nulla, un sogno, una macchina che non parte e il meccanismo si inceppa.. tutta la fatica che faccio per sentirmi, per capirmi, per accettarmi si infrange in un cortocircuito emotivo che non so interrompere. e allora parlo come un fiume in piena, mi innervosisco, fumo troppe sigarette, bevo troppi caffè e parlo ancora e ancora.

io lo so cosa c'è dietro, ma è come una cipolla. se tolgo il primo strato ce ne sarà un altro e un altro e un altro. e non so se ho la forza e la capacità, e la resistenza e neppure- forse- la volontà di arrivare in fondo. che a me la filosofia mi ha sempre fatto schifo, a me piace la storia. e qui mi si chiede -anzi io mi chiedo- filosofia, e non sono mai stata brava.

il primo strato è la necessità di essere confermata.
il secondo strato è l'esternalizzazione delle scelte.
il terzo è fare lo struzzo.
il quarto è pensare di volere solo quello che mi sono già preclusa.
il quinto la paura.

più avanti non so andare. anzi vorrei dire, non sono ancora stata capace di andare.
ma ci andrò.
per non trasformare una scelta di avventura in esilio.
un sogno in capriccio.
un'opportunità in destino da cui non si può sfuggire.

per non permettermi di dimenticare.