e insomma divento zia.
e sono felice. e scavo dentro di me cercando una punta di invida o frustrazione.
e se scavo bene bene la trovo, ovvio: il primo nipote, il piu' amato, sempre.
ma per il resto scavo scavo e non trovo altro.
e mi chiedo se sono onesta con me o scavo nei posti sbagliati per dimostrarmi che non sono invidiosa.
e poi mi chiedo se e' come quando da piccola le cedevo la bambola piu' bella, tipo un risarcimento, perche' mi sento sempre in difetto nei suoi confronti.
e poi mi chiedo se queste paranoie, questi pensieri contorti sono solo l'ennesimo tributo alla mentalita' perversa che imperversa nella mia famiglia.
non potrei essere solo felice? eppure, prima ancora che mia madre osasse ammetterlo, l'ho sentita nella voce di mia sorella, quell'incertezza di chi comunica una notizia e teme che possa ferire, possa grattare croste non ancora rimarginate. e mi chiedo, allora: dovrebbe esserci questa crosta? perche' io non la vedo, non la sento.
c'e' ed e' nascosta cosi' bene che non la trovo o semplicemente non c'e'?
e dovrebbe esserci? cioe' sono strana, non empatica, fredda, come credono loro o sono sana?
dovrei essere triste e frustrata? perche' sinceramente non lo sono.
e allora forse hanno ragione loro: io un figlio non lo voglio. o non lo voglio abbastanza o nel modo giusto, come mi accusano loro.
non so piu' dov'e' il vero e il falso.
a me sembra di star bene, di essere serena, di accettare quello che viene o non viene.
pero' loro riescono sempre a farmi sentire, non so', sbagliata. cose se non mi credessero davvero, come se fosse inconcepibile la mia serenita'. devono sempre mettere il tarlo, farmi dubitare di me, farmi sentire come una che mente a se stessa prima che agli altri.
e allora io mi trovo piena di domande sempre piu' involute. e mi chiedo se sto cercando di capirmi o solo mi sto immaginando piu' complicata di quello che sono.
perche', accidenti, qualche volta una mela e' solo una mela. e se anche scavando io trovo solo la mela, forse allora sono solo felice e basta.
pero' appena sotto la superficie c'e' una ferita,e chissa' se le farebbe felici saperlo, perche' la crosta non e' quella che si aspettano, non e' se sono felice o no per questo bambino, ma se saro' mai accettata nonostante sia serena e non involuta come loro. la ferita c'e', ma l'hanno appena riaperta per l'ennesima volta loro.
e sono felice. e scavo dentro di me cercando una punta di invida o frustrazione.
e se scavo bene bene la trovo, ovvio: il primo nipote, il piu' amato, sempre.
ma per il resto scavo scavo e non trovo altro.
e mi chiedo se sono onesta con me o scavo nei posti sbagliati per dimostrarmi che non sono invidiosa.
e poi mi chiedo se e' come quando da piccola le cedevo la bambola piu' bella, tipo un risarcimento, perche' mi sento sempre in difetto nei suoi confronti.
e poi mi chiedo se queste paranoie, questi pensieri contorti sono solo l'ennesimo tributo alla mentalita' perversa che imperversa nella mia famiglia.
non potrei essere solo felice? eppure, prima ancora che mia madre osasse ammetterlo, l'ho sentita nella voce di mia sorella, quell'incertezza di chi comunica una notizia e teme che possa ferire, possa grattare croste non ancora rimarginate. e mi chiedo, allora: dovrebbe esserci questa crosta? perche' io non la vedo, non la sento.
c'e' ed e' nascosta cosi' bene che non la trovo o semplicemente non c'e'?
e dovrebbe esserci? cioe' sono strana, non empatica, fredda, come credono loro o sono sana?
dovrei essere triste e frustrata? perche' sinceramente non lo sono.
e allora forse hanno ragione loro: io un figlio non lo voglio. o non lo voglio abbastanza o nel modo giusto, come mi accusano loro.
non so piu' dov'e' il vero e il falso.
a me sembra di star bene, di essere serena, di accettare quello che viene o non viene.
pero' loro riescono sempre a farmi sentire, non so', sbagliata. cose se non mi credessero davvero, come se fosse inconcepibile la mia serenita'. devono sempre mettere il tarlo, farmi dubitare di me, farmi sentire come una che mente a se stessa prima che agli altri.
e allora io mi trovo piena di domande sempre piu' involute. e mi chiedo se sto cercando di capirmi o solo mi sto immaginando piu' complicata di quello che sono.
perche', accidenti, qualche volta una mela e' solo una mela. e se anche scavando io trovo solo la mela, forse allora sono solo felice e basta.
pero' appena sotto la superficie c'e' una ferita,e chissa' se le farebbe felici saperlo, perche' la crosta non e' quella che si aspettano, non e' se sono felice o no per questo bambino, ma se saro' mai accettata nonostante sia serena e non involuta come loro. la ferita c'e', ma l'hanno appena riaperta per l'ennesima volta loro.
è una sensazione che non fa stare bene, ma che è legittima.
RispondiEliminal'invidia.
alle volte pare strano provarla per la gente che devi amare più di tutto il resto e di tutti gli altri...
ma è legittimo provare puro amore, ed è cosa buona e giusta, è cosa che ci rende, non perfetti, non giusti, banalmente umani...