ci sono parole incastrate nella mia gola. poesie e racconti e favole. storie, milioni di storie. me le racconto la notte, per accompagnarmi nei sogni. le ripeto al ritmo dei miei passi che picchiano l'asfalto quando corro, le sento nel vento caldo di questo quasi deserto e nelle canzoni che ascolto incessantemente.
ci sono parole che non possono uscire. forse non voglio, forse non ci riesco.
sento che le cose più importanti mi scivolano tra le dita, secondi che svaniscono alle mie spalle, mentre vado al lavoro, mangio, chiacchiero.
il futuro mi appare una distesa sconosciuta, solitaria, agghiacciante sotto il riverbero di un sole spietato.
il presente evapora come condensa su un bicchiere.
il passato? il passato è andato, finito, disperso. che importanza può avere, adesso, quello che credevo, quello che volevo, le persone che ho amato.
non vivo male. solo a tratti un senso di urgenza. il bisogno di lasciar uscire quelle parole, di dire qualcosa che resti, di sigillare il momento perché non svanisca, perso nei granelli della clessidra impietosa che è la vita.
eppure le parole sono incastrate in gola. così forte che mi fa male. deglutisco e la sento arida, come questa estate implacabile. ma non c'è acqua che possa lenire questa sensazione. le parole non scivolano giù né trovano una strada per uscire.
per ingannare il tempo che non ho, leggo parole altrui, confondendo così le mie storie e le loro.
solo, a volte, sento una parola, una sola, che bussa nel mio cervello. finirà. finirà. finirà.
sta già finendo, vorrei urlare. invece lo sussurro.
sta già finendo.
ed è strano sapere che poi starò male e non permettermi di stare male oggi.
finirà. lo so. ma per ora è. e allora cerco di frenare il tempo, come una macchina lanciata all'impazzata verso un burrone.
so che non lo frenerò, ma forse, mi dico, se faccio finta di nulla, il tempo non si accorgerà di me, mi scivolerà accanto lasciandomi congelata in questo istante, in bilico.
so che non lo farà.
tengo le parole incastrate in gola. lascio che una lacrima, una sola, scivoli sulla guancia.
è la prima di molte sorelle che la raggiungeranno. dopo. quando sarà finito.
tra poco.
e intanto resto qui, senza parole.
ci sono parole che non possono uscire. forse non voglio, forse non ci riesco.
sento che le cose più importanti mi scivolano tra le dita, secondi che svaniscono alle mie spalle, mentre vado al lavoro, mangio, chiacchiero.
il futuro mi appare una distesa sconosciuta, solitaria, agghiacciante sotto il riverbero di un sole spietato.
il presente evapora come condensa su un bicchiere.
il passato? il passato è andato, finito, disperso. che importanza può avere, adesso, quello che credevo, quello che volevo, le persone che ho amato.
non vivo male. solo a tratti un senso di urgenza. il bisogno di lasciar uscire quelle parole, di dire qualcosa che resti, di sigillare il momento perché non svanisca, perso nei granelli della clessidra impietosa che è la vita.
eppure le parole sono incastrate in gola. così forte che mi fa male. deglutisco e la sento arida, come questa estate implacabile. ma non c'è acqua che possa lenire questa sensazione. le parole non scivolano giù né trovano una strada per uscire.
per ingannare il tempo che non ho, leggo parole altrui, confondendo così le mie storie e le loro.
solo, a volte, sento una parola, una sola, che bussa nel mio cervello. finirà. finirà. finirà.
sta già finendo, vorrei urlare. invece lo sussurro.
sta già finendo.
ed è strano sapere che poi starò male e non permettermi di stare male oggi.
finirà. lo so. ma per ora è. e allora cerco di frenare il tempo, come una macchina lanciata all'impazzata verso un burrone.
so che non lo frenerò, ma forse, mi dico, se faccio finta di nulla, il tempo non si accorgerà di me, mi scivolerà accanto lasciandomi congelata in questo istante, in bilico.
so che non lo farà.
tengo le parole incastrate in gola. lascio che una lacrima, una sola, scivoli sulla guancia.
è la prima di molte sorelle che la raggiungeranno. dopo. quando sarà finito.
tra poco.
e intanto resto qui, senza parole.
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